In Italia sono poco conosciuti eppure i coniugi francesi Delphine e Elzéar, lei beata, lui santo meritano davvero la nostra attenzione per la particolarità della loro esperienza. È bello pensare che sette secoli dopo la loro morte, uno scrittore Paul de Sinety abbia pensato di scrivere una biografia sulla loro storia d’amore intitolato Il segreto della loro vita (Cerf) in cui racconta atti notarili e processi di canonizzazione a sostegno della santità coniugale di Delphine de Signe e Elzéar de Sabran.
Dobbiamo fare un salto temporale nel tempo e arrivare al 5 febbraio 1300 dove nella chiesa di Ansouis, Elzéar che ha solo 13 anni celebra le nozze con Delphine che ne ha 15. Delphine, orfana dall’età di 7 anni era stata cresciuta dalle suore del monastero di Santa Caterina di Sorbs. Qui aveva maturato la sua fede e aveva fatto voto di castità per consacrarsi al Signore. I suoi zii avevano però altri progetti e decisero diversamente, così fu costretta a sposarsi. La notte del matrimonio Delphine confidò al marito la promessa fatta, citò il matrimonio di santa Cecilia e san Valeriano per rafforzare il suo desiderio e il marito accettò, senza promettere di far fede per sempre al desiderio della moglie.
Passano gli anni e la coppia nonostante la nobiltà della condizione è dedita alla preghiera e al soccorso dei poveri. Alla morte del padre, Elzéar dovette recarsi alla corte di Napoli per stare con Roberto I. Viene nominato Gran Giudice del Regno. Qualche anno dopo, Delphine lo raggiunse in Italia. Gli anni non hanno intaccato il loro desiderio di castità e santità, al contrario Elzéar lo ha addirittura fatto suo. Lo spiega bene Paul de Sinety in un’intervista rilasciata ad Aleteia: “All’inizio, Delphine ha il sopravvento, è la prima a guidarlo in questo singolare percorso, ma gradualmente Elzéar prende l’iniziativa. C’è uno stimolo l’uno nell’altro, spinti da un amore comune, a progredire nel cammino della santità. Poiché ama Delphine, Elzéar va oltre i desideri di sua moglie, nella castità coniugale, nel servizio dei poveri, nella cura dei lebbrosi… È un cammino comune, Elzéar si affida a Delphine e viceversa”. Diventano terziari francescani.
Il desiderio della castità diventa promessa davanti a Dio, 16 anni dopo il loro matrimonio nella festa di Maria Maddalena nella cappella del castello d’Ansouis. Poco dopo si affaccia anche il desiderio di vivere in povertà ma il loro progetto comune non si realizza perché il 27 settembre 1323, all’età di 38 anni muore Elzéar. Rimasta vedova, Delphine decide nonostante la forte opposizione familiare, di vendere tutte le sue proprietà e tutte le sue terre, sia in Provenza che in Italia, per abbracciare la povertà più radicale. Porta a compimento la promessa fatta a Dio con il suo sposo. Si dedica alla cura dei malati mentre infuria un’epidemia di peste. Arriva addirittura a mettere la fronte contro la fronte del malato. Ottiene guarigioni, spesso a sua insaputa.
L’amore per il marito dentro di lei e la fede che li univa sono la sua forza. Durante il processo per la canonizzazione di Elzéar dirà: “Mio marito era il custode della mia anima”. Mi sembra una dichiarazione meravigliosa. L’amore quando spalanca il cuore alla fede diventa speranza certa. L’altro non è solo colui che riempie di tenerezza la mia vita, è anche colui che si prende cura della mia anima, del mio rapporto con Dio e lo custodisce con amore. Vigila perché l’altro non possa perdere la propria anima.
Delphine morì il 26 novembre 1360 all’età di 78 anni, dicendo: “D’ora in poi voglio solo Dio”. I due coniugi sono sepolti nella chiesa dei Frati Minori ad Apt, segno e testimonianza di quella santità che sfida il tempo e lo spazio e arriva a noi ancora oggi ad insegnarci ancora di più che amare Dio è il miglior investimento della vita ma amarlo insieme è il segreto della felicità eterna.
Il Caffè sospeso...
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Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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