18 Novembre 2024

Resistere al naufragio dell’amore

Amare una persona non è affatto semplice. Sposarla e stare insieme tutta la vita sembra essere diventata un’avventura per pochi eroi. Nella società in cui viviamo, una letteratura popolare, dai film alle serie televisive, ci propone con insistenza un modello di matrimonio con facili vie d’uscita. Ci si sposa per soddisfazione personale. Si rimane insieme finché si sta bene senza fatica, finché si prova calore e si è felici. Se si comincia a soffrire è legittimo guardarsi intorno e cercare altrove la propria soddisfazione. L’impegno di fedeltà è superato. La solitudine non va tollerata. Quando le cose vanno troppo male, c’è sempre il divorzio. L’amore è solo un sentimento, per cui se non lo si sente più, se non sento le campane suonare e i fuochi di artificio quando sto con mio marito/con mia moglie, vuol dire che il matrimonio è finito.

Ci sono tanti motivi che portano una coppia verso la crisi. Innanzitutto, la mancanza di comunicazione e dialogo. Poi le delusioni, le aspettative infrante, le scelte di vita che non convergono più. Spesso incide molto l’influenza della famiglia di origine nel rapporto di coppia. Poi c’è l’adulterio commesso o subito, i problemi di dipendenza da droghe, alcol, ecc. mantenere interessi e abitudini che escludono il coniuge, come si facesse una vita da scapoli, pur essendo sposati.

Dal vostro osservatorio privilegiato riuscite, anche per grandi linee, ad individuare un filo rosso che giustificherebbe la crisi dalla coppia oggi? Un problema frequente è la solitudine: molte coppie vivono prive di un sistema di sostegno familiare o amicale, oppure pensano che il matrimonio riguardi “solo loro due”, che sia una cosa privata, che “i panni vanno lavati in casa”. Quasi sempre una coppia tende a tenere nascosta la crisi anche alle persone vicine (genitori, parenti, amici). Si finge che tutto vada bene, nascondendo la verità di un matrimonio ferito e si tengono gli altri a distanza dai propri problemi perché ci si vuole sentire parte di un gruppo e si teme un rifiuto o il giudizio.

Alcune coppie hanno partecipato a corsi per fidanzati tra i più qualificati nell’ambito della Chiesa Cattolica, e si chiedono: “Perché è successo anche a noi?”. Loro stessi si sentono disarmati e spaventati di fronte alla crisi e alle conseguenze sulla loro relazione. Tante volte la coppia non capisce da dove sia iniziata la crisi, quale sia il vero problema, ma ad un certo punto uno dei due scoppia perché sente l’altro assente. Tra i due si amplifica, così, l’incapacità di comunicare. Di fronte a questa sofferenza, quando ne veniamo a conoscenza, spesso non sappiamo che risposta dare. A volte anche i sacerdoti non sanno cosa consigliare, né cosa fare di fronte a tanto dolore.

La vita di coppia è fatta di tanti momenti di gioia e di bellezza in cui godiamo della presenza dell’altro ma è fatta anche di tante pagine buie fatte di incomprensioni, freddezza, distanza che impediscono alla grazia del matrimonio di attecchire e portare frutto. Sì, a volte siamo proprio noi sposi a impedire alla grazia del matrimonio di lievitare e far lievitare la pasta del nostro amore e della nostra famiglia. Perché siamo più concentrati a risolvere i problemi personali, la delusione che l’altro non sia quello che sognavamo, accorgersi nel matrimonio di avere abitudini e modi di fare totalmente opposti. Come fare in modo che questa delusione non diventi un cancro che poco alla volta, giorno dopo giorno, se non curato, corroda l’amore fino a farlo morire?

È necessario essere e restare vigilanti. L’amore è come un bambino bisognoso di cure che deve crescere e diventare adulto senza la pretesa che si autogestisca, o viva in autonomia. Per non morire la pianta deve essere curata. Prendere consapevolezza di questo impegno espresso già nel rito del matrimonio, è una buona base di partenza. Scrive san Josemaria Escrivà: “Dalle discussioni di solito non viene la luce, perché la passione la spegne”. La rabbia impedisce di cercare il Bene. Io mi rendo conto che questo processo è molto faticoso. Quando uno litiga fa prima a buttare dalla finestra tutto piuttosto che cercare faticosamente un’armonia. È necessario invece scegliere le parole giuste, evitare quelle espressioni che certamente sappiamo possono ferire profondamente il coniuge. O peggio ancora conservarle nella bisaccia dei rancori che portiamo sempre con noi per lanciarle come pietre al momento giusto. È un atteggiamento che va certamente corretto. Usare delicatezza, rispondere gentilmente, parlare con umiltà delle proprie convinzioni non può che favorire il dialogo e la ricerca della pace. 

Ci sono degli aspetti che se non vengono affrontati e non si arriva ad una decisione condivisa, valutata alla luce della fede e con una guida spirituale si rischia di naufragare. Parlo ad esempio: del modo in cui si vive il lavoro, o dell’indisponibilità di uno di vivere una sessualità soddisfacente, o dell’educazione dei figli, o del rapporto con le famiglie di origine. Questi aspetti vanno affrontati con cura, senza paura e arrivando ad un accordo, cioè al momento in cui i due cuori cantano insieme per l’amore comune. Questo significa avere una progettualità nella coppia, questo significa non vivere solo sull’onda dell’emotività, vivere l’amore di coppia come un comandamento e non solo come un sentimento. Questo significa vivere un rapporto intimo con Gesù il Maestro. E il Signore i suoi amici li ama, li serve e li salva. Non li lascia in balia delle onde. Sale sulla barca insieme a loro e dona la bonaccia, la pace.



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).


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