ABUSI SESSUALI

Stupri tra adolescenti: cosa fare per prevenire?

tristezza

La cronaca ci mostra troppo spesso casi di violenze sessuali tra minorenni. Ai genitori, agli insegnanti, ai catechisti chiediamo: oltre al vostro lavoro, oltre al programma che dovete seguire, oltre alle “comunicazioni di servizio”, quanto tempo passate a dialogare su ciò che i ragazzi hanno nel cuore? Quante energie spendete per educare all’affettività?

Sempre più spesso la cronaca ci mette davanti a fatti gravissimi: capita di leggere di ragazzini ancora minorenni, che, individualmente o in gruppo, stuprano delle loro coetanee.

Dietro a questi avvenimenti, spesso, c’è una mancata educazione nell’ambito dei sentimenti e dell’affettività

Quanto tempo passiamo a parlare con i ragazzi, ad ascoltarli, a riflettere insieme su come si sentono e su come fanno sentire gli altri con le loro parole o i loro gesti? 

Ai genitori, agli insegnanti, ai catechisti chiediamo: oltre al vostro lavoro, oltre al programma che dovete seguire, oltre alle “comunicazioni di servizio” sull’orario della cena o sui compiti, quanto tempo passate a dialogare su ciò che i ragazzi hanno nel cuore? Quante energie spendete per tirar fuori il bello che è in loro e per smussare comportamenti sbagliati?  

Educare ad aver cura dei sentimenti degli altri è un compito che spetta anzitutto alle famiglie. Sono i genitori i primi che, notando atteggiamenti prepotenti o insensibili nei figli, devono mostrare il dolore che procurano: “Se fai così, questa persona ne soffre”. Occorre dirlo, sin dall’infanzia. Se per il bambino, nella fase dell’egocentrismo, tutto è suo ed esiste solo lui con i propri bisogni, piano piano inizierà ad avere uno sguardo empatico, se noi lo abitueremo all’arte di “mettersi nei panni dell’altro”.

I ragazzini devono vedere delegittimati i loro comportamenti sbagliati. Dobbiamo dir loro apertamente: “Quello che stai facendo fa male”.

Così alleneremo la coscienza, alleneremo cioè i ragazzi a interrogarsi sugli effetti che le proprie azioni hanno sugli altri. Se nessuno fa notare esplicitamente ad un bambino, poi ragazzino, cosa succede quando umilia l’altro, il rischio è che cresca pensando di essere autorizzato a dominare su chiunque glielo permetta per fragilità o insicurezza.

Quando questo compito educativo non viene svolto in casa, la scuola, l’oratorio, la parrocchia, il mondo dello sport sono chiamate a supplire. Se vogliamo prevenire atti di violenza e di sopraffazione, gli adulti devono esserci. 

Possiamo chiederci: cosa facciamo nelle nostre parrocchie e nelle nostre scuole per affrontare il delicato e variegato tema dei sentimenti?

In che modo e in che contesti parliamo di affettività, amicizie, relazioni con i nostri ragazzi?

Circa un mese fa sono stata chiamata in una scuola a parlare di tenerezza e violenza, di rispetto del corpo e bullismo. Ho incontrato molte classi e, in alcune, ho notato dei comportamenti che mi hanno fatto riflettere, come madre e come giornalista e scrittrice che, col suo lavoro, si occupa di educare all’affettività.

Leggi anche: “Il sesso può essere dono di Dio o schiavitù del demonio”. Ecco alcuni esempi… (puntofamiglia.net)

C’erano ragazzi di tredici anni che, anche in mia presenza, senza pudore, prendevano in giro i loro compagni o ridevano di chi era meno sicuro di sé. Ricordo una classe dove c’era un gruppetto di spavaldi che metteva in soggezione gli altri e che tentava di deridere anche me. Ho detto loro: “Ma non vi rendete conto che il vostro comportamento ha il potere di rendere la vita di qualcun altro un inferno? Non vi rendete conto che è da immaturi sfruttare le insicurezze, invece di aver cura gli uni dei sentimenti degli altri? Pensate di essere forti, invece siete deboli se per affermare voi stessi dovete schiacciare qualcun altro…”

Se prima ridevano, poi si sono ammutoliti. I ragazzi spesso non riflettono sulle loro azioni, hanno bisogno che qualcuno si soffermi insieme a loro.

Spesso ci limitiamo a mettere in punizione, a dire “basta”, a dare compiti in più, a minacciare. Ci avete mai provato a dire ad un ragazzino: “Guarda come soffre quella persona per il tuo modo di fare…”?

Di certo il bullismo e lo stupro non sono un unico problema, ma in entrambi i casi, alla radice, ci sono mancanza di rispetto e di empatia

Quando si arriva a compiere uno stupro? Come si arriva così in basso da estorcere una prestazione sessuale? Succede quando non è chiaro che l’altro non è mia proprietà, ma una persona, verso cui ho delle responsabilità

Glielo dite mai, ai ragazzi, senza tanti giri di parole che l’altro non è “cosa sua”?

Non possiamo dare per scontato che i ragazzi “lo sappiano già”. Va detto. Va ripetuto. Il rispetto per gli altri va promosso con tutte le nostre energie. 

Un altro problema collegato alla realtà degli stupri è l’utilizzo della pornografia, che abitua l’uomo a vedere la donna come “strumento di piacere” e non come essere umano con pari dignità

I ragazzi vivono in un mondo iper-sessualizzato, il che può portare a vedere le persone come “cose” da cui “trarre godimento”, e non come individui con un’anima, con cui intessere un’amicizia o una relazione sana.

Infine, sebbene si potrebbe parlare per ore – per motivi di spazio stiamo qui semplificando – c’è il tema dell’abuso di alcol e stupefacenti

Quante volte i ragazzi si approfittano di ragazze che “non sono in sé”, perché hanno la coscienza alterata da sostanze che tolgono lucidità?

Educhiamo i ragazzi e le ragazze all’importanza di restare padroni di sé, vigili. Impariamo l’importanza della volontà: non devi mai perdere il controllo delle tue azioni e soprattutto devi rispetto al tuo corpo. 

Se sei portato a bere e a drogarti, chiediamoci insieme perché. Quale vuoto stai colmando? Quale dolore ti sta attraversando?

Abbiamo il coraggio di chiederlo ai figli quando esagerano con certe cose?

La chiave? Il dialogo e la vicinanza. Mostrare ai ragazzi che sono importanti, che ci interessa la loro crescita e il loro mondo interiore. Che siamo presenti. Che se sbagliano vogliamo aiutarli.

C’è il testo di una canzone, “Quando i bambini fanno oh”, che recita così: “Dammi la mano, perché mi lasci solo? Sai che da soli non si può. Senza qualcuno, nessuno, può diventare un uomo”.  

Ce ne ricordiamo? Ci ricordiamo che il cuore dei ragazzi ha la priorità sui compiti e sull’orario della cena?Ogni tanto, lasciamo stare i programmi e chiediamo ai ragazzi come stanno, cosa sentono, cosa pensano. La nostra prima missione è crescere persone che sappiano amare!




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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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