Oltre i confini
“Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?” (6,2). La domanda posta dai farisei è di natura rituale, riguarda l’osservanza scrupolosa di quelle prescrizioni con le quali gli israeliti volevano rendere gloria a Dio nel giorno di sabato. La risposta di Gesù non si mantiene in questo ambito, anzi approfitta di questa critica per dare un annuncio ben più importante. Avrebbe potuto giustificare i discepoli sottolineando che la necessità rende lecito ciò che in via ordinaria non è permesso. Una giustificazione umanitaria. Se avesse percorso questa via, sarebbe rimasto sullo stesso piano dei suoi avversari. È bene notare che la critica dei farisei coinvolge anche il Maestro, anzi proprio a Lui si rivolge. Il comportamento superficiale dei discepoli è la prova che non ha saputo insegnare correttamente le prescrizioni della Legge e non si preoccupa di correggere con giusta severità. Agli occhi dei custodi della religiosità Gesù appare come un Rabbì che non conosce o non rispetta la Legge. Dal momento che si tratta dello Shabbat, uno dei pilastri della fede israelitica, la critica si presenta come una totale bocciatura del Nazareno.
Gesù non entra nella casistica e non discute sulla liceità, si limita a ricordare che la Scrittura attesta che lo stesso Davide – di cui nessuno dubitava l’autorità – ha scelto di infrangere consapevolmente la Legge. Aveva buoni motivi per farlo. E subito dopo consegna ai suoi interlocutori l’annuncio decisivo che riguarda la sua Persona: “Il Figlio dell’uomo è signore del sabato” (6,5). È una parola luminosa. Se avesse discusso sui casi che rendono lecito sospendere l’osservanza rituale sarebbe rimasto nella logica e nei confini della prima Alleanza. Gesù è venuto per aprire un capitolo nuovo e si presenta come Colui che ha l’autorità di offrire una nuova interpretazione della Legge di Dio. Da Lui e con Lui riparte la storia. Accogliere Gesù come il Signore significa dare un volto nuovo alla vita. È questa la fede che c’impegniamo a vivere con maggiore vigore.
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