Maria Cristina Cella è una mamma di tre bambini quando a 26 anni nel 1995, muore per un tumore. Aveva rifiutato le cure che avrebbero potuto danneggiare la terza gravidanza. A quel terzo bambino che ha potuto accompagnare solo per soli 16 mesi, scrive una lettera meravigliosa:
“Caro Riccardo, tu devi sapere che non sei qui per caso. Il Signore ha voluto che tu nascessi nonostante tutti i problemi che c’erano. Papà e mamma, puoi ben capire, non erano molto contenti all’idea di aspettare un altro bambino, visto che Francesco e Lucia erano molto piccoli. Ma quando abbiamo saputo che c’eri, ti abbiamo amato e voluto con tutte le nostre forze. Ricordo il giorno in cui il dottore mi disse che diagnosticavano ancora un tumore all’inguine. La mia reazione fu quella di ripetere più volte: “Sono incinta! Sono incinta! Ma io dottore sono incinta!” Per far fronte alle paure di quel momento ci venne data una forza smisurata di volontà di averti.
Mi opposi con tutte le mie forze al rinunciare a te, tanto che il medico capì già tutto e non aggiunse altro. Riccardo, sei un dono per noi. In quella sera, in macchina, di ritorno dall’ospedale, quando ti muovesti per la prima volta, sembrava che tu mi dicessi: “Grazie, mamma, che mi vuoi bene!” E come non potremmo non volertene? Tu sei prezioso, e quando ti guardo e ti vedo così bello, vispo, simpatico… penso che non c’è sofferenza al mondo che non valga la pena per un figlio.
Il Signore ha voluto ricolmarci di gioia: abbiamo tre bambini stupendi, che, se Lui vorrà, con la sua grazia, potranno crescere come Lui vuole. Non posso che ringraziare Dio perché ha voluto farci questo dono grande, che sono i nostri figli. Solo Lui sa come ne vorremmo altri, ma per ora è davvero impossibile” (24 settembre 1995, Ospedale di Marostica).
Nel giorno in cui la luce della santità riveste il nostro cuore, ho pensato a lei, a questa mamma, alla sua fede semplice e incarnata. Nel suo diario, cinque giorni prima di morire scrive: “Sono ancora qui in tua compagnia Signore, dove tu mi vuoi da sola per parlare al mio cuore. Ho paura, ma non tanta, perché ti sento, percepisco la tua presenza silenziosa ma reale. Ci sei, ci sei. Sei qui al mio fianco. Non parli, ma sussurri al mio cuore dolci parole che mi fanno gioire”. E il suo parroco racconta che il giorno della morte Maria Cristina ripeteva: “Fare la tua volontà è la mia pace”. Così vivono e così muoiono i santi.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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