CORRISPONDENZA FAMILIARE

Gli animali sono creature di Dio, l’uomo è fatto ad immagine di Dio

15 Maggio 2023

Scrivo dal Burkina Faso dove tanta gente manca ancora dei diritti fondamentali, non si muore di fame ma di malattie che potrebbero essere facilmente curabili. Non manca un tetto ma spesso è… fatto di paglia. Non mancano le scuole ma non tutti hanno i mezzi per studiare. Non mancano i libri scolastici ma pochissimi hanno la possibilità di acquistarli. Dinanzi a questo scenario di povertà il cane con il cappottino rappresenta un’offesa all’umanità.

Tutti contro il Papa. Eppure, si è permesso di dire una cosa fin troppo ovvia per chi frequenta la Bibbia, ha semplicemente ricordato uno dei fondamenti della dottrina cattolica: esiste una distinzione netta e inequivocabile tra la vita umana e quella animale. Intervenendo agli Stati Generali della Natalità, Papa Francesco ha voluto introdurre il suo ampio discorso con un’immagine che, a suo dire, dava una fotografia della realtà: 

“Quindici giorni fa, all’Udienza del mercoledì, io andavo a salutare, e sono arrivato davanti a una signora, cinquantenne più o meno; saluto la signora e lei apre una borsa e dice: “Me lo benedice, il mio bambino”: un cagnolino! Lì non ho avuto pazienza e ho sgridato la signora: “Signora, tanti bambini hanno fame, e lei con il cagnolino!”. Fratelli e sorelle, queste sono scene del presente, ma se le cose vanno così, questa sarà l’abitudine del futuro, stiamo attenti” (12 maggio 2023). 

Tanto bastò per suscitare una veemente reazione da parte di animalisti, giornalisti e… oppositori di professione. Non seguo i social ma posso immaginare i commenti di quanti hanno fatto del legittimo e doveroso amore per gli animali una nuova forma di idolatria. Questo dettaglio ovviamente – inutile dirlo – ha oscurato un discorso di altissimo profilo. In fondo, che ci siano pochi bambini, non interessa a nessuno. Le parole sugli animali, quelle sì che suscitano interesse e sono degne di essere commentate. 

Non senza arroganza, qualcuno ha ricordato che il santo patrono, di cui il Papa porta il nome, chiamava fratelli e sorelle gli animali. Non dubito eppure… non mi risulta che san Francesco fosse vegetariano né che avesse dato indicazioni in tal senso ai suoi frati. Anzi, nel Cantico delle Creature, spesso utilizzato come manifesto ante litteram dell’ambientalismo, il Santo di Assisi chiama in causa tutte le opere della natura, dal sole alla luna, dal fuoco all’acqua, come voci che lodano Colui che tutto ha creato con sapienza. Tutte le opere ma… non gli animali. 

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Se prima di parlare o di scrivere, prendessimo l’abitudine di pensare, forse eviteremmo di dire sciocchezze. Da buon discepolo della Rivelazione biblica, il Papa non ha fatto altro che ripetere una cosa ovvia. Gli animali sono creature di Dio e come tali hanno il diritto di essere rispettati e amati. Ma l’uomo è una creatura fatta ad immagine di Dio. Dal punto di vista della fede, che per un credente è la dimensione essenziale, l’unico metro di misura, tra queste due affermazioni vi è una differenza abissale. Purtroppo abbiamo perduto la grammatica essenziale. 

Faccio notare sommessamente, se vogliamo confrontarci senza inutili barricate, che il Papa non ha parlato contro gli animali, ha solo rimarcato che oggi vi è una tendenza sempre più diffusa a investire tempo, energie e risorse economiche che, di fatto, vengono sottratti ad altri e più importanti ambiti della vita sociale. Le indagini di mercato offrono un quadro chiaro e… allarmante. 

Secondo il rapporto Assalco-Zoomark 2022, Sono quasi 65 milioni gli animali domestici in Italia con un giro di affari di 2,6 miliardi l’anno. La spesa per cani e gatti è di 949 milioni all’anno. È un settore che cresce anno per anno. Per mantenere un cane di piccola taglia, in via ordinaria occorre prevedere una spesa di 1.500 euro annui. Ovviamente i costi aumentano per gli animali di grossa taglia. E tutto questo senza tener conto delle spese straordinarie, a cominciare da quelle relative alla salute. 

La teologia e la prassi cattolica hanno sempre riconosciuto agli animali il loro posto ma sempre e solo come preziosi e fedeli collaboratori dell’uomo. Esiste anche una speciale benedizione per loro. La preghiera che viene proposta in questi casi riassume in modo significativo l’approccio della fede:

“O Dio, che tutto ha disposto con meravigliosa sapienza e all’uomo fatto a tua immagine, hai conferito il dominio su tutte le creature, stendi la tua mano perché questi animali ci siano di aiuto e sollievo nelle nostre necessità e fa’ che in un armonioso rapporto con la creazione, impariamo a servire e amare te sopra ogni cosa” (Benedizionale, 1074). 

Mettere sullo stesso piano l’uomo e l’animale, secondo una logica che dona a tutti gli stessi diritti, in una sorta di pan-democrazia della creazione, contrasta radicalmente con la prospettiva cristiana, che in questo ambito si trova in buona compagnia tanto con l’ebraismo quanto con l’islam. Non dimentichiamo che i discepoli di Maometto ritengono che i cani siano animali impuri. 

Il Papa non entra nelle questioni strettamente teologiche, egli sottolinea piuttosto che le cure destinate agli animali sottraggono risorse agli esseri umani, specie a quelli più deboli. In questa direzione vanno le parole che ha rivolto alla signora che gli chiedeva una benedizione per il suo “bambino”: “Signora, tanti bambini hanno fame, e lei con il cagnolino!”. Si può facilmente obiettare che l’amore per gli animali non contrasta con l’amore per i bambini. È vero ma se dalla teoria scendiamo al terreno concreto della prassi, ci accorgiamo che le risorse umane non sono inesauribili, di fatto la cura e la dedizione per gli animali assorbono tante energie e denaro da lasciare vuote le tasche e… il cuore. 

Se è vero che l’amore per gli animali non impedisce i gesti della carità fraterna, come molti si affrettano a ribadire, faccio una proposta ragionevole. Le energie e le risorse che spendiamo a favore degli animali non possono essere minori di quelle che investiamo per accrescere la giustizia sociale e rispondere alle tante necessità che affliggono l’umanità e impediscono a tante persone di avere l’essenziale. Scrivo dal Burkina Faso dove tanta gente manca ancora dei diritti fondamentali, non si muore di fame ma di malattie che potrebbero essere facilmente curabili. Non manca un tetto ma spesso è… fatto di paglia. Non mancano le scuole ma non tutti hanno i mezzi per studiare. Non mancano i libri scolastici ma pochissimi hanno la possibilità di acquistarli. Dinanzi a questo scenario di povertà il cane con il cappottino rappresenta un’offesa all’umanità. È come vedere un papà che mangia abbondantemente mentre, seduto accanto a lui, un neonato piange perché non ha il latte. 

Ricordare che la vita umana ha un valore infinitamente più grande di quella animale dovrebbe far parte dell’abc della vita. È questo il messaggio che il Papa ha voluto ribadire. Dal Burkina Faso le sue parole mi appaiono come una vera benedizione, un tentativo di riportare l’umanità – e anche tanti cattolici sempre più sedotti dall’idolatria animalista – a quella verità essenziale che la Bibbia esprime in modo lapidario: “Facciamo l’uomo a nostra immagine”. Custodiamo con amore geloso questa Parola se non vogliamo dare spazio a quella cultura che, togliendo all’uomo il suo ruolo e la sua centralità nella storia, emargina e offusca il volto di Dio. 




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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