Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,51-58)
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Il commento
“Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita” (6,53). L’Eucaristia non è una graziosa appendice ma il cuore della vita. Il legame tra il pane e la vita appare più volte in questa catechesi: “Io sono il pane della vita” (6,35); “Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (6,51). Pane e vita s’intrecciano così strettamente da poter dire che se non accoglie il Pane che discende dal Cielo, l’uomo si priva della vita. Commenta sant’Agostino: “Chi vuole vivere ha dove attingere la vita” (Commento al Vangelo di Giovanni, 26,13). Gesù si presenta come colui che è la vita e dà la vita. L’umanità si divide tra quelli che pensano di possedere le chiavi della vita e quelli che, sapendo di non avere questo potere, si dispongono ad accogliere il Dio della vita. L’uomo non possiede la vita né può fabbricare la vita. Non possiede l’amore né può fabbricare l’amore. Se vogliamo la vita, dobbiamo calpestare l’orgoglio che alimenta l’autosufficienza. Chi non si accontenta delle briciole e vuole pienezza di vita, la deve chiedere a Colui che ha promesso di dare la vita in abbondanza (Gv 10,10). Tante volte purtroppo chiediamo vita a chi può dare solo la manna; peggio ancora, mangiamo cibo avvelenato che riempie ma non dà la vita. Se vuoi la vita, chiedi a Cristo. Questa consapevolezza deve accompagnare fin dall’inizio il cammino di fede. È la luce che orienta tutti i nostri passi. Il cristianesimo non è una zuppa di valori condivisi ma l’annuncio che in Cristo – e solo in Lui – l’uomo rinasce. L’apostolo Paolo riassume così il compito della Chiesa: “ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra” (Ef 1,10).
Gesù si presenta come “il pane vivo disceso dal Cielo”: questa espressione apre e chiude il brano liturgico che oggi meditiamo (6, 51.58). Quant’è grande la tenerezza di Dio! Lui sa che non siamo in grado di salire sino al Cielo, è Lui che discende e dona a tutti la possibilità di ascoltare la Parola e ricevere il Pane della vita. Non sciupiamo questa grazia.
Briciole di Vangelo
di don Silvio Longobardi
s.longobardi@puntofamiglia.net
“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.
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