CORRISPONDENZA FAMILIARE

Il battesimo è solo il primo passo. Come educare alla fede

4 Novembre 2024

Accompagnare i figli al sacramento del Battesimo apre orizzonti nuovi e ricorda ad ogni genitore che il primo e più impegnativo compito che ha ricevuto è quello di educare alla fede. Tanti genitori rispondono con premura e responsabilità a tutte le necessità materiali dei figli ma non sono più capaci di testimoniare la bellezza e la fecondità della fede. Sanno riempire lo zaino dei figli ma non sono più capaci di nutrire il cuore. Danno ciò che piace ma non insegnano a cercare ciò che è vero.

Caro don,

gli occhi quasi si chiudono… Ma il cuore desidera vegliare. Mi aiutino gli angeli e i Santi del cielo. E festa sia. Sono ai piedi di Gesù, gli affido la piccola Benedetta e le altre bambine, sono tutte care al Suo cuore. 

Questa sera, prego con le parole di santa Teresa: “O Gesù, mio sposo divino, che io non perda mai la seconda veste del mio Battesimo! Prendimi prima che compia la più leggera colpa volontaria. Che io non cerchi e non trovi mai che te solo e le creature non siano niente per me e io non sia niente per loro, ma tu, Gesù, sia tutto!”. Vorrei tanto che fosse così per Benedetta e per ciascuna delle nostre bambine. 

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Oggi ho riletto la preghiera che santa Zelia faceva per ogni figlio, non appena veniva alla luce, confesso che non è facile usare queste parole ma voglio ripeterle con cuore docile: “Signore, accordatemi la grazia che questa creatura vi sia consacrata e che nulla venga a offuscare la purezza della sua anima. Se mai si dovesse perdere, preferisco che la prendiate subito”.

Eccoci, tutto è pronto, siamo pronti anche noi ad “immergere” la piccola Benedetta nel dono della nuova amicizia con Gesù. Questa sera chiediamo al buon Dio la grazia di saperla accompagnarla con saggezza nelle vie della vita. 

Cara Lucia,

grazie per questi frammenti che mi hai inviato, segni di una fede viva e desiderosa di dare ai figli tutto il bene possibile. È una consolazione sapere che vi siete preparati al battesimo con una più intensa preghiera. Quello che i genitori possono e devono dare ai figli è ben poco rispetto a quello di cui i figli hanno bisogno. Tutto l’amore dei genitori non basta per arredare di gioia la vita dei figli. Ci vuole la grazia, quella che viene dal Cielo. 

Il battesimo di Benedetta è stato il sigillo di un anno particolarmente luminoso segnato dalla gioia della gravidanza e dalla festa eucaristica di Chiara; e segna l’inizio di un altro anno eucaristico in vista della Prima Comunione di Vittoria. La grazia sacramentale accompagna, illumina e sostiene la vita ordinaria di una famiglia. In mezzo agli impegni e alle responsabilità, la luce di Dio risplende e orienta i passi. Il mistero di Dio che si fa carne e quasi rimane nascosto nell’umile quotidiano. Questa coscienza di fede rende tutto più bello e tutto… più impegnativo. È certamente consolante sapere di vivere in compagnia di Dio; ma è anche impegnativo perché siamo chiamati a portare Dio in ogni cosa.Dio è l’unico Signore”, abbiamo proclamato ieri nel Vangelo. Tutto a partire da Dio, tutto in nome di Dio,

Il battesimo è il primo passo di una grande avventura. “Chiedendo il battesimo vi impegnate a educarla nella fede”: sono le prime battute del Rito, fin dall’inizio la liturgia chiama in causa la responsabilità educativa. La Chiesa non vi chiede se siete disposti ad amare i figli, sarebbe una cosa talmente ovvia da risultare superflua. Vi chiede invece se siete disposti ad accompagnare i figli nel cammino della fede con la parola e la testimonianza della vita. Questa consapevolezza purtroppo non è scontata, anzi possiamo ben dire che, nella grande maggioranza dei casi, coloro che chiedono il battesimo non hanno affatto coscienza dell’impegno che assumono dinanzi a Dio. 

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È un capitolo importante della vita ecclesiale. Anzi, a mio parere è quello decisivo. Tempo fa, in uno dei commenti quotidiani al Vangelo, scrissi 

Tanti genitori rispondono con premura e responsabilità a tutte le necessità materiali dei figli ma non sono più capaci di testimoniare la bellezza e la fecondità della fede. Sanno riempire lo zaino dei figli ma non sono più capaci di nutrire il cuore. Danno ciò che piace ma non insegnano a cercare ciò che è vero.

Con quella radicale semplicità degli umili Zelia e Luigi Martin dicevano: “Dio primo servito”. Sia questa anche la regola della vostra casa, quella che illumina ogni scelta. Era questa la fede che Zelia comunicava alle figlie insegnando una formula da recitare ogni mattina, una preghiera semplice e profonda: “Mio Dio, vi dono il mio cuore, prendetelo, se vi fa piacere, affinché nessuna creatura lo possa possedere, ma voi solo, mio buon Gesù”. In questa preghiera, molto adatta ai bambini anche quando sono piccoli, c’è la fede nella sua essenzialità. Ricordando questo insegnamento, Celina Martin, una delle sorelle di santa Teresa, scrive: “la mamma ci abituava ad obbedire per amore, per far piacere al piccolo Gesù” (Incomparabili genitori, 105). 

Non potete conoscere in anticipo quello che faranno le vostre bambine, ma fin d’ora sapete che per ciascuna di loro Dio ha qualcosa di bello e di grande. A voi il compito di testimoniare che Dio solo può riempire di gioia la vita. Non siete soli e non potete portare da soli una responsabilità così grande. Siete figli di una Chiesa che vi nutre e vi dona costantemente tutta la grazia di cui avete bisogno. 

Affido al Signore ogni vostro desiderio di bene, non mancheranno i passaggi più faticosi ma, siatene certi, non mancherà neppure l’amore di Dio e la presenza degli amici. Vi abbraccio.

Don Silvio




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.


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