STORIE DI MATRIMONI
La preghiera sincera ti salva il matrimonio: la storia di Anna e Filippo
Anna e Filippo vedevano il fidanzamento come il momento centrale della costruzione del loro futuro. Si sono sposati con fede. Poi, però, è arrivata la crisi e con essa quasi il divorzio. Ad un tratto, hanno iniziato a sentire nostalgia di Dio. Nostalgia di quel “noi” costruito in “Lui”. Possibile che fosse solo un’illusione? Ecco cosa è successo dopo…
Anna e Filippo si sono sposati in Cristo. Per tre anni hanno fondato il loro fidanzamento sulla preghiera e sul discernimento. La loro è una di quelle storie rare, in cui il tempo che precede le nozze non è vissuto in modo spensierato, né come spazio per conoscersi nella convivenza: hanno deciso, infatti, di investire energie per “equipaggiarsi bene” ed essere pronti ad affrontare un’intera vita insieme.
Vedevano il fidanzamento come il momento centrale della costruzione del loro futuro. Sapevano, infatti, che la robustezza di una casa dipende dalle fondamenta.
E così, quando arrivano al “sì”, si sentono maturi e consapevoli, circondati da amici e dall’affetto di tanti.
Ben presto, però, si ritrovano in tre – arriva subito un bambino – e cambia tutto, cambiano i loro ritmi, iniziano a sentirsi più soli.
Le notti insonni, le preoccupazioni economiche, le fatiche in diverse relazioni… ed ecco che anche la coppia inizia ad accusare colpi.
Come se non bastasse, il peso di tutto ciò li porta a sentire che “Dio non li ama”: forse, hanno fondato la loro relazione sul nulla. Non sono più certi di avere nella loro casa la roccia che avevano creduto così solida nel fidanzamento.
Arrivano quasi al divorzio.
Poi, nel buio, nel dolore dei rimpianti, nella solitudine del cuore, ciascuno si ritrova a provare nostalgia.
Nostalgia di quella fede vera, profonda, genuina.
Nostalgia di quel “noi” costruito in “Lui”.
Possibile che fosse solo un’illusione?
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Non ardeva forse il loro cuore quando pregavano insieme?
Non era stato quasi come toccare il cielo, quando hanno detto il loro “sì”, autentico, davanti al Dio dell’eternità?
E quando si sono donati nella verità, anima e corpo, diventando “Uno” non era forse come ricevere già un anticipo del Paradiso?
A poco a poco hanno ricominciato a parlarsi con dolcezza, a fare memoria della loro storia, hanno iniziato a rimettere la preghiera al centro delle loro giornate e a tornare a Messa.
La confessione e l’Eucaristia sono stati dei veri toccasana per l’anima di entrambi: quel ritorno alla Grazia è stato vissuto come “immergersi di nuovo nell’acqua fresca, dopo una notte passata a sudare nel deserto; come mangiare di nuovo, dopo giorni di digiuno”.
Hanno capito che non erano stati ingannati, era tutto vero. Gesù è la Via, è la Vita.
Così, hanno iniziato un percorso con altre famiglie e oggi testimoniano che non è mai troppo tardi, ma soprattutto non si è mai troppo aridi e scoraggiati per non potersi rimettere nelle mani di Dio – rotti, sporchi, affannati – in qualunque momento.
“Non importa se lo abbiamo abbandonato, se abbiamo mangiato il fango, se ci siamo rotolati coi maiali come il Figlio Prodigo. Il Padre sta alla porta, anzi, ci attende guardando dalla finestra”.
E “non sta fermo lì perché non ci verrebbe a prendere, nel fango in cui arranchiamo, ma perché non ci forza, neppure a ricevere la grazia abbondante che vuole riversare su di noi”. Da questa storia possiamo imparare che “Se il nostro matrimonio vacilla e da un po’ non preghiamo, oggi – non domani -, adesso – non stasera – è il momento giusto per chiedere a Dio di guardarci e di aiutarci, di ravvivare in noi il desiderio di amarci in Lui”.
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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