Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati (Gal 6,14-18)
Fratelli, quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.
Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio.
D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo.
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.
Il commento
“D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo” (6,17). Nell’antichità lo schiavo riceveva una specie di marchio sul corpo che indicava qual era il suo padrone. Quando scrive di aver ricevuto “le stigmate di Gesù”, l’apostolo Paolo confessa che tutto il suo essere, anima e corpo, appartiene a Cristo. Questa parola è quanto mai adatta per esprimere la spiritualità di Francesco. L’esperienza della croce, infatti, appartiene intimamente alla sua vita. È stato il Crocifisso a parlargli, nella chiesetta di san Damiano: “Va’, Francesco, ripara la mia casa” (FF 593). Una nuova e decisiva tappa di un cammino di conversione che troverà il suo sigillo definitivo sul monte della Verna nel 1224, due anni prima della morte, quando ha ricevuto le stigmate, segno di un’esperienza segnata da una sempre più piena conformazione a Cristo. Sono passati esattamente otto secoli da quell’evento. L’esperienza della Verna, “mostra a quale grado di intimità egli fosse arrivato nel rapporto con Cristo crocifisso” (Benedetto XVI, 17 giugno 2007). Commenta san Bonaventura: “il verace amore di Cristo aveva trasformato l’amante nella immagine stessa dell’Amato” (FF 1228). Quando Mosè scende dal monte porta sul volto i segni luminosi della gloria (Es 34,29), Francesco invece i segni della passione. Colui che scenda dal monte, scrive Paul Claudel, è “Gesù Cristo insieme a Francesco, una sola cosa con Lui che vive, soffre e redime”.
La testimonianza di Francesco è un ideale molto alto, assolutamente sproporzionato rispetto a quello che noi pensiamo di poter dare. Non fa per noi. E tuttavia, affidandoci all’intercessione del Santo, ripetiamo con sincera umiltà le parole dell’apostolo Paolo: “quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo” (6,14). E chiediamo la grazia di non rattristarci né scoraggiarci dinanzi alle difficoltà, piccole e grandi, ma di viverle in comunione con Colui che ha fatto della sua Croce, e di ogni croce, una sorgente di vita.
Briciole di Vangelo
di don Silvio Longobardi
s.longobardi@puntofamiglia.net
“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.
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