Esaltare un gesto doloroso come l’aborto? La Francia e il suo esempio di “civiltà”

Foto: Phil Jones / Shutterstock.com
Il maxischermo posto vicino alla Tour Eiffel per seguire la votazione al Parlamento francese a camere riunite per inserire l’aborto nella Costituzione lascia sgomenti. Illuminare la Tour Eiffel, con grida di esultanza al seguito, fa anche una certa pena, perché si trattava di esultare per la possibilità di sopprimere un essere umano con il beneplacito non solo della legge ma addirittura della Carta costituzionale.
Il 4 marzo 2024 è stato definito dal Tg1 delle ore 20 una giornata “storica”, con tanto di esclamazioni compiacenti. E invece?
Invece bisognerebbe ripassare le parole di Tertulliano, che nel secondo secolo dopo Cristo diceva: “È già un uomo colui che lo sarà”, oppure quello che scriveva Pier Paolo Pasolini, o Norberto Bobbio, o Nilde Iotti…
Ma nulla serve, di fronte all’ideologia. Il presidente Macron si è legato al dito la decisione della Corte Suprema americana del 24 giugno 2022, che ha abolito la sentenza Roe v. Wade che garantiva il diritto di interrompere la gravidanza a livello federale. Un affronto che la “laicitè” francese di Macron non tollera.
Dei 925 parlamentari francesi solo 72 hanno detto no. La Francia è il primo Paese al mondo che decide di inserire l’interruzione volontaria di gravidanza nella propria Carta fondamentale. Il testo, arrivato dopo lunghi dibattiti, dice così: «La legge determina le condizioni nelle quali si esercita la libertà garantita alla donna di far ricorso a una interruzione volontaria di gravidanza». Un buon numero di deputati aveva chiesto come modifica di eliminare il termine “garantita”, ma la proposta è stata bocciata. Avanti tutta con le vele al vento, senza ascoltare nessuno.
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Viene così modificato l’articolo 34 della Costituzione francese che elenca le materie soggette a riserva di legge: vi campeggiano i diritti civili e le garanzie fondamentali accordate ai cittadini per l’esercizio delle libertà pubbliche, i mezzi d’informazione (libertà, pluralismo, indipendenza), i doveri civici, gli istituti di diritto privato fondamentale, la legislazione penale, le imposte, il regime elettorale, l’economia, la difesa, l’istruzione, il lavoro, e il resto che compone il grande orizzonte strutturale di uno Stato moderno che tiene separati i poteri sovrani.
Cioè, la Costituzione detta legge alle Leggi. Dunque, l’aborto inscritto proprio nella Costituzione passa dalla sede ordinaria a una sede privilegiata con un salto di rango. Il testo non dice “diritto di aborto” ma parla di esercizio di “libertà garantita”. Un’ambigua espressione che mescola facoltà e pretesa, libertà di fare e diritto di esigere. In molti si sono chiesti a cosa serve una tale libertà garantita in una Francia dove l’aborto ha numeri di massa, oltre 234mila nel 2022. Non è altro che un macigno ideologico, e guai a chi lo tocca. E poi la libertà garantita vale per tutte le età del feto? Si potrà abortire anche a 6 mesi, 8 mesi, 9 mesi? Chi potrà impedirlo?
Certamente, usando questo articolo della Costituzione francese si potrà andare anche oltre. A grandi lettere sulla Torre Eiffel campeggiava la solita frase trita e ritrita di 50 anni fa “il mio corpo, mia la scelta” che fa eco a “il corpo è mio e lo gestisco io”, ma le cose non stanno per niente così. Nel corpo della donna incinta c’è un altro corpo ben distinto e vivo. Si sono affrettati a dire che l’obiezione di coscienza resta intatta, ma non sarà affatto così perché il diritto costituzionale (cioè assoluto) prevarrà su ogni altra obiezione.
Noi facciamo leva e ci complimentiamo con i 72 deputati francesi che con coraggio hanno votato no, sperando che non vengano perseguitati.
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