VENERAZIONE DEI SANTI

La salma di Carlo Acutis traumatizza i bambini? Alcune considerazioni

Foto Mauro Berti - Credits Diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino http://www.diocesiassisi.it

Una maestra di religione mostra la foto della salma del Beato Carlo Acutis, la preside è ora indagata. Di fronte a certe immagini – indipendentemente dall’età – ci possono essere sensibilità diverse. Ciò che desta perplessità è che si sia arrivati ad indagare su una preside, su una scuola, come se si fosse commesso un vero e proprio reato.

La scorsa settimana sono rimbalzati nel web numerosi articoli su una vicenda accaduta in una scuola elementare campana, in cui un’insegnante di religione ha mostrato la foto della salma del Beato Carlo Acutis. Le spoglie del giovane milanese sono attualmente esposte in una chiesa in Assisi e l’immagine, soprattutto con la beatificazione del ragazzo avvenuta nel 2020, ha già fatto il giro del mondo (passando anche per i tg nazionali, in fasce orarie non protette…). 

L’episodio avvenuto in questa scuola, tuttavia, ha generato polemiche perché la foto avrebbe traumatizzato i piccoli alunni. Inoltre, a destare sconcerto, sarebbe stata una reliquia del beato.

Di fronte a certe immagini – indipendentemente dall’età –  ci possono essere sensibilità diverse. 

C’è che chi sviene davanti ad una goccia di sangue e ci sono chirurghi capaci di aprire il corpo di una persona per operare con freddezza e lucidità.

Non siamo tutti uguali. E menomale. A questo mondo servono sia la sensibilità (ad esempio se si lavora con bambini, anziani, diversamente abili) sia la freddezza (se si deve fare un trapianto di cuore).

È possibile che qualche bambino abbia avuto reazioni di paura, di sgomento; che qualcuno sia rimasto impressionato (come è probabile che per altri, invece, non ci siano stati particolari problemi).

Ciò che desta perplessità è che si sia arrivati ad indagare su una preside come se si fosse commesso un vero e proprio reato.

È vero, l’insegnamento della religione a scuola non è pensata in Italia come momento in cui praticare il culto (quindi i confini, forse, non sono stati del tutto rispettati), eppure molti hanno definitivo eccessivo il coinvolgimento della giustizia nella vicenda, nonché eccessivo sarebbe stato parlare di “traumi” nei bambini. 

Personalmente, ho ripensato a quando io stessa ho portato sulla tomba di Carlo i miei bambini, che sono anche più piccoli di quelli coinvolti in questa vicenda. 

Per chi non lo sapesse, il giovane, morto di leucemia fulminante nel 2006, è perfettamente intatto e non ha un brutto aspetto: sembra che dorma. 

Leggi anche: Carlo Acutis: l’Apostolo dei Millennials che conquista i cuori (puntofamiglia.net)

Non ci sono segni di violenza (elemento, questo, presente invece in tanti cartoni animanti, video e videogiochi troppo spesso alla portata dei bambini…). Carlo è vestito come un ragazzo normale ed ha il volto sereno. 

Può non piacere che sia stato mostrato in classe (come in tante altre questioni, ci possono essere opinioni contrastanti), ma viene da chiedersi: era necessario denunciare la scuola? 

Questo episodio mi ha riportato alla mente il racconto di un mio amico: la sorella insegna in una scuola materna e le è stato proibito di dire che Gesù era morto. Se lo avesse fatto, avrebbe rischiato di non essere richiamata l’anno dopo.

La morte va cancellata. Se provi a ricordare che esiste, allora vai cancellata pure tu.

Non se ne deve parlare, i bambini non devono neppure sentirla nominare. Eppure, si sa: ciò di cui non si parla diventa un tabù e i tabù generano complessi.

La foto e la reliquia andavano mostrate? Forse si poteva chiedere, prima, il parere alle famiglie. 

Il problema della morte, però, resta.

Quando siamo andati sulla tomba di Carlo, ho cercato di spiegare questo ai miei figli: che il cuore, l’anima di Carlo è con Gesù, adesso, mentre il corpo dorme, in attesa della resurrezione. È Gesù stesso a parlare così delle persone che muoiono. Lo dice della fanciulla, prima di resuscitarla (Mc 5,21-43), lo dice di Lazzaro, prima di chiamarlo fuori dal sepolcro (Gv 11,1-44). 

Ho deciso di non nascondere la morte ai miei bambini, ma di spiegarla come realtà unita alla Resurrezione. 

Davanti a questo episodio avvenuto a scuola c’è chi parla dell’ennesimo attacco ideologico al cristianesimo, chi parla di cambiamenti culturali tali per cui mostrare il corpo o la reliquia di un santo sa di feticismo. Molti non comprendono, insomma, il senso della venerazione dei santi. E questo è senz’altro vero. Ma non sarà anche che alla nostra epoca manca la fede nella Resurrezione e che senza fede nella Resurrezione, si fa di tutto per tenere nascosta la realtà della morte?




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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