
CORRISPONDENZA FAMILIARE
Come fare del matrimonio una buona notizia
25 Novembre 2024

Ho vissuto, questo week end, un ritiro con un buon gruppo di sposi, giovani e meno giovani, e tre coppie di fidanzati che si preparano a celebrare le nozze nell’anno giubilare. Il cenacolo, così mi piace definire questa esperienza, ha dato la possibilità di mettersi con docilità in ascolto della Parola e di imparare l’arte del dialogo coniugale. Un appuntamento necessario per tutti i battezzati, in modo particolare per gli sposi che rischiano di restare impantanati nella vita ordinaria, assorbiti dalle molteplici urgenze e responsabilità. Hanno bisogno di alzare lo sguardo.
In questi due giorni abbiamo meditato il Magnificat, il Cantico in cui la Vergine annuncia la misericordia di Dio che accompagna, illumina e risana la vita del suo popolo. Al termine del ritiro, raccogliendo le parole seminate nel corso della breve ma densa esperienza, ho consegnato i punti qualificanti per ricordare i passi da fare. Sette punti che voglio condividere oggi con voi, certo che siano i sentieri delle fede qualificanti per fare del matrimonio un’avventura sempre più bella.
Anzitutto ripartiamo da Nazareth dove avviene l’evento più importante della storia, quello che ci ha fatto entrare nella pienezza del tempo. Quando la Vergine chiede in che modo Dio intende realizzare la sua opera, l’angelo risponde: “lo Spirito Santo scenderà su di te” (Lc 1,35). È una parola da custodire come una reliquia. Tutto nasce dall’Alto, da Dio. E tutto cresce grazie allo Spirito che il Padre dona sempre e con abbondanza. È una verità che sta all’origine della nostra vita, siamo diventati figli di Dio non per nostro merito ma per grazia: siamo rinati “dall’acqua e dallo Spirito”, come leggiamo nel Vangelo di Giovanni (Gv 3,5). Se diventiamo figli in forza dello Spirito, possiamo vivere da fratelli solo se invochiamo e accogliamo lo Spirito.
Il secondo passo è ricordare che il matrimonio è una vocazione. Il legame che unisce gli sposi non è solo il frutto di un accordo umano, non nasce solo dalla forza dei sentimenti ma è opera di Dio. Il matrimonio non è solo un dono di Dio ma opera sua, come annuncia Gesù nel dialogo con i farisei: “quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi” (Mt 19,6). La dinamica affettiva ha un suo ruolo e così pure l’attrazione fisica ma… sono anch’essi veicoli di quell’amore che viene da Dio. Il sì di Maria nasce da Dio, è Lui che unisce l’uomo e la donna in un patto indissolubile. Se è così, l’amore coniugale ha costantemente bisogno di Dio, cresce nella misura in cui gli sposi restano uniti a Lui e si amano con l’amore che viene da Lui. Se Dio diventa un estraneo, se tale viene percepito dagli sposi, restano solo i sentimenti, resta solo una passione che poco alla volta perde il suo vigore. Sposi, se volete custodire il vostro amore, dovete vivere sotto lo sguardo di Dio e lasciare a Lui il compito di vivificare i pensieri e le scelte.
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Il terzo punto riguarda le mancanze e la misericordia. È un passaggio decisivo. Gli sposi devono avere e coltivare la consapevolezza che la vita coniugale e familiare è radicalmente segnata dalla fragilità. Le mancanze sono parte del nostro vivere. Malgrado la buona volontà, nessuno può dare all’altro tutto quello che desidera e nessuno può ricevere dall’altro tutto quello che attende. Gli sposi lo sanno eppure sono delusi e feriti ogni volta che sperimentano i limiti. Una madre non fa l’elenco degli errori dei figli ed è sempre pronta a perdonare. Perché invece gli sposi custodiscono gelosamente un archivio segreto sul quale annotano scrupolosamente gli errori del proprio coniuge? A che serve? Può servire solo come un’arma per rinfacciare all’altro le sue mancanze. È una trappola! L’accusa reciproca non porta a niente. Nella Bibbia uno solo è l’accusatore ed è il diavolo. L’Apocalisse presenta il maligno “l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte” (Ap 12,10).
Il diavolo accusa giorno e notte, i figli di Dio invece pregano giorno e notte (Lc 18,7). L’accusa nega la vita, ci costringe a vivere nel passato. La misericordia genera vita e apre le porte della speranza. L’accusa è sterile e conduce alla morte. Al contrario, la misericordia è seme che genera vita. Vi invito a meditare con attenzione una pagina delle lettere paoline, quella in cui l’apostolo annuncia che Dio non accusa ma giustifica e ci ha donato il suo Figlio (Rom 8, 31-39).
Il quarto passo ci porta nella casa di Zaccaria. Quando Maria entra nella casa di Zaccaria porta con sé Gesù, ancora nascosto nel suo grembo. E dona anche lo Spirito. Una scena bellissima che invita gli sposi ad accogliere Maria nella propria casa come Madre e Regina. Se Maria prende dimora, Gesù non potrà mancare e non mancherà la luce necessaria per comprendere e fare la volontà di Dio. Elisabetta saluta Maria come la credente, colei che si fida di Dio e cammina nelle vie di Dio. Maria insegna a credere e ad accogliere la Parola di Dio anche quando sembra difficile o quando così appare al nostro cuore. Maria crede, accoglie, si fida. Ed è questa la grazia che la Vergine dona a quanti ricorrono a Lei.
Il quinto passaggio è quello di imparare a vivere la preghiera di lode. “L’anima mia magnifica il Signore”: inizia così il Magnificat. Maria ci insegna a lodare. Abbiamo mille motivi per rendere grazie a Dio. Quanto più rendiamo lode tanto più allontaniamo l’inutile lamentazione che, anche quando non ce ne accorgiamo, produce tossine che appesantiscono e, a volte, avvelenano la vita, amplificano gli errori e alimentano distanze nella coppia.
Il sesto step riguarda La missione. “Grandi cose ha fatto per me, l’Onnipotente” (Lc 1,49). Dio ci coinvolge nella sua opera salvifica, ogni frammento di vita diventa grande perché partecipa alla storia di Dio. Il mondo racconta la storia dei potenti, Dio invece scrive la sua storia con la debole forza degli umili. Il linguaggio di Dio è radicalmente diverso da quello del mondo. A scuola insegnano le pagine della violenza, sappiamo molte cose delle mille guerre che i popoli hanno combattuto lungo i secoli ma poi non sappiamo quasi nulla della carità che, attraverso i secoli, ha reso più bella l’umanità. Conosciamo la storia di quanti hanno usato il potere per calpestare gli uomini ma non conosciamo la storia degli umili che hanno servito fino a dare la vita. Questa sproporzione dona al male un’ingiustificata e dannosa primazia. Per sfuggire a questa mentalità, è bene restare nella storia di Dio.
L’ultimo passo si racchiude in una frase: per sempre.Con queste parole si chiude il Magnificat. Maria annuncia che l’amore di Dio non viene meno. Così anche gli sposi, se sono uniti a Lui, hanno la forza di custodire fedelmente l’amore, anzi ricevono la grazia di arricchirlo giorno per giorno. Il legame nuziale è segnato dalla reciprocità e perciò genera in ciascuno legittime attese e anche inevitabili delusioni. Dio aiuta gli sposi a custodire il per sempre. Quando la delusione ferisce e soffoca il perdono, Dio risana il cuore e dona il coraggio di ricominciare. Il per sempre è la corazza che allontana le tentazioni. Come una sola è la vita e non va sciupata, così uno solo è l’amore e va custodito.
Cari amici, so bene che si tratta solo di parole, poche e povere parole incapaci di reggere l’urto degli eventi. Ma se queste parole sono rivestite di grazia danno una forza incredibile. Fidatevi di Dio e di tanti sposi che, camminando nei sentieri del Vangelo, hanno fatto della vita un gioioso pellegrinaggio.
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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