Wojtyla usciva la sera? Le illazioni di Pietro Orlandi, la risposta di Papa Francesco e di don Patriciello

Foto derivata da: Bundesarchiv, B 145 Bild-F059404-0019 / Schaack, Lothar / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 DE , via Wikimedia Commons

Papa Francesco: “Certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo, rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate”. E don Patriciello scrive una lettera a Pietro Orlandi: “Se sai dove andasse Giovanni Paolo II la sera, dillo. Apertamente. Chiaramente. Coraggiosamente. Se non lo sai, non hai nessun diritto di insinuare dubbi”.

“Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case”. Queste allusioni di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela Orlandi, su san Giovanni Paolo II, hanno generato sconcerto e clamore mediatico, data la visibilità che ha assunto, negli anni, la vicenda della giovane cittadina del Vaticano scomparsa nel 1983.

La tragedia non ha ancora i contorni chiari e definiti, perciò ogni illazione non supportata da fatti e da prove – tanto più se su persone defunte, che non possono ribattere o spiegare – portano con sé di certo molta confusione e delusione. 

E se le accuse sono rivolte ad un colosso della spiritualità e anche dell’umanità come san Giovanni Paolo II, le conseguenze possono essere devastanti anche per la vita di fede di molti. 

La ricerca della verità è un diritto che appartiene a tutti. La domanda che ci poniamo, però, è se con queste illazioni si stia davvero facendo un servizio alla verità. 

Il dolore per la perdita – in questo caso per la scomparsa, che può essere ancor più dolora e lacerante di un lutto per la morte – può generare rabbia, sconforto, sfiducia verso la giustizia. Nessuno sa cosa sta attraversando il cuore di questo nostro fratello, Pietro. Nessuno sa cosa lo ha spinto a usare parole così offensive verso un papa riconosciuto santo dalla Chiesa. A nessuno di noi spetta giudicare né lui, né le sue intenzioni.

Nel rispetto del dolore, però, crediamo sia giusto ricordare che la verità ha mille nemici: bugie, menzogne, calunnie, depistaggi, interessi economici, politici, mediatici, ideologie, odi.

La Chiesa di Cristo non ha al suo interno solo santi, questo è certo: ci sono persone che possono tradire Gesù e il Vangelo fino ad uccidere e a rinnegare il bene per trenta denari (il caso di Giuda è emblematico e ci dice cosa può accadere ancora oggi). Se anche uomini di Chiesa dovessero essere implicati nella scomparsa di Emanuela, è giusto che si facciano avanti, confessino, chiedano perdono. A Dio, a Emanuela, alla sua famiglia, alla Chiesa, all’Italia, all’umanità. E paghino.

Le insinuazioni, però, non aiutano nessuno. 

Leggi anche: “Il coraggio della verità” (puntofamiglia.net)

La scorsa domenica, all’Angelus, papa Francesco ha difeso il papa polacco morto nel 2005 con queste parole: “Certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo, rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate”.

Anche don Maurizio Patriciello, che spesso collabora su Avvenire, ha commentato la vicenda, rivolgendosi direttamente a Pietro Orlando. 

Riprendiamo solo alcuni passaggi della sua lettera. 

Dopo avergli rivolto parole di affetto e di vicinanza, gli spiega perché non condivide la scelta di esternare pubblicamente le sue insinuazioni. 

Il diritto alla verità non dà a nessuno – nemmeno a te – il diritto all’illazione ambigua, soprattutto quando tocchi un gigante dell’umanità, riconosciuto santo dalla Chiesa. La mia sofferenza, Pietro, non è paragonabile alla tua, ma sappi che le tue parole mi hanno fatto tanto male, e non solo a me. Non credo che questa fosse la tua intenzione. Un animo ferito come il tuo è capace di compassione, di pietà, di amore. In un animo lacerato il cinismo non trova casa. Allora? Allora, Pietro, devi andarci piano con le parole senza fondamento. Sono macigni, che una volta lanciati, possono ferire a morte anche gli innocenti. E questo sarebbe un vero fallimento. Un’ulteriore e colossale ingiustizia”. “Emanuela è nostra. San Giovanni Paolo II è nostro. Abbiamo, come te, sete di verità. Perciò, Pietro, se sai dove andasse Giovanni Paolo II la sera, dillo. Apertamente. Chiaramente. Coraggiosamente. Se non lo sai, non hai nessun diritto di insinuare dubbi. Di ferirmi – e di ferirci – inutilmente e scandalosamente il cuore. Dio ti benedica, fratello carissimo”.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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