FRANCESCANESIMO

San Francesco, Patrono d’Italia, continua a toccare cuori: la storia di un frate

Twice25 & Rinina25, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Il 4 ottobre, ricorre la festa di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia. Cosa ha da dire oggi, a noi? Come ci tocca la sua spiritualità? Riportiamo una testimonianza: a parlare è un frate, che ha raccontato la sua storia durante un ritiro tenutosi a Bologna, a dei giovani provenienti da ogni parte d’Italia.

Per lungo tempo, fra M. si era definito ateo. Un giorno, in un periodo critico dal punto di vista esistenziale, fu invitato in Assisi. Accettò. Lì incontrò Cristo e abbracciò la vita povera proposta da san Francesco. Del santo, oggi patrono d’Italia, Fra M. dice di ammirare la libertà rispetto alle ricchezze e ai beni materiali, la serenità davanti a “sorella morte”, la capacità di dar senso alla vita guardandola sempre in funzione dell’eternità. Lui, che voleva bastare a sé stesso e far tutto da solo, dal poverello assisiate ha imparato la fiducia nella Provvidenza, la semplicità di cuore, l’umiltà… 

Ripercorriamo brevemente le tappe della sua vocazione…

Subito dopo la Cresima aveva lasciato la Chiesa, come fanno in tanti. “Avevo scambiato il sacramento della Confermazione per un altro: quello dell’estrema unzione”, dice, scherzando, davanti a sessanta giovani provenienti da tutta Italia per un ritiro e raccolti in un prato di Bologna, per ascoltarlo. 

Aveva anche fatto una promessa a sé stesso: non avrebbe più messo piede in una chiesa e la domenica si sarebbe ritenuto libero dal “dovere” della messa che aveva sempre vissuto come imposizione dei catechisti. 

Spirito libero e indipendente, ha iniziato a mantenersi da solo appena diventato maggiorenne, nel frattempo, però, studiava e frequentava gli amici. Arrivarono i primi innamoramenti e anche le prime delusioni sentimentali. Anche se soffriva, era solito non far trapelare nulla: aveva amici, ma non li trattava come tali, perché si vergognava a parlare di sé, del suo dolore, e preferiva lasciare che il cuore si spezzasse nel silenzio. 

Dentro, inoltre, sentiva un vuoto: che senso aveva la vita? Che senso aveva stare su questa terra, se “tanto siamo tutti destinati alla morte”? Che senso aveva sballarsi, per non pensare? 

Lui voleva qualcosa di più. Voleva capire chi fosse. Voleva trovare una direzione, ma non sapeva da dove iniziare. 

D’altronde, in Dio non credeva: questa era l’unica certezza che aveva

Leggi anche: Cosa direbbe san Francesco, se venisse intervistato oggi? L’esperimento in un liceo (puntofamiglia.net)

Un giorno, un amico gli chiese di accompagnarlo ad Assisi. Decise che lo avrebbe fatto, ma non entrò neppure in una chiesa per tutta la giornata. Il Signore trovò il modo di raggiungerlo lo stesso, anche fuori dalle mura di un santuario.

Nel pensionato dove avrebbero dormito per una notte lui e l’amico, c’era una suora. La religiosa ha iniziato a parlare con lui. Ad un certo punto, gli ha chiesto: “Come stai?”. Tutte le sue difese sono crollate davanti a quella domanda sincera. Al termine di una lunga chiacchierata, che gli causò una notte insonne, la suora lo invitò ad un corso vocazionale. Lui, però, rifiutò cordialmente e tornò alla sua vita di sempre. 

Passò molto tempo, continuò a scappare da Dio, finché non si ritrovò a svolgere servizio in una casa di riposo e si accorse che non poteva più fuggire dalle domande di senso che lo assillavano. Voleva capire che senso avesse vivere, soffrire, amare, invecchiare, morire. C’era oppure no qualcosa che andava oltre? Qualcosa che riempie l’anima? Qualcosa che ci disseta al punto da non cercare altro? 

Un pomeriggio, uscito dal ricovero, entrò in una chiesa. Sedutosi davanti al tabernacolo si sentì guardato. C’era un Vangelo aperto. Proprio quel giorno si parlava della pecorella smarrita. Leggendolo, capì e pianse molto: Dio lo stava cercando. 

Tornò in Assisi, culla della spiritualità francescana. 

Lì si convertì pienamente, approfondì la figura di Francesco, il suo carisma, iniziò un periodo di discernimento e, infine, scoperta la sua vocazione, intraprese il percorso che lo avrebbe portato ai voti.

Fra M. è solo uno dei tanti testimoni di come, da oltre ottocento anni, San Francesco continui a toccare i più lontani, a invitare alla conversione, a suscitare scelte evangeliche radicali che conducono alla gioia piena.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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