20 Marzo 2023

Roccella vs Annunziata: quando non si può discutere con onestà

Quando si parla di riconoscimento dei figli nati da maternità surrogata, si tralascia un punto molto importante della questione e cioè il sistema della procreazione assistita, in parole povere il mercato legalizzato dei bambini. Perché non si parla anche di questo? Perché non si parla delle forma di mercificazione del corpo delle donne? Perché non si dice che la traduzione più adatta della maternità surrogata è utero in affitto cioè contratto per il 90% con un corrispettivo economico? Perché non si può dire che, anche dove c’è il deliberato consenso della donna che si presta, questa è una forma legalizzata di schiavitù femminile?

Vorrei che quelli che parlano dei poveri bambini ai quali viene negato il diritto di trascrizione in Italia del genitore non biologico, avessero l’onesta intellettuale di ammettere e di informarsi della procedura attraverso cui questi bambini vengono al mondo. Si informino sulle fiere che vengono fatte per la scelta dei gameti, delle caratteristiche dei loro futuri figli e di tutte le postille contrattuali che farebbero rabbrividire anche i più accaniti leader della storia che oggi condanniamo per la loro crudeltà.

Ieri ho visto la celebre trasmissione Mezz’ora con Lucia Annunziata. Ospite: la ministra Eugenia Roccella. Tema: la questione del certificato di filiazione che il Senato ha respinto rispetto alle coppie (omogenitoriali ed eterosessuali) che portano in Italia bambini nati da utero in affitto. Inizialmente ho pensato: ci sarà certamente un confronto interessante ma dopo pochi minuti ecco partire l’attacco della giornalista alla Roccella. Ha un solo obiettivo: farle ammettere che il riferimento alla famiglia formata da una mamma e da un papà è ormai solo un approccio ideologico di questo governo. La Roccella discute, argomenta pacatamente, dati alla mano, sentenze della Cassazione, chiarificazione della procedura dell’utero in affitto. Ma la giornalista non ci sta. Dovrebbe aiutare i suoi telespettatori a comprendere meglio l’argomento, è questo sostanzialmente il ruolo di un giornalista. Invece si arrabbia, diventa volgare, le scappa addirittura una parola scurrile. Si scusa. La ministra sorride e aggiunge: “Vedo che è coinvolta…”.

È l’emblema di ciò che avviene in Italia in questi giorni. Non si può parlare con calma dell’argomento. Non si accettano le soluzioni alternative per questi bambini che già esistono. Non si vuole affrontare il tema dell’utero in affitto. Eppure basta andare su Google, digitare maternità surrogata e in primis escono tutti gli annunci pubblicitari e anche i relativi costi.

Vediamo in dettaglio un modulo contrattuale usato nello Stato della California. Il contratto si apre con i nomi dei committenti e il nome della surrogante. Segue la dichiarazione che la surrogante è pienamente informata e non intende far valere diritti genitoriali. Segue poi l’obbligo per la surrogante di sottoporsi a molti test, screening medici e psicologici. Seguono i desiderata dei committenti. Costoro possono controllare quasi ogni dettaglio della vita privata della surrogante: la dieta, l’esercizio fisico, lo stile di vita, i viaggi, la vita sessuale… Poi c’è di solito una clausola di aborto e/o risoluzione: i compratori si riservano il diritto di far terminare la gravidanza entro 18 settimane. Se poi alla surrogante dovesse capitare una fatalità, i compratori saranno gli unici ad avere voce in capitolo per tenere in vita la donna, eventualmente legata a una macchina salva-vita, qualora la gravidanza fosse nel secondo o terzo trimestre, per tutto il tempo necessario a raggiungere la vitalità del feto, tenendo conto del miglior interesse e del benessere del bambino. Il marito della surrogante, o un suo parente prossimo, avranno voce in capitolo per il distacco dei macchinari o altri interventi sulla paziente, solo dopo la nascita del bambino.

Infine sono ben evidenziate le sanzioni per la surrogante che viola il patto: obbligo di restituzione dei pagamenti ricevuti e rinuncia a quelli da ricevere; responsabilità per i danni derivanti dalla violazione dell’accordo; obbligo di risarcimento – salvo il maggior danno – dei costi della fecondazione artificiale, le commissioni dell’agenzia intermediaria, gli onorari del procuratore, i farmaci, le spese di viaggio; saranno inoltre a suo carico la cura e i costi da sostenere per il bambino nato contro la volontà dei compratori, fino a che non abbia compiuto 18 anni. Anche laddove non si stabilisca un prezzo per la “prestazione” della surrogante, è sempre previsto un “rimborso spese” per i costi che ogni gravidanza porta con sé. Altro che altruismo.

Mi fermerei qui. Chi ha un po’ di coscienza e di ragionevolezza può già trovare tutti i motivi per comprendere che questa è una pratica assurda e meschina che viola non solo la dignità dei bambini ma anche e soprattutto delle donne e degli stessi committenti che pensano di avere un diritto che non esiste in nessuna civiltà.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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