Il Vangelo letto in famiglia

VII DOMENICA DI PASQUA – ASCENSIONE DEL SIGNORE – Anno A – 21 Maggio 2023

Cuore a cuore con Gesù

La fede non esclude il dubbio, è normale avere paure, difficoltà e perplessità anche quando si crede e si segue Gesù, proprio perché siamo esseri imperfetti e sempre bisognosi di Lui.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 28,16-20)
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

IL COMMENTO

di don Gianluca Coppola

Il Vangelo della settima domenica di Pasqua, nonché dell’Ascensione del Signore, è ambientato nella “Galilea delle genti”, il territorio che fungeva da grande snodo per tutti coloro che, da Israele e dai paesi limitrofi, volevano procedere verso il Mediterraneo. La Galilea era anche il luogo dove si incontravano diverse etnie e culture, dando vita a una mescolanza che, per il pio israelita al tempo di Gesù, era considerata cosa assolutamente malvagia.

Nonostante ciò, Gesù non solo aveva iniziato il suo ministero pubblico in tale regione, ma a conclusione della sua vicenda terrena sceglie proprio quella terra per consegnare agli undici il grande mandato dell’evangelizzazione. Non è un dettaglio di poco conto, in quanto conferma, ancora una volta, come Cristo non sia venuto per una cerchia di eletti, per un gruppo ristretto di persone elette e perfette; Cristo è venuto per gli imperfetti, gli insicuri, per coloro che non riescono a riconoscersi totalmente in uno schema o in una cultura. Egli viene per le persone come me e te, che siamo ancora alla ricerca di un’identità sicura, che ci siamo resi conto di non essere perfetti. Il grande peccato di molti pii ebrei di quel tempo fu proprio quello di ritenersi perfetti per la sola figliolanza abramitica, per l’appartenenza a un popolo di eletti. Ma Gesù, con la predilezione per la Galilea e quindi per l’indefinito e l’imperfetto, fa in modo che la lotta per la salvezza non si giochi più sull’appartenenza etnica, ma nel cuore e nelle profondità dell’uomo. Non è più “appartenere” a qualcosa che ci salva, ma donare il cuore a Dio.

Il Vangelo di questa domenica dell’Ascensione descrive il momento in cui i discepoli, uomini galilei, ricevono tra le mani le sorti del mondo. Essi ci insegnano qual è l’atteggiamento giusto dell’apostolo, che non è certamente quello che mostrano tanti operatori pastorali delle nostre comunità, che spesso sono superbi, un po’ saccenti, mancano di accoglienza o soffrono di iperattività a scapito dell’adorazione e della preghiera. L’atteggiamento testimoniato dai discepoli è un atteggiamento di prostrazione davanti a Gesù, che è l’unica fonte e l’unico motore della loro azione evangelizzatrice: «Quando lo videro, si prostrarono». Se anche oggi capissimo l’importanza di tale prostrazione, risolveremmo molti problemi all’interno delle nostre comunità. Eppure i discepoli non sono perfetti, infatti subito dopo cominciano ad avere dei dubbi. Questo ci fa comprende che la fede non esclude il dubbio, è normale avere paure, difficoltà e perplessità anche quando si crede e si segue Gesù, proprio perché siamo esseri imperfetti e sempre bisognosi di Lui. Pertanto, a maggior ragione, il segreto di tutto è la prostrazione, lo stare cuore a cuore con Gesù, alla sua presenza. Infatti, a Lui «è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra», ed è per tale potere che Gesù conferisce il mandato agli apostoli, non per la loro bravura. È sulla scorta della sua presenza che veniamo inviati ad annunciare il Vangelo, è Gesù che mette negli apostoli e in noi la passione per il Vangelo: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato», insegnando a tutti gli altri, dunque, non il proprio carattere o la propria personalità, ma ciò che Lui ha comandato, e cioè l’amore.  

«Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Questa è la vera grande consolazione del discepolo, la presenza di Dio costante e continua, la presenza che distrugge ogni scoraggiamento, ogni mancanza di forza, ogni solitudine.   




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Gianluca Coppola

Gianluca Coppola (1982) è presbitero della Diocesi di Napoli. Ha la passione per i giovani e l’evangelizzazione. È stato ordinato sacerdote il 29 aprile 2012 dopo aver conseguito il baccellierato in Sacra Teologia nel giugno del 2011. Dopo il primo incarico da vicario parrocchiale nella Chiesa di Maria Santissima della Salute in Portici (NA), è attualmente parroco dell’Immacolata Concezione in Portici. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato Dalla sopravvivenza alla vita. Lettere di un prete ai giovani sulle domande essenziali (2019) e Sono venuto a portare il fuoco sulla terra (2020).

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