BRICIOLE DI VANGELO

19 Settembre 2023

Dinanzi alla morte

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 7,11-17)
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, alzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Il commento

Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei” (7,13). La morte è un evento che accompagna i giorni della vita, un passaggio sempre doloroso. Lo è ancora di più in questo caso, trattandosi non solo di un ragazzo ma del “figlio unico di una madre rimasta vedova” (7,12). Possiamo immaginare l’angoscia che attanaglia la donna e la tristezza della gente che partecipa al corteo funebre. Gesù entra nel villaggio proprio mentre la folla esce dalla città. L’incontro sembra casuale, in realtà fa parte di un misterioso disegno della Provvidenza. La morte s’incontra con il Signore della vita. Quelli che camminano con il Nazareno guardano da lontano con imbarazzo. Sono tutti muti spettatori. Gesù invece si avvicina e manifesta una compassione attiva, cioè fatta di sguardi e di parole che l’evangelista descrive in rapida successione. Prima di tutto dice alla donna: “Non piangere!” (7,13). Poi si avvicina, tocca la bara e costringe tutti a fermarsi. Quel corteo, che camminava verso il sepolcro, si trova improvvisamente sospeso. E infine si rivolge al giovane defunto: “Ragazzo, dico a te, àlzati!” (7,14). Gesti e parole che annunciano e comunicano la vita.

La scena descrive un evento bellissimo ma anche lontano da quello che noi possiamo fare. In effetti, non siamo in grado di restituire la vita a chi è già passato attraverso la soglia della morte. E tuttavia, questa parola ci interpella. Non possiamo dare la vita ma possiamo ridare il gusto di vivere a quelli che sono delusi. E sono tanti! Vi sono persone convinte che la vita non ha più niente da dire e ritengono di non avere più niente da dare. Vivono senza ideali e senza speranze. Come aiutare i giovani a scoprire che il senso della vita non consiste semplicemente nell’inseguire il successo? E come aiutare gli sposi a fare dell’amore il filo quotidiano dell’esistenza? Come possiamo dire parole di vita in un contesto culturale in cui risuonano tante altre voci che finiscono per confondere piuttosto che rischiarare l’orizzonte? Sono domande impegnative che invitano la Chiesa ad assumere un volto missionario. È quello che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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