Se fare l’amore significasse sposarsi, quando e come vivresti questo gesto?

matrimonio

Qualche giorno fa, leggendo un libro di Antonio e Luisa De Rosa, “Ecologia dell’amore” (Tau Editrice) riflettevo sul fatto che Cristo è stato molto chiaro su quale atto determini la specificità di un matrimonio: ovvero l’atto sessuale. Gesù dice apertamente che l’uomo e la donna si sposano diventando “una sola carne”. 

Antonio e Luisa nel loro testo fanno notare che il sacramento del matrimonio è il “sacramento del corpo”. Ci si sposa con il corpo perché ci si dona, integralmente, l’uno all’altra, mediante il corpo.

Marito e moglie non potrebbero essere realmente sposati se il loro amore non passasse attraverso la fisicità, il cui culmine è, appunto, l’atto sessuale. 

Mentre leggevo il libro pensavo: “Il matrimonio celebrato (in Chiesa o davanti alla legge) quasi sempre viene dopo, temporalmente parlando, in una relazione, rispetto all’atto sessuale. L’atto sessuale, statisticamente parlando, viene inserito dalla maggior parte delle coppie nei primi tempi della conoscenza. Quanti, però, farebbero una scelta diversa se sapessero che fare l’amore equivale – non sulla carta, ma sulla carne! – a sposarsi con qualcuno? Quanto si aspetterebbe a fare l’amore con qualcuno se si sapesse che con quel gesto ci si sta sposando (ovvero si sta donando tutto di sé e al tempo stesso si sta accogliendo tutto dell’altra, altro)?”

Molti potrebbero dire – e sicuramente lo faranno – che per loro fare l’amore non significa sposare qualcuno. Dissentendo sulle fondamenta, chiaramente ogni discorso costruito sopra, dal loro punto di vista, crolla. 

E per molti è così.

Diranno che si possono scollegare mente, cuore, corpo.

Diranno che si può fare sesso per puro piacere, senza particolari conseguenze.

Diranno che è da fanatici ed estremisti collegare inseparabilmente il sesso e l’amore.

Capisco che ci sono punti di vista differenti dal mio, ma la domanda resta: se tu che mi leggi sapessi per certo che l’atto sessuale è l’atto pensato da Dio non tanto per conoscere qualcuno, ma per sposarlo (ovvero per unire le vostre vite, i vostri destini per sempre), lo vivresti con la stessa facilità di ora? Lo inseriresti con la stessa rapidità nella tua relazione? 

Leggi anche: “Sessualità” può fare rima con “santità”? Rispondendo ad una modella (puntofamiglia.net)

I cristiani, soprattutto quelli che avanzano l’ipotesi che si possa vivere un fidanzamento senza sesso, vengono spesso presi per pazzi. Vengono presi per “sesso-fobici”, o tacciati di avere la testa nel Medioevo. 

Eppure, non è vero che “abbiamo paura del sesso”, abbiamo solo paura di non viverlo come merita. Perché abbiamo compreso che fare l’amore significa sposarsi.

Sposeresti mai una persona che conosci da una settimana o da un mese? 

Ti sposeresti a quindici anni? 

Faresti un mutuo con una persona che non sai se sarà al tuo fianco tra un anno?

E allora perché lo sposi, la sposi, attraverso la carne?

Una ragazza mi ha detto: “Convivo col mio ragazzo, ma non lo sposerei ancora e non comprerei una casa con lui… non sono sicura di amarlo”.

Non sposerebbe quell’uomo. Non farebbe un mutuo per avere una casa insieme. Però vive con lui (come se fosse sposata) e diventa una cosa sola con lui con lui attraverso il corpo.

Non c’è giudizio per questa donna: chi sono io per giudicarla? Poi il mondo non ci aiuta a capire quale immenso valore abbiano il corpo e la sessualità. Però, la domanda resta: perché, se non sei pronto o pronta ad aver cura della vita di quella persona, lo sei per accoglierla in un modo così intimo e totalizzante… da marito e moglie

Il tempio del nostro corpo vale molto, molto di più di una casa di mattoni.

E se questa è la verità, allora è molto più vincolante fare l’amore che comprare una casa insieme. Non sulla carta, certo, ma lo è sulla carne. 

Una volta ho detto queste cose ad una ragazza che non la pensava come me sulla castità. Mi ha risposto: “Non farei la tua scelta, perché non credo ne sarei capace, ma comprendo che il tuo punto di vista ha un senso. Ho capito che dai valore al sesso. Ora, se non ho altro, so che voi cristiani che credete nella castità non siete matti”.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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