STORIE DELLA BIBBIA

Ognuno di noi ha il suo “Isacco da sacrificare”. Scoprire la fede con la Bibbia

Foto derivata da: Rembrandt van Rijn, Abraham's Sacrifice, 1655, Rosenwald Collection, Wellcome Collection. Source: Wellcome Collection.

Ognuno di noi ha un Isacco del suo cuore. Qualcosa che, ad un certo punto della nostra vita, crediamo Dio ci stia chiedendo di sacrificare. Così Abramo diventa il padre nostro nella fede, perché ha saputo credere contro ogni evidenza, sperare contro ogni speranza: egli rappresenta tutti noi. Affidiamoci.

Dove eravamo rimasti? All’inizio della sua storia, Abramo emigra dalla sua terra d’origine alla terra di Canaan, dove stringe un patto di alleanza con Dio. Egli ha un primo figlio dalla schiava Agar, Ismaele, che sarà il capostipite degli Arabi; per intervento di Dio avrà poi un figlio anche dalla moglie Sara, Isacco. Dio lo volle come amico, lo scelse tra gli altri uomini e gli fece una promessa: avrebbe avuto una discendenza numerosissima, come le stelle del cielo e la sabbia del mare. Abramo dice “sì” a questa alleanza. Se tutto si fermasse qui, però, Abramo non sarebbe il nostro Padre nella fede. Perché ci sia fede non basta lo “slancio” di seguire Dio quando Lui ti promette le cose che vuoi. 

Ricordo benissimo l’entusiasmo delle prime catechesi in parrocchia: ascoltare parole di vita che ti fanno percepire l’amore di Dio e non sentirsi soli. Ricevere la promessa della vita eterna, come un fidanzamento che nasce facendoti sentire vivo. Hai presente quando conosci un ragazzo di cui ti innamori e ti accorgi ad un tratto che la tua vita da quel momento ha più senso, non stai più nella pelle prima di ogni incontro? Così è l’inizio del rapporto con Dio secondo la mia esperienza e quella di molte persone che ho conosciuto. Immagino sia stato così anche per Abramo dopo aver pronunciato quel “sì”. 

Poi, andando avanti, occorre qualcosa di diverso, qualcosa che cambi profondamente il tuo cuore, che lo segni per sempre. Anche nei fidanzamenti prima e nei matrimoni poi, il rapporto si evolve e supera diverse prove

Leggi anche: Parlare di Dio e di fede ai figli. Abramo: l’uomo che lasciò tutto per riavere tutto (puntofamiglia.net)

Superate queste, senti di essere ancora più legato alla persona che ti è accanto, l’amore si trasforma ogni volta, si rigenera. Bene, anche nel rapporto con Dio si vive l’amore più profondo e spesso questo coincide col dolore più profondo. Riferendoci alla storia di Abramo parliamo del sacrificio di suo figlio Isacco, quel figlio desiderato da Abramo e Sara per moltissimi anni. 

Ed eccoci alla seconda chiamata di Abramo, che nella tradizione ebraica viene detta la ‘aqedah’, il “legamento” di Isacco (sarà legato come si lega l’animale da sacrificare). Davanti al comando di Dio Abramo tace. Il Dio che gli ha donato quanto desiderava gli chiede ora di privarsi di Isacco. C’è da impazzire! Com’è possibile che Dio neghi le promesse fatte? Che gli chieda di sacrificare l’unica cosa che per lui veramente conta nella vita, proprio suo figlio Isacco? È stato tutto un inganno? Ha sbagliato a fidarsi di Dio? La prova di Abramo è quella di credere in un Dio che sembra negare sé stesso. Davanti alla seconda chiamata si deve essere pronti a perdere veramente tutto e Abramo è pronto a obbedire, ma all’ultimo momento un angelo gli impedisce di uccidere il figlio. 

Per i Padri della Chiesa nel sacrificio di Isacco Abramo prefigura Dio Padre che sacrifica il proprio figlio, Cristo, per la salvezza degli uomini. 

Ognuno di noi ha un Isacco del suo cuore. Qualcosa che, ad un certo punto della nostra vita, crediamo Dio ci stia chiedendo di sacrificare. Così Abramo diventa il padre nostro nella fede, perché ha saputo credere contro ogni evidenza, sperare contro ogni speranza: egli rappresenta tutti noi. “Speranza”, termine ricorrente ogni settimana negli articoli che condivido con voi. Affidiamoci a Dio certi che c’è un disegno ben preciso per le nostre vite, migliore di quello che noi avremmo immaginato per noi stessi.

Abramo ci insegna e ci aiuta a portare nella realtà quotidiana la certezza della presenza di Dio nella storia, una presenza che porta vita e salvezza. Questa certezza ci viene dalla fede. Come parlare ai nostri figli della storia di Abramo e Isacco? Possiamo dir loro che Dio ci ha chiamati all’esistenza donandoci la vita, ci vuole suoi amici anche e soprattutto nelle situazioni difficili. La storia di Abramo ci rassicura sul fatto che Dio non delude mai e la figura di Isacco incuriosisce molto i bambini. La sua pacatezza e la sua fede in Dio si manifesta nel fidarsi ciecamente del padre Abramo. Con la curiosità tipica dei bambini, Isacco si domanda e domanda a suo padre: “Ma dov’è l’agnello per l’olocausto?”. E Abramo risponde: “Dio provvederà all’agnello”. 

Chissà cosa avranno provato entrambi in quel momento! Anche noi, quando ci sentiamo smarriti, cerchiamo di non farlo percepire ai nostri figli, vogliamo proteggerli, vero? Bene, non dobbiamo solo fingere, dobbiamo essere certi che Dio provvederà, in qualunque situazione, in questo modo anche i nostri figli nutriranno giorno dopo giorno, questa fede in Dio. Ed è proprio un angelo che ferma la mano di Abramo nell’atto di sacrificare il figlio Isacco. Ritorna l’importanza dell’angelo come figura che protegge ogni giorno noi e i nostri figli. Ricordiamogli anche questo.




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Angela De Tullio

Angela De Tullio, nata a Bari il 25 aprile 1985, è sposata e madre di tre ragazzi. Da vent’anni è impiegata nella grande distribuzione. A 36 anni nel tentativo di non soccombere alla vita in casa con quattro uomini che ama alla follia, ha deciso di dare concretezza alla sua grande passione: la scrittura. Ha pubblicato due libri: “Nuvola, perdersi per poi ritrovarsi” edito da Florestano Edizioni e “Vite al di là” edito da Nep Edizioni. Tramite delle storie accarezza tematiche che le stanno a cuore. È inoltre un’artigiana del macramè, l’arte di annodare. Insieme alla scrittura, sono passioni che diventano un balsamo nella frenesia delle giornate.

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