Umanizzazione delle cure e fine vita

Di Aldo Bova, chirurgo ortopedico,
Presidente del Forum delle associazioni sociosanitarie

La Medicina è la scienza e l’organizzazione che si occupa di studiare le patologie, di conoscerle e di cercare di prevenirle, di curarle e di effettuarne la riabilitazione. È un servizio civile, è un’arte, è un impegno con cui la comunità dimostra di essere civile. Vediamo come è possibile che essa diventi e sia uno spazio profondamente umano.  

Uno studente chiese alla grande antropologa Margaret Mead (Stati Uniti, 1901-1978) quale fosse il primo segno di civiltà in una Cultura. Lo studente riteneva che Mead indicasse ami, pentole di terracotta o macine di pietra. La risposta fu diversa. La Mead disse che in una Cultura antica e primordiale il primo segno di Civiltà è stato un femore rotto e poi consolidato e guarito. Mead chiarì che, nel mondo primordiale, chi si fratturava una gamba moriva. Una persona con frattura di collo femore aveva bisogno di essere tutelata, doveva essere aiutata per mangiare e bere fino a consolidazione dell’osso. 

Quindi, in termini antropologici, una comunità diviene civile, quando aiuta i bisognevoli, i fragili, quelli che nella società efficientista vengono ritenuti scarti da eliminare o persone da trascurare, perché con loro si perde tempo. Detto questo, fondato su valutazioni antropologiche, un popolo civile si prende cura dei fragili, dei deboli, dei sofferenti, degli ammalati, di chi non è autonomo e da questo atteggiamento scaturiscono programmi sociali, di assistenza, di amore… molto importanti. Una comunità è civile quando assiste i propri fragili. L’assistere i sofferenti e curarli è un’arte. Riporto di seguito una bella valutazione di  Florence Nightingale (Firenze12 maggio 1820 – Londra13 agosto 1910)  detta  “la signora con la lanterna”: “L’assistenza è un’arte; e, se deve essere realizzata come un’arte, richiede una devozione totale e una dura preparazione, come per qualunque opera di pittore o scultore. Con la differenza che non si ha a che fare con una tela o un gelido marmo, ma con il corpo umano, il tempio dello spirito di Dio. È una delle Belle Arti. Anzi, la più bella delle Arti Belle”. 

La Medicina è una realtà sociale, professionale, politico-istituzionale, è un mondo di afflato.

Compito della Medicina: prevenire, curare, riabilitare 

C’è una interpretazione varia della Medicina. Secondo alcuni è:

  • un fatto tecnico scientifico (ci sono di fronte un esperto nella materia ed un cittadino cliente con organi ammalati);
  • un fatto economico per il quale bisogna fare i conti con il bilancio dello Stato, delle regioni, delle aziende sanitarie, delle aziende ospedaliere. Il paziente, in sostanza, è un COSTO.

Invece si può intendere la Medicina come servizio fatto con cervello, con passione, amore, con dedizione, con attenzione giusta e doverosa alla economia, in cui il Medico e gli operatori sanitari vivono il loro servizio come un impegno appassionato, di dedizione.

 Attraverso questa visione ci sono di fronte:

– una Persona che ama la professione e approccia l’interlocutore con competenza, con amicizia, con spirito di servizio, con interesse;

-una Persona ammalata, che soffre, che chiede aiuto, che vuole essere ascoltata e capita, che si vuole AFFIDARE, che vuole essere presa in carico.

La Medicina ha avuto una grande evoluzione:

aziendalizzazione,

burocratizzazione,

informatizzazione, 

telematica, 

metaverso.

Il mondo della medicina sta vivendo situazioni varie:

– finanziamenti sempre minori (meno del 6,1 % del PIL – è pochissimo). La cifra più bassa fra i Paesi del G7, molto al di sotto della media europea dell’11,3%, con il costo della sanità privata pari al 2,3% che è  poco al di sopra della media europea – per recuperare il gap esistente con altre nazioni – note dell’ANAAO – sarebbe necessario un incremento annuo del Fondo sanitario nazionale di 10 miliardi;

– mancano 20000 medici;

– mancano 60.000 infermieri;

– costi sempre maggiori;

– esigenza di prestazioni nuove (che si presentano per la conoscenza di tecniche e di metodiche nuove e per l’aumento del popolo degli anziani con le loro pluripatologie); 

– medicina difensiva (Avvocati disonesti e cause impostate sul nulla. Va segnalato che poche denunzie vanno in porto). 

In questo quadro si ritiene e noi riteniamo che la Medicina migliore sia quella Umana che pone in relazione – non per buonismo ma per un dato obiettivo – perché nella Medicina, nel fare Medicina, nell’approcciare la Persona sofferente, che chiede aiuto, si incontrano due persone, direi due mondi (il medico con la struttura che rappresenta o l’ambiente che rappresenta ed il paziente con la famiglia ed il mondo che rappresenta).

Medico – Paziente – Famiglia. Contesto sociale 

Quali caratteristiche deve avere la Medicina umana?

  • Competenza, conoscenza della materia, conoscenza delle novità che migliorano e facilitano le tecniche per l’approccio e lo studio del paziente e consentono di progettare il percorso terapeutico e riabilitativo. 
  • Amore (per la propria professione, per la propria attività, per il proprio interlocutore che chiede assistenza). 

I momenti del Rapporto Medico Paziente devono essere:

  • Accoglienza 
  • Ascolto, “ASCOLTARE SENZA FRETTA”, Ascolto con attenzione, con empatia, mettendo a disposizione dell’udito testa e cuore. 
  • Guardarsi negli occhi
  • Visita – importanza enorme 
  • Indagini.
  • Formulazione di programma preventivo (per quanto possibile).
  • Formulazione di programma terapeutico. 
  • Accompagnare (Presa in carico).
  • Valutare la psiche e la spiritualità 
  • Coinvolgere assolutamente la famiglia 
  • Tocco – Toccare (importante per visitare e per contatto empatico)
  • Tempi da dedicare. Visite di 15 minuti (inutili e, anzi, fonti di errori – la visita va fatta con tempi giusti).
  • Ambienti idonei, luminosi, accoglienti, sereni.
  • Atteggiamento di disponibilità da avere da parte del professionista.

Molto importante per un medico disponibile ed appassionato  conoscere le evoluzioni e le novità nel campo della possibilità di studio e di terapia delle patologie (novità che possono migliorare le chances della terapia praticata e che possono non essere conosciute e quindi non utilizzate a svantaggio dei pazienti e dei medici stessi). Nella fase di studio fare le cose necessarie ed evitare le cose inutili ed inopportune (per un ginocchio artrosico marcato in persona anziana  va bene una radiografia; non è opportuna una RMN. Le RMN inutili aumentano del 50% interventi chirurgici inutili. Nello stabilire orientamenti terapeutici va presa la decisione in relazione all’età del paziente, alle sue esigenze, alle prospettive esistenziali, alle sue condizioni generali, psichiche, sociali.

Esempi:

– tumore alla prostata ad un’età avanzata: radioterapia ed eventuale attesa.

-Lesione del crociato anteriore anche in un giovane: va valutata l’opportunità o meno della ricostruzione del crociato.  

-Valutazione seria, meditata delle politerapie, che in tanti casi possono essere alleggerite con risparmio di intossicazione per il paziente e risparmio di miliardi per le casse dello Stato.

– Importanza del Bello, dell’ambiente bello in cui essere curati.

– Calore e interessamento dell’ambiente curante.

– Se possibile cercare di tonificare la fede, perché chi ha fede e prega e crede innesca dei meccanismi che generano sostanze autogene che favoriscono la guarigione, almeno nel settore del dolore osteoarticolare. 

– Adoperarsi, affinché gli ambienti di cura siano SENZA DOLORE. 

Per poter realizzare questo modello di Medicina Umana e di Umanizzazione delle Cure non basta l’opera, la formazione e la disponibilità del Medico. È importantissima l’opera della struttura in cui e con cui opera il medico. Le Direzioni sanitarie per favorire l’Umanizzazione delle cure devono:

– stabilire tempi sufficienti per fare visite serene ed oculate ed utili;

– impegno di tempi giusti e sufficienti per le degenze a seconda delle patologie;

– promuovere la serenità del medico che lavora (collaborazione di un infermiere, attrezzature idonee per svolgere il proprio servizio, sicurezza nel lavoro, dove c’è il rischio (penso ai Pronto soccorso)  di essere picchiati;

– saper valutare l’opera offerta dal medico e dello staff sanitario, come dono;

-favorire la creazione di gruppi di operatori coesi e la mentalità di scambi culturali e di valutazioni sulle problematiche dei pazienti, per definire meglio diagnosi e programmi terapeutici;

– evitare di sottoporre il medico ad un sovraccarico di lavoro ed a stress continuo;

– porre il medico nelle condizioni di lavorare soddisfatto, sereno e contento.

Va segnalato che da un sondaggio recentissimo dell’ANAAO fatto fra i medici del SSN  viene fuori che: più della metà dei Medici e dei dirigenti sanitari è insoddisfatta delle condizioni del proprio lavoro; un quarto è  insoddisfatto della qualità della propria vita di relazione e familiare (una parte di questi pensa ADDIRITTURA a cambiare lavoro). 

Alla luce di queste valutazioni si deduce che la ISTITUZIONE fa molto poco per favorire l’Umanizzazione delle cure. Bisogna guardare con obiettività al SSN, fare analisi e prospettare miglioramenti ed adeguamenti all’epoca che viviamo ed alle situazioni che viviamo, affinché funzioni bene e si possa veramente realizzare una UMANIZZAZIONE DELLE CURE. 

L’Art. 32 della Costituzione italiana recita “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

La legge 23 dicembre 1978 – n. 833 – istituisce il Sistema Sanitario Nazionale, di carattere “universalistico”, oggi auspicato dall’OMS per tutti i Paesi al mondo. Il SSN tutela la salute di tutti, le fasce più vulnerabili in particolare.

 Malgrado ciò: le persone più vulnerabili sono a più alto rischio di disuguaglianze; le diseguaglianze nella salute ci sono e persistono nel nostro Paese. 

È necessario: procurare più fondi; riempire i vuoti degli organici (mancano 2000 medici e 60000 infermieri); promuovere equilibrio ed uguaglianze di situazioni fra i vari territori e le varie regioni; fare focus sulle  diseguaglianze nella salute per cercare di ridurle o, meglio, farle scomparire (con le Diseguaglianze coatte non abbiamo umanità nelle cure); bloccare l’AUTONOMIA DIFFERENZIATA; che il SSN cambi  pelle (deve uscire dalle sue mura ed andare sul territorio. Deve andare a cercare gli ammalati, specialmente i fragili, i deboli, i soli); che il SSN non sia ospedalocentrico (bisogna sviluppare il territorio, creare la Medicina di Prossimità, specialmente per gli anziani); che gli anziani vengano trattati e seguiti a casa (in questa modalità gli anziani vivono più di quelli presenti nelle RSA). 

Relativamente al Fine Vita bisogna fare cultura del limite naturale della Vita umana e del fatto che la morte è nella Natura e bisogna conoscerla, considerarla e viverla, quanto più è possibile, nella naturalezza dell’ambiente familiare. Il trattamento dell’ultimo miglio dell’esistenza va effettuato sul territorio, a casa dei pazienti con i supporti sanitari, medici ed infermieristici. Per trattare il Fine Vita sul territorio a casa è bene coinvolgere e porre INSIEME i soggetti utili alla terapia ed al prendersi cura:

  • Famiglia 
  • medico di famiglia 
  • Infermiere 
  • Terapista della riabilitazione 
  • Palliativista 
  • Assistente religioso 
  • Parrocchie 
  • Strutture di volontariato
  • La persona che dica al paziente che non deve essere addolorato per il fastidio ed il peso generato per i parenti. 

Nel caso di esigenza di assistenza più specifica, di impossibilità di assistenza a domicilio, si opta per l’HOSPICE (va segnalato che gli hospice da noi al Sud sono poco presenti). Nell’HOSPICE è necessario fare in modo che ci sia:

  • Vicinanza della famiglia. 
  • Medico palliativista preparato e aperto al colloquio con la famiglia ed alla vicinanza della famiglia (deve saper centellinare i farmaci per consentire il colloquio ed il rapporto con la famiglia. 
  • Psicologo per il paziente e per la famiglia. 
  • Infermieri.
  • Riabilitatori preparati, ove utili.

 Conclusioni 

Alla luce delle cose dette è utile agire affinché: ci si adoperi per creare e favorire l’Umanizzazione delle cure; la filocalia sostituisca la filoautia; si comprenda che solo insieme si risolvono i problemi delle comunità e si realizzano i progetti positivi ed utili delle comunità. Il SSN cambi pelle e vada incontro agli ammalati sul territorio.




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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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