Accanto a dove viviamo ci sono luoghi di speranza che spesso non conosciamo. Accanto alla porta della mia stanza c’è quella del Centro di Aiuto alla Vita Progetto Famiglia Vita Franco Vitale. È nato nel 1991 con il desiderio di accompagnare le mamme che vivono la gravidanza in un momento difficile della loro vita e che sono tentate di rinunciare al figlio che portano in grembo. Attraverso un’azione di sensibilizzazione, i colloqui per la vita e il sostegno concreto alle famiglie con i beni necessari, si impegnano a salvare quanti più bambini possibili dal pericolo dell’aborto.
Grazie ai colloqui sono nati in questi anni circa 600 bambini che hanno rischiato di non vedere la luce. Il cuore dell’associazione è il desiderio di vivere il messaggio che San Giovanni Paolo II ha consegnato nell’Evangelium Vitae: la difesa del valore e dell’inviolabilità di ogni vita umana.
Eddie era una giovane donna venuta in Italia poco più che ragazza. Aveva lasciato in Etiopia tutta la sua famiglia. L’unica cosa che aveva erano i suoi sogni e tante speranze di trovare nel nostro Paese una vita migliore. In una delle località in cui aveva vissuto, aveva incontrato un uomo, anch’esso africano e condivideva con lei le sue stesse difficoltà. I due si erano innamorati e così avevano deciso di andare a vivere insieme. Presto si sono accorti di aspettare un figlio, con un lavoro precario e uno sfratto che da lì a poco avrebbe mandato entrambi per strada. I due giovani pensano che la decisione migliore sia interrompere la gravidanza.
“È stato allora che insieme ad un’amica abbiamo conosciuto Eddie. Era molto spaventata e combattuta ma ripeteva continuamente che un figlio in quel momento era solo uno sbaglio, che non poteva rischiare di rimanere senza lavoro di lavapiatti a causa della gravidanza” racconta una volontaria del CAV. “Abbiamo trascorso un’intera mattinata ad ascoltarla e cercare di tranquillizzarla ma il momento veramente decisivo a favore della vista è stato quando dal ginecologo ha ascoltato per la prima volta il battito del cuore della sua creatura”.
“Lì abbiamo capito che il Signore aveva operato quello che noi non eravamo riusciti a fare, ovvero far capire che nel suo grembo c’era già una vita che attendeva solo di venire alla luce. Le siamo stati accanto per tutto il periodo della gravidanza, fornendo il corredino, la carrozzina e la culla. Quella vicinanza operosa e quei gesti semplici hanno fatto comprendere ai giovani genitori di non essere soli, di poter contare sul nostro aiuto anche dopo il parto”.
È nata Regina, una splendida bimba sana e forte. Adesso ha circa sei anni, cresce e va a scuola come tutti i bambini della sua età ed ha anche … una sorellina. Storie ordinarie che profumano di buono.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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