LIBRI SULLA FEDE

“Vite al di là”. Libro su famiglia, malattia, fede, dove ogni cosa trova il suo senso in Dio

Abbiamo intervistato Angela De Tullio, collaboratrice del nostro Magazine sul tema dell’educazione alla fede. È autrice anche di due libri, l’ultimo si intitola “Vite al di là”. “La speranza che viene dal Signore è la mia linfa”, dice. “A chi cerca risposte mi sento solo di consigliare: nel momento in cui comprenderai che nulla e nessuno ti dà risposte che possano appagarti, sappi che quel vuoto può colmarlo solo l’amore di Dio”. 

Eccoci qui, Angela. Da dove nasce l’idea del libro “Vite al di là” (Nep Edizioni)? 

In “Vite al di là” la protagonista è Giorgia, una donna in coma in seguito ad un incidente stradale. Si risveglia in un limbo sospesa tra la vita e la morte. Le sue frenetiche giornate che la vedevano barcamenarsi tra marito, figli e lavoro sono un lontano ricordo. Condividerà questo limbo con Massimo, sarà lui a darle il benvenuto – evidentemente anche lui in coma. I due avranno modo di raccontarsi con ironia e profondità. Sono due persone completamente diverse come stili di vita e ideali. Lui, grazie al confronto con Giorgia, in questo limbo, imparerà a capire che la vita la sta subendo, non deve sprecarla e che agli occhi di Dio la sua storia può assumere tutto un altro significato, un altro valore. Lei grazie a lui prenderà coscienza di dove si trova e acquisirà più sicurezza in se stessa. Per Giorgia riaffioreranno i ricordi dal passato come in un sogno soprattutto quelli relativi al rapporto con sua madre che ha sempre sofferto di depressione fin quando a 56 anni, le viene diagnosticato l’Alzheimer. Di fronte a tutte queste prove, la famiglia è unita nella preghiera, vivendo la croce della malattia con una luce differente, senza disperazione. È un libro destrutturato che si svela poco per volta, sarà un viaggio intenso tra il passato, il presente e l’aldilà. Quando scrivo, prima di creare una storia, so già quali tematiche vorrò accarezzare. Su quelle tematiche (che a mio parere meritano condivisione), costruisco la storia. Nei miei libri vorrei che le persone possano immedesimarsi, ritrovarsi o riconoscersi, confrontarsi, capire che: “non sei il solo a vivere quella sofferenza e se ti guardi bene intorno, lo capirai”. Utilizzo anche molto l’ironia per toccare tematiche importanti con leggerezza. Non è semplice, ma strappare un sorriso è la mia missione, sia nella vita reale che nella scrittura. 

Quale messaggio volevi trasmettere con questa storia?

Vorrei che questa storia fosse letta come un inno alla vita. Vivere ogni giorno a pieno, non dare nulla per scontato, godersi l’amore delle persone che ci circondano è quello che auguro a me stessa e ai miei lettori. Ogni giorno è un dono, camminare, leggere, andare in bicicletta, a volte diamo per scontato tutto questo e ci facciamo sopraffare dalla negatività, dalle difficoltà. La domanda che pongo al lettore è proprio questa: “Se sapessi che domani potresti non esserci più, come e con quale intensità ameresti la tua vita oggi?”. 

Inoltre ho voluto condividere la storia dei miei genitori, regalando qualche pezzetto della nostra vita alle pagine del mio libro perché credo che possa dare forza a chi come noi si è ritrovato ad affrontare una diagnosi di malattia inaspettata. Come scrivo nel libro, l’amore per se stesso e per gli altri è già una cura. Spero che lo leggiate per capire che nella sofferenza non si è soli. 

Leggi anche: Trasmettere la fede ai figli? La mia vita cambiò quando iniziammo a pregare in famiglia – Punto Famiglia

C’è molto della tua vita? Ti identifichi nella protagonista? Massimo esiste nella realtà?

Chi legge il libro e mi conosce, mi racconta di leggerlo con la mia voce, immaginando le mie espressioni, quindi direi che sì, c’è molto della mia personalità e parecchio della mia vita. Nei momenti onirici che vive Giorgia, ripercorre frammenti del suo passato legati ai suoi nonni. Tramite il personaggio di Giorgia, quindi, ho reso immortali i ricordi della mia infanzia. Le mie radici affondano inevitabilmente nei miei nonni e nelle stanze della loro casa, che mi hanno vista crescere e diventare donna, sentivo forte l’esigenza di lasciarne traccia. 

Questo è il motivo principale per cui mi identifico molto in Giorgia. Gli altri dovrete scoprirli e vi assicuro che leggendo ci riuscirete, pur non conoscendomi personalmente. Massimo non esiste nella realtà, ma posso dire di aver incontrato moltissimi “Massimo” nella mia vita, persone a cui mi sono rapportata confrontandomi su visioni della vita talmente differenti da essere decisamente opposte. Non mi sono mai sottratta, certa che da un sano confronto possano sempre nascere nuovi punti di vista che portino alla riflessione. In questo libro i dialoghi che sono scaturiti tra Giorgia e Massimo durante la permanenza nel limbo, rispecchiano questi confronti. Tuttavia ognuno potrà decidere di dare un significato alla figura di Massimo e solo leggendolo potrete capire il perché di questa affermazione. 

La morte fa paura, appare come qualcosa di ignoto. Perché l’incontro con Cristo aiuta a non temerla?

La parola chiave credo sia “SPERANZA”. L’incontro con Cristo permette di credere che la morte non abbia l’ultima parola sulla sorte umana. Gesù è morto ed è risorto e la sua risurrezione ci dona questa speranza e fiducia, la nostra vita è protesa alla vera vita, quella eterna. Anche nel mio libro ho usato questa metafora: il neonato nella pancia vive per nove mesi quella dimensione come l’unica possibile, il grembo della mamma è il suo mondo. Ad un certo punto viene al mondo, NASCE. Io la immagino così la nostra rinascita al Cielo. 

Il tuo legame con Dio: quando e come è nato? Cosa diresti ad una persona che ha perso la fede e cerca risposte?

Il mio legame con Dio dura dalla mia infanzia. Da che io ne abbia memoria, c’è stato sempre un filo conduttore tra me e Dio. È come se percepissi costantemente la sua presenza. Crescendo sono cresciute le certezze grazie al cammino di fede che mi accompagna nelle varie fasi della vita ma anche i dubbi ogni tanto mi hanno travolta. Li ho accolti e superati perché ho potuto constatare che senza Dio mi sento persa, “la speranza che viene dal Signore” è la mia linfa. A chi cerca risposte mi sento solo di consigliare questo: nel momento in cui comprenderai che nulla e nessuno ti dà risposte che possano appagarti, (probabilmente le stai cercando nel posto sbagliato), sappi che quel vuoto può colmarlo solo l’amore di Dio.




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.