31 Marzo 2023

Tu, a chi appartieni?

Qualche giorno fa sono stata invitata ad un pranzo familiare atipico. Erano presenti tutti i cugini di mia madre. I figli di undici fratelli. Alcuni disseminati in altri parti di Italia, molti ultrasessantenni, tutti accumunati da un unico cognome: Desiderio. È stato bello vederli ritrovarsi, raccontare le storie d’amore dei loro genitori, vederli commuoversi per le pagine tristi come uno dei papà partito per la Russia e che non era mai tornato, neanche da morto.

Nei loro racconti era vivo un senso di appartenenza molto forte. Si sentivano frutto di quella storia, inseriti in una rete di relazioni significative. Educati alla fede, a prendersi cura del più debole e del più piccolo, puniti e poi perdonati anche quando commettevano qualche grossa marachella, abituati a dare una mano in casa, nei campi, nel commercio come la cosa più naturale del mondo. Ho visto accendersi una luce nei loro occhi mentre ripensavano alla loro infanzia e alla loro giovinezza.

Ho ripensato nei giorni successivi ai nostri giovani. Cosa racconteranno da grandi? Avranno nel cuore questo grande senso di appartenenza? Sentiranno di essere stati accompagnati, educati a tirare fuori il meglio di sé? Gioiranno per la tribù alla quale sentiranno di appartenere? O sentiranno solo di dover realizzare i desideri di noi adulti che li abbiamo cresciuti come sfere di cristallo e li abbiamo imbottiti di chimere come la realizzazione professionale, il conto in banca e la barca a mare?

Parlo con molti giovani, e resto stupita dalla loro capacità di guardare la realtà. Hanno strumenti conoscitivi e introspettivi della realtà meravigliosi. Le riflessioni che compiono, le domande che si portano dentro, spesso più filosofiche che psicologiche, nascono dalla conoscenza, dall’uso dei social molto più intelligente di noi adulti, dalla scelta ponderata della musica da ascoltare e delle serie tv. Hanno un buon senso critico. Ciò che manca è la capacità di donare la vita. Mi spiego meglio. Solo chi riceve vita può generare vita. Solo chi sente di appartenere a qualcuno ha il coraggio di fare della sua vita un’avventura coraggiosa, fatta di passione e di amore.

Se un figlio cresce in una rete di relazioni significative dove è amato ma nello stesso tempo spinto a darsi in autenticità perché vede il papà fare così, la mamma fare così, i fratelli più grandi fare così, allora comprende che non sono la paura e l’ansia da prestazione a dettare le regole del suo crescere ma unicamente l’amore. E l’amore è anche l’esperienza del limite, del rispetto delle regole, del riferimento ad una scala di valori. Noi adulti abbiamo invece adottato il protocollo: liberi tutti di fare le loro esperienze per crescere purché sappiamo dove sono e se hanno mangiato. Punto. Ma questo non è educarli, non è accompagnarli. Ma non ci rendiamo conto di quanto hanno bisogno di modelli, di riferimenti, di cose che bruciano di autenticità? A noi il compito di fare la nostra parte, a loro di comprendere che ovunque andranno o saranno sono figli di un amore immenso.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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