9 Settembre 2024

Eliminare il senso del dolore ci donerà pace?

Pedro Almodóvar vince il Leone d’oro alla 81esima Mostra del Cinema di Venezia per The Room Next DoorLa stanza accanto con Tilda Swinton e Julianne Moore. La storia (ispirata al romanzo di Sigrid Nunez Attraverso la vita) racconta di due amiche che si ritrovano dopo anni: Martha ha un tumore che si rivela impossibile da curare e Ingrid decide di starle vicino, anche quando l’amica le chiede di non abbandonarla nel momento in cui deciderà di togliersi volontariamente la vita. Ottima operazione culturale per sdoganare ancora una volta il diritto all’eutanasia facendo leva sull’emotività e i finti sentimenti altruistici.

D’altronde l’Italia, che si prepara alla discussione al Senato il 17 settembre del ddl Bazoli, Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita, considera moderno il diritto a farsi ammazzare per sollevare lo Stato dalle spese sanitarie di assistenza. Ma si sa, questo non può essere detto apertamente e dunque mandiamo migliaia di persone al cinema o comodamente seduti sul salotto di casa e li indottriniamo, da parte di esperti nel mestiere come Almodóvar, su quelle che riteniamo le conquiste civili. Un principio elementare della diffusione di una certa parte di cultura. Basti pensare al successo del film tratto dal romanzo di Jojo Moyes, Io prima di te, che fa sembrare l’eutanasia e l’accettazione di essa anche da parte dei familiari della vittima, come un atto d’amore infinito.

La cultura – intesa anche come canzoni, film, articoli, libri, social – prepara le menti passando per le emozioni e i sentimenti, le leggi creano costume, il costume crea introiti e risparmi economici. E tutto questo nella più completa violazione della dignità umana. Ciò che non è produttivo si elimina. Su questo tema come per l’aborto, credo che giocare a limitare i danni sia molto pericoloso. Se non recuperiamo la cultura della cura nelle famiglie, dell’accompagnamento amorevole alla conclusione della vita finiremo per convincerci tutti che accompagnare un nostro caro alla morte sia la più grande azione di amore che noi potremmo fare per lui. Esattamente come nel film di Almodovar.

Si elimina la persona con la scusa e l’illusione che la scienza non può fare altro. In questo modo alla medicina si applica un valore di summa scientia che va al di là del suo fine e della sua missione specifica: curare e non uccidere, accompagnare alla morte e non emettere sentenze esecutive di morte. Possibile che non abbiamo altre risposte? Una società che condanna i suoi figli alla morte che società è? Abbiamo una responsabilità. Per quanto il loro dolore ci scandalizzi, dobbiamo prenderci cura di ciascuno con amore e con speranza. C’è un senso. Togliere questo senso significa condannarci al Nulla. Costa fatica ma l’amore è sempre dolorosamente e profondamente doloroso. Ma in quel dolore è racchiuso un frammento di eternità. Beati quelli che riusciranno a vederlo con gli occhi del cuore.



Il Caffè sospeso...
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Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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1 risposta su “Eliminare il senso del dolore ci donerà pace?”

Premesso che il film non l’ho visto e Almodovar non è tra i miei registi preferiti, tendo ad escludere che il Leone d’oro sia arrivato come operazione preconfezionata di una certa cultura…
L’eutanasia tocca corde profonde perché va ben oltre la morte a cui nessuno mai potrà sottrarsi. Riguarda invero anzitutto la sofferenza, quella insopportabile nonostante le cure; quella che fa dubitare che la vita abbia ancora un barlume di senso per essere ancora vissuta. Mi è fin troppo chiaro il tema religioso prima ed etico poi; sono senz’altro d’accordo delle pericolose derive che certi disegni di legge vanno suggerendo; sono meno d’accordo che i credenti, ed i cattolici in particolare, trattino la questione come una delle tante a loro care, senza soffermarsi sul fatto che qui in particolare è in gioco il diritto a non andare più avanti quando tutte le energie di cui si dispone sono state divorate da quel mostro che è il dolore.

È certamente meraviglioso auspicare per sè e per tutti una morte santa, concetto nel quale è compresa la morte non per volontà propria; la nostra vita non ci appartiene; solo Dio può disporne. Eppure, da credente, faccio fatica ad “imporre” questa mia speranzosa visione a chi, non credendo, vive la tragedia quotidiana di una vita colma di sofferenze fisiche e morali ormai insopportabili.

A quel fratello/sorella, oltre alla mia preghiera e conforto, se possibile, vorrei lasciare anche la libertà di decidere se continuare a soffrire nella speranza di trovare in quell’inferno un senso …oppure no.

Insomma, pare che la maggioranza dei credenti non metterebbe mai in discussione la legge sul divorzio e (aggiungo purtroppo) neanche quella sull’interruzione volontaria della gravidanza. Legiferare (aggiungo bene) sul fine vita ritengo sia almeno un’opzione su cui riflettere seriamente.

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