maternità surrogata “Papà per scelta”: quando il sentimentalismo non lascia posto a un dibattito vero Autore articolo Di Cecilia Galatolo Data dell'articolo 19 Novembre 2024 Nessun commento su “Papà per scelta”: quando il sentimentalismo non lascia posto a un dibattito vero di Cecilia Galatolo La maternità surrogata è una pratica buona? La psichiatria infantile è netta nel dire che strappare un bambino dalla sua mamma equivale a ucciderla per lui e poiché il piccolo, nei primi tre anni di vita, non è neppure in grado di capire e interiorizzare che una mamma può morire, quello strappo produrrà nel suo inconscio un inevitabile senso di abbandono. Potrà superarlo? Probabilmente sì, con i giusti mezzi, ma perché qualcuno dovrebbe considerare diritto “uccidere” la mamma di un bambino per averlo con sé? Poco fa mi sono imbattuta su una pagina Instagram chiamata “Papà per scelta”, molti di voi sicuramente la conosceranno. È gestita da una coppia omosessuale che ha sigillato la propria relazione con un’unione civile, sette anni fa. Attualmente, hanno con loro due bambini, nati da maternità surrogata, con “l’aiuto” di una donna di Las Vegas. I video che pubblicano mostrano la loro “meravigliosa famiglia queer” e sono mirati a normalizzare non solo l’unione omosessuale (i due si definiscono reciprocamente “marito”), ma anche – anzi, soprattutto – la bontà della cosiddetta “gestazione per altri”. Mostrano la loro vita felice nella quotidianità, immortalano i viaggi oltreoceano che fanno per andare a trovare la mamma surrogata (Definita Belly Mommy), con la quale sono rimasti in contatto e, dicono, in ottimi rapporti (stando a quanto si evince dal social, circa una volta ogni due anni, passano qualche giorno insieme, anche con i figli di lei, che, infatti, è sposata e madre di tre). Una famiglia allargata a tutti gli effetti, dove battute simpatiche, momenti goliardici e nomignoli ci danno l’impressione di assoluta normalità e trasmettono un clima di affetto, esattamente come nelle soap americane. Sotto a questi video, fiumi di commenti positivi: gente che dice di commuoversi, tra chi li definisce “eroi” in questa Italia antidemocratica, e chi parla di miopia e cecità di cuore (solo un ignorante può non capire che l’amore è amore ed è l’unica cosa che conta in una famiglia, soprattutto per dei figli), persone che li chiamano “fantastici” e li incoraggiano nel loro attivismo a favore delle famiglie arcobaleno. Se commenti in modo diverso, passi automaticamente per il triste omofobo che deve cambiare mentalità. Nel giorno in cui si è diffusa la notizia della “Gpa reato universale”, in questa pagina è andata in onda una diretta dal titolo: “Reato universale? No, amore universale!”. Sono interventi ospiti (definiti nei commenti “illuminanti”) che difendevano il diritto della donna di fare del suo corpo ciò che vuole e il diritto di tutti a formare una famiglia. Si diceva che, se la donna dà il suo consenso libero e informato, non vi è alcun problema. E i bambini, invece, il consenso libero e informato ad essere strappati dalla madre a soli pochi mesi dopo la nascita possono darlo? Non esiste, in quella diretta, un contraddittorio: non viene chiamato in causa qualcuno che possa spiegare anche le ragioni del divieto di questa pratica. Eppure, basterebbe studiare molto poco per sapere che la psichiatria infantile è netta nel dire che strappare un bambino dalla sua mamma equivale a ucciderla per lui e poiché il piccolo, nei primi tre anni di vita, non è neppure in grado di capire e interiorizzare che una mamma può morire, quello strappo produrrà nel suo inconscio un inevitabile senso di abbandono. Potrà superarlo? Potrà elaborarlo? Probabilmente sì, con i giusti mezzi, come si augura che accada agli orfani e ai bambini adottati, ma perché qualcuno dovrebbe considerare diritto “uccidere” la mamma di un bambino per averlo con sé? Tutto questo, nei loro video “ad effetto”, è perfettamente taciuto. Leggi anche: “Credevo che la maternità surrogata fosse un gesto di altruismo, invece…”: la storia di Elisa Grande assente, infatti, in ogni discorso, è la scienza. Idolatrata, nel mondo di oggi, solo quando non contrasta le ideologie. Il sentimentalismo, l’emotività, le frasi dette di pancia (che in Italia hanno sempre un gran successo: siamo dei “romanticoni”) in questo caso specifico sono sufficienti. Non vi è posto per un dibattito serio. Non si cita mai, di fatto, nessun documento scientifico che approvi e legittimi il comportamento di chi ricorre alla maternità surrogata. Lasciamo da parte, in questo momento, il fatto che la donna sia considerata una macchina da riproduzione. (Gli antichi greci teorizzavano che la donna fosse solo “un campo in cui piantare il seme dell’uomo”, nulla di più, nulla di meno: stiamo tornando lì, evidentemente ci sta bene). Lasciamo stare che affittare un utero significa vendere la cosa più sacra che esista al mondo: la maternità. Pensiamo per un attimo solo alla psiche dei bambini. Per il bambino non esiste alcuna differenza tra “madre surrogata” e “madre”: per lui, colei che lo porta in grembo, è ipso facto la sua mamma. E ha bisogno di lei, per sentirsi al sicuro. Non lo dico in quanto io stessa madre (non mi permetterei di ergere la mia esperienza personale a legge scientifica universale), lo dico pensando alle direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Mi ha colpito che, in uno dei commenti su questa pagina dei due cosiddetti papà, una donna ha scritto: “Io non mi separerei mai da una creatura portata in grembo, ma sono io a essere fatta così, è un mio limite, voi siete bellissimi…”. Ebbene no, quel “limite” ce lo mette la natura, per il nostro bene. Non riconoscerlo porta a uno sconvolgimento che può essere origine di traumi. Come spiega il giornalista scientifico Simone Tropea, nel libro “Generato, non creato” (dove parla del legame madre-figlio, citando testi come Maternal Care and Mental Health, di J. Bowlby, medico che curò un documento per l’OMS sul tema della maternità e dell’attaccamento del neonato alla madre): “Con Bowlby, attraverso un approccio scientifico integrato, la scienza contemporanea afferma definitivamente che l’esperienza psichica fondamentale, per ogni individuo umano, è la relazione con la madre. Una relazione pre-culturale, che può risultare ferita o negativamente compromessa, quando viene alterata da un contesto storico e sociale, o da un evento biografico, che produce uno strappo violento e innaturale tra genetrix e generatus, trasformandosi così nell’origine inconscia di molte patologie psichiche e fisiche”. La separazione tra generato e generatrice deve avvenire in maniera graduale, “in maniera tale che il soggetto sia progressivamente in grado di interiorizzarla, riconoscendo in modo positivo ciò che questa separazione significa per la costruzione della sua identità, ovvero l’unica condizione possibile per l’originalità, allora ecco che neppure si uscirebbe dal paradigma edipico”. Si può spiegare al bambino la sua storia, certo, si può anche raccontarla in modo “carino” sui social per farci credere che i cattivi, retrogradi, integralisti, ottusi siamo noi che difendiamo la “famiglia tradizionale” (e comunque, ad onore del vero, nessuno può dire che non ci siano problemi di ogni tipo anche nelle famiglie formate da un uomo e donna), ma non si può cambiare la realtà: strappare un bambino dalla propria mamma, volontariamente, per “arricchire” della gioia dei figli due uomini che non possono averli è una forma di violenza. E, ripetiamo, non lo dicono la Meloni o il suo bigotto governo di destra, lo dice la psichiatria infantile. Se qualcuno vuole e può smentirmi, prego, ma lo faccia dal “pulpito” della scienza. Perché il sentimentalismo ci fa sempre sembrare oro tutto ciò che luccica. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag DIRITTI DELLA DONNA, GOVERNO ITALIANO, GPA REATO UNIVERSALE, MADRE SURROGATO, PSICHIATRIA INFANTILE, Utero in affitto Cecilia Galatolo Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio. Visualizza archivio → ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. 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