BARBIE E OMOSESSUALITÀ

Littizzetto plaude a Barbie con Sindrome di Down, ma chiede anche una Barbie lesbica

Luciana Littizzetto

Foto: MITO SettembreMusica, CC BY 2.0 , via Wikimedia Commons

Luciana Littizzetto a ‘Che tempo che fa’: “Vi consiglio allora di ideare una vera famiglia arcobaleno. Due Barbie con barbine sul passeggino e due Ken che si tengono per mano con un bebè nella culla”. Ci chiediamo, però, se “inclusione” significa che non si può avere un’idea diversa sulla famiglia…

Domenica scorsa, a “Che tempo che fa”, Luciana Littizzetto ha dedicato la sua lettera (che è ormai un appuntamento fisso per chi segue il programma) alla prima Barbie con sindrome di Down, commentando la recente notizia dell’arrivo sul mercato di una bambola con questa caratteristica. 

Il giocattolo in questione, ovviamente, porta con sé un messaggio importante, a favore dell’inclusione, affinché i più piccoli s’abituino a rispettare tutti, a prescindere dalla diversa forma del viso, del colore della pelle ecc.

Di questa trovata della Mattel si è parlato a lungo nei giorni scorsi. Da qui l’iniziativa della Littizzetto di dire la sua domenica 7 maggio, su Rai 3, seduta come al solito alla scrivania di Fabio Fazio: “Benvenuta nuova Barbie Down, a rappresentare una parte femminile che mancava, perché le Barbie devono assomigliare almeno un po’ a ciascuna di noi”, ha iniziato. 

Dunque, la comica ha proseguito: “Cara Barbie. E per copia conoscenza anche a sua sorella Skipper, Cicciobello e all’ottimo Sbrodolino che ricordiamo con tanto amore. Intanto volevo dirti grazie perché, quando ero piccola, sei stata un punto di riferimento”. 

La lettera, poi, lungi dall’essere un semplice apprezzamento per la trovata di una bambola con disabilità, si è trasformata in un manifesto per i cosiddetti diritti civili. Rivolgendosi a Mattel, la comica ha detto infatti: “Vi consiglio allora di ideare una vera famiglia arcobaleno. Due Barbie con barbine sul passeggino e due Ken che si tengono per mano con un bebè nella culla”, ha concluso.

Si sa che la comicità, le serie televisive, le varie forme di intrattenimento sono il veicolo migliore per trasmettere messaggi e cambiare, a poco a poco, il modo di pensare delle persone. Rappresentano il modo migliore per generare cultura.

Di certo, per formare le coscienze su temi come le adozioni da parte di persone con tendenza omosessuale o la maternità surrogata, è molto più potente una lettera della Littizzetto in prima serata, che la lettera di una psicologa, magari pubblicata in un blog poco conosciuto, dove si spiegano le criticità che possono esserci dietro all’affidamento di un bambino a coppie formate dallo stesso sesso.

Leggi anche: Tiziano Ferro: “L’Italia si apra alle adozioni gay”, ma il dibattito è ancora aperto (puntofamiglia.net)

Ad ogni modo, non è su questo, ovvero sulla responsabilità che i personaggi pubblici hanno quando parlano su qualunque argomento, che vorrei soffermarmi (anche se è bene ricordarlo, quanto meno). 

Ciò di cui vorrei parlare oggi è piuttosto la distinzione tra “discriminare” e “avere una determinata comprensione della sessualità e della famiglia”.

Discriminare una persona significa deriderla, evitarla, offenderla, etichettarla per una determinata condizione fisica, psicologica o sociale. Si può scegliere di non discriminare, nella maniera più assoluta, e, anzi, di essere accoglienti e caritatevoli verso una persona con orientamento omosessuale (allo stesso in modo in cui si è chiamati ad esserlo con chiunque altro, d’altronde!) senza però credere che praticare l’omosessualità sia per il bene integrale della persona o che la famiglia possa essere stravolta senza conseguenze per l’umanità. 

L’idea che spesso si può avere, leggendo le notizie su questi argomenti, è di un “noi” contro “voi”. Gli eterosessuali, con le loro “famiglie conformi”, che etichettano e bullizzano le “famiglie arcobaleno”, dove le famiglie arcobaleno, la minoranza, devono farsi spazio nell’ambito pubblico, mostrando che sono adeguate e funzionali come le altre. 

Questa retorica del noi-contro-voi, però, non corrisponde alla realtà. Perché ci sono tante persone eterosessuali a favore delle “famiglie arcobaleno”, mentre ci sono tante persone che si identificano come omosessuali che sono contrarie all’adozione da parte di coppie gay. 

Il punto, in questo caso, non è rispettare la persona, in qualunque modo si senta o scelga di vivere, il punto è come si vedono la sessualità umana e la famiglia. 

C’è chi vede in queste realtà (sessualità e famiglia) qualcosa di pre-culturale ed immutabile. Altri, invece, credono che non ci sia nulla di prestabilito, che non esistono “limiti morali”, né un ordine naturale.

E allora, mentre una persona eterosessuale può scrivere lettere agli ideatori della Barbie perché aprano spiragli alle famiglie arcobaleno, c’è chi sceglie, senza imposizioni, di vivere nella castità, pur sentendo delle pulsioni omosessuali (come lo scrittore Giorgio Ponte) e chi dice “no” alle adozioni da parte di coppie gay, pur vivendo in una coppia gay (come nel caso di Dolce e Gabbana).

E voi, che comprensione avete della sessualità? Che significato date a questa sfera della vita umana? Che comprensione avete della famiglia?

Ognuno di noi è chiamato ad interrogarsi su questo, quale che sia il proprio orientamento, credo religioso o politico. 

Ognuno di noi è chiamato a rispondere a domande così cruciali e, quale che sia la propria idea, a condividerla, senza discriminare nessuno.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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