Anni ’90, dopo brevi esperienze in Congo, Perù e Colombia, Rosaria e Giuseppe Conti della diocesi di Milano maturano la scelta di indirizzare tre anni ad un’esperienza particolare: “vivere nel quotidiano la nostra testimonianza di sposi e genitori cristiani in una parrocchia africana, dedicandoci ad un progetto di pastorale familiare a tempo pieno”.
“Non siamo volontari di una ONG, non siamo addetti alla cooperazione internazionale e non facciamo parte di un ordine religioso missionario: abbiamo semplicemente aderito ad un progetto della Diocesi di Milano condividendo con alcuni sacerdoti la “passione pastorale” e la responsabilità dell’annuncio del Vangelo “sino agli estremi confini della terra”.
Dal 1998 al 2001, a Garoua nel nord del Camerun, nella parrocchia di Djamboutou, preti e laici insieme, hanno cercato di vivere uno stile di vita che ispirandosi alle prime comunità cristiane raccontate nel libro degli Atti, tentavano di trasmettere il profumo della comunione consci che il messaggio è contagioso solo se testimoniato dal volersi bene: “da questo riconosceranno che siete miei discepoli…”.
Daniele e Maria, i loro figli, avevano rispettivamente due e otto anni quando sono partiti per il Camerun con mamma e papà, nell’aprile 1998. hanno salutato i nonni, la loro casa di Villa Raverio, in Brianza, e sono arrivati a Djamboutou. “Sono stati loro i primi evangelizzatori, i primi missionari, loro che hanno costruito relazioni, che hanno intessuto le prime amicizie, nel cortile di casa, in parrocchia, nei villaggi della savana e soprattutto alla scuola del quartiere” dicono Rosaria e Giuseppe.
“Gli anni di Djamboutou ci hanno aiutato a mettere a fuoco la nostra vocazione, metterla a nudo e riportarla all’essenziale, a ciò che, 18 anni prima forse un po’ inconsapevolmente, avevamo già scelto di scoprire. L’essenzialità africana ci ha fatto scoprire che quasi tutte le nostre esigenze sono indotte, irreali. Noi popoli ricchi e liberi siamo in realtà ingabbiati dalla complessità di rapporti e di esigenze mai soddisfatte che generano continuamente nuovi bisogni…questo è il vero sistema povero; perché non permette di raggiungere desideri, di realizzare sogni!
Dall’amicizia con tante famiglie camerunesi, abbiamo conosciuto il loro desiderio di un messaggio di salvezza/speranza, l’attesa di un bene più grande, l’aspirazione ad una vita nuova che scaturisce dall’incontro con il Signore Gesù. La continua provocazione dei poveri, ci ha aiutato a riflettere sulla verità della nostra presenza, sullo stile di gratuità con cui avvicinarci alla carità. La gratuità del dono senza attendersi una grande riconoscenza purifica il cuore e avvicina alla carità di Dio.
Nell’esperienza missionaria di Djamboutou abbiamo verificato che fare pastorale a tempo pieno è stata una condizione “speciale”, un grande dono per la nostra vita di coppia e di famiglia, che ha reso questo cammino sempre più profondo e appassionato; ciò ha approfondito la consapevolezza che “la permanenza in terra di missione è a termine, ma l’impegno missionario è a vita”; come laici, nella specificità della nostra vocazione e dei nostri carismi, siamo partecipi della missione della Chiesa e ne condividiamo le responsabilità”. Una bella esperienza che profuma di Concilio non ancora pienamente attuato. Quanto bene si potrebbe fare con piccole disponibilità.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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