TESTIMONI

Storia di Jerzy Popiełuszko: infastidì regime comunista difendendo la vita nel grembo

Uno degli scopi principali del totalitarismo comunista era la distruzione psicologica o l’eliminazione fisica degli oppositori. Trattando la religione come “oppio per i popoli”, i comunisti percepivano la Chiesa come “nemica”. Uno dei martiri del regime in Polonia è stato Jerzy Popiełuszko, sacerdote che si è impegnato per tutelare la vita nascente. Lo chiamavano: “Il difensore della culla”. 

A 40 anni dall’assassinio di don Jerzy Popiełuszko, rapito e selvaggiamente assassinato il 19 ottobre 1984, Ares pubblica Jerzy Popiełuszko (pp. 272, euro 16,80), una biografia non convenzionale del sacerdote, con tre autori: Włodzimierz Rędzioch, Grzegorz Górny, Janusz Rosikoń.

Il libro, tradotto dal polacco, si avvale dei contributi dei familiari di don Jerzy, di illustri personalità della Polonia, di tre cardinali, fra cui il prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi Marcello Semeraro che ha firmato la Presentazione all’edizione italiana.

Uno degli scopi principali del totalitarismo comunista era la distruzione psicologica o l’eliminazione fisica degli oppositori, anche con l’assassinio. I comunisti, trattando la religione come “oppio per i popoli”, percepivano la Chiesa come nemica del sistema e ostacolo nella creazione dell’homo sovieticus, perciò, essa divenne il bersaglio principale del regime. 

Dentro il Ministero degli Interni polacco fu creato un dipartimento speciale che si occupava specificamente della lotta contro la Chiesa

Migliaia di agenti perseguitavano il “clero reazionario”. 

In Polonia negli anni Ottanta del sec. XX ci furono un centinaio di omicidi politici, compiuti quasi sempre da “autori sconosciuti”. Tra le vittime c’erano anche i sacerdoti. Il libro racconta la vita e l’assassinio di uno di loro: don Jerzy (Giorgio) Popiełuszko. La Chiesa ha riconosciuto il suo martirio e l’ha beatificato il 6 giugno 2010. 

Nel libro si scopre, tra l’altro, un don Jerzy Popiełuszko impegnato difensore della vita (“Il difensore della culla”). Azione che portò avanti nel realizzare il ministero pastorale per infermieri, studenti di Medicina e medici. Attività che accrebbe il “fastidio” del regime Comunista per il prete polacco.

“Compito della Chiesa non è soltanto quello di annunciare teoricamente la santità della vita, il diritto alla vita dei nascituri, ma anche la protezione di questo diritto. C’è urgente bisogno di avviare iniziative concrete aventi per scopo l’aiuto specifico alle madri sole, alle ragazze incinte, che esitano a far nascere il bambino”: così si esprimeva Popiełuszko (Jerzy Popiełuszko, p.147). Un programma.

Josef Stalin e Adolf Hitler introdussero per la prima volta l’aborto su richiesta in Polonia” si ricorda nel libro. Il primo nel 1939, il secondo nel 1943. 

Per il Terzo Reich, la fertilità degli slavi era indesiderata. Quindi, preservativi e aborti erano fortemente promossi. Dopo la guerra, la Repubblica Popolare Polacca, sotto il regime comunista, il 27 aprile 1956, legalizzerà di nuovo l’aborto a richiesta.

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L’aborto diventerà quindi un luogo comune in Polonia, nonostante i voti della nazione polacca del 1956 alla Madonna di Jasna Góra. “L’unica istituzione che sensibilizzava su questo problema le coscienze umane era la Chiesa cattolica”. 

Pensiamo tutti all’opera del Papa Polacco, S. Giovanni Paolo II. In questo contesto si inserisce la pastorale per la vita del nascituro portata avanti dal beato Jerzy Popiełuszko.

“Può vincere il male solo chi è pieno di bene […]. Vincere il male con il bene è restare fedeli alla verità […]. La verità come la giustizia è unita all’amore e l’amore costa” scriveva il beato martire polacco, morto a solo 37 anni. Il card. Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi in Prefazione, scrive: «Accrescere la conoscenza di questo sacerdote, beato e martire sarà davvero un bene per tutti, perché attraverso il sacrificio dei martiri Dio cambia i cuori degli uomini». 

Il volume è composto da tre elementi: le interviste di Włodzimierz Rędzioch con i familiari e amici di don Jerzy, ma anche con i cardinali Angelo Amato, prefetto emerito del Dicastero per le Cause dei santi, e Stanisław Jan Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia e segretario particolare del santo papa polacco Giovanni Paolo II; i testi di Grzegorz Górny che raccontano lo scenario storico della vita del beato martire e il servizio fotografico con il materiale d’archivio e gli scatti di Janusz Rosikoń. 

“La santità non è qualcosa che spunta all’improvviso e in un terreno infecondo. Fin dall’antichità, difatti, il paradiso è stato paragonato a un prato, dove fioriscono tanti fiori: (…). Così è stato per Jerzy Popiełuszko: da ragazzo timido qual era, egli è cresciuto nel terreno della Chiesa, maturando anche nella virtù della fortezza cristiana sino a divenire capace dell’atto supremo”, scrive il card. Marcello Semeraro nella Presentazione.

Un invito ad essere santi, tutti.

Uno degli autori del libro, Wlodzimierz Redzioch (nella foto al centro, vicino a Massimo Gandolfini) è andato in visita alla tomba di Popielusko, a Varsavia, insieme ad un gruppo di persone. Era presente anche Marina Casini (in foto a destra), Presidente della Federazione One of Us, il fratello del Beato, Jozef Popieluszko e il nipote Marek.




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