CORRISPONDENZA FAMILIARE
“Non ho avuto un minuto di riposo”
5 Agosto 2024
Le lettere di santa Zelia Guerin Martin, mamma di santa Teresa di Gesù Bambino, raccontano le piccole e forse banali vicende di una famiglia che vive con fede le responsabilità e gli impegni della vita domestica, una famiglia che anche nelle più piccole cose cerca Dio, come insegna l’apostolo Paolo: “Sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio”. È una testimonianza che voglio consegnare alle mamme che sentono la fatica e che non sempre vedono i frutti del loro generoso impegno. Accompagneremo la rubrica di questo mese di agosto, commentando alcune di queste preziose missive della santa francese canonizzata insieme al suo sposo Luigi nell’ottobre del 2015.
La lettera che questa settimana vi consegno appartiene agli anni della maturità di santa Zelia (LF 59, 23 agosto 1870). Da pochi giorni ha partorito Melania Teresa, ottava e penultima nella lunga lista dei figli. La mamma ha cercato di tenerla con sé ma è stata costretta a mandarla presso una balia, non ha latte sufficiente per nutrire la neonata. Dopo la lunga e trepidante gravidanza, Zelia non ha il tempo di stare con la piccola, anzi i primi giorni sono segnati da una crescente angoscia che si risolve affidandola alla balia ma … quanto dolore nel doversi separare dalla bambina appena nata!
La lettera confidenziale alla cognata descrive senza remore i sentimenti e il tormento di una madre ma mostra anche il carattere e la determinazione di una donna che non vive ripiegata su sé stessa. Sette giorni dopo la nascita, nonostante il travaglio vissuto, prende in mano le redini della casa e si impegna con tutta la sua abituale fermezza a compiere i suoi doveri. Scrive: “Ora sono ben ristabilita. Sabato mi sono alzata alle sei per aiutare la donna che avevo preso per curare me e la bambina”.
Sant’Alfonso Maria de Liguori nella sua giovinezza si impegnò con un giuramento a “non perdere mai un minuto di tempo”. Zelia cammina per la stessa via, segue fedelmente la regola del santo Vescovo. In effetti, chi legge la biografia della famiglia fatica a comprendere come abbia potuto realizzare tante cose nella sua breve esistenza. È incredibile quante cose Zelia riesce a fare: cura la vita domestica, segue con grande attenzione la crescita delle sue figlie, amministra il lavoro, custodisce i tempi della preghiera, trova il tempo di leggere e di scrivere lettere ai suoi familiari, s’interessa dei vicini e cerca, per quanto possibile, di alleviare le sofferenze del prossimo. Può vivere così solo a prezzo di grandi rinunce. Ma sono sacrifici che non le costano affatto perché è pronta a dare tutto per il bene degli altri.
Nell’ultimo anno della sua vita, conoscendo il male che la consuma e vedendo le forze diminuire, la santa scrive: “Ho lavorato per quattro, e quattro capaci di lavorare senza perdere tempo. Ho condotto una vita dura tanto che mi costerebbe molto ricominciarla, credo che mi mancherebbe il coraggio” (LF 205, 7 giugno 1877). Uno sguardo retrospettivo ma anche una sorta di confessione. Può dire ad alta voce che ha sempre cercato di dare tutto, senza mai tirarsi indietro. Una bella immagine di quella missione che Dio ha consegnato alla donna.
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La vita di Zelia appare ed è particolarmente intensa ma non diventa mai frenetica. È ricca di impegni ma anche di preghiera, è tutta immersa nella cronaca dei doveri quotidiani ma non dimentica il Cielo. È una testimonianza che consegno alle mamme che sentono la fatica e che non sempre vedono i frutti del loro generoso impegno. Donare tutto significa anche consegnare i desideri, anche quelli più legittimi. Il buon Dio sa come e quando realizzarli.
Alla cognata, 23 agosto 1870
[…] Ora sono contrariata di non aver accettato di essere madrina, perché la mia piccola Maria Melania Teresa è a balia (la chiamiamo Teresa). L’ho tenuta presso di me quattro giorni ed ho tentato di allattarla, ma disgraziatamente il latte non bastava, si è dovuto darle il poppatoio; il terzo giorno è stata colta da una tale disturbo di stomaco che il medico mi ha detto che non c’era da perdere un’ora di tempo, che bisognava subito trovarle una balia. Ne conoscevo una di Alençon sulla quale avevo buone informazioni e gliel’ho consegnata sabato sera. Già l’indomani la bambina stava bene, ma non sono contenta di averla messa a balia, volevo allevarla prendendo una cameriera per aiutarmi. Ci sarei riuscita altrettanto bene perché il Punto d’Alençon è morto seppellito, io credo per molto tempo. […]
Ora sono ben ristabilita. Sabato mi sono alzata alle sei per aiutare la donna che avevo preso per curare me e la bambina. La cameriera, che aveva dormito perfettamente, non si alzava e questa donna era impicciata per la piccola Celina e la piccola Teresa, tutte e due che piangevano. Mi sono ricaricata alle nove e rialzata a mezzogiorno e così di seguito per tutta la giornata. Domenica mi sono occupata quasi tutto il giorno delle bambine. Lunedì ho fatto una spedizione di pizzi e non ho avuto un minuto di riposo. Dite dunque ancora che non sono forte! Spero di andare presto a veder la mia figlioletta. […]
La sua affezionata sorella
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