RISPETTO DELLA DIVERSITÀ

Rispetto per la diversità: vale anche per chi segue la teologia del corpo?

La nostra società relativista invoca il diritto di sostenere qualunque tesi come “veritiera”, se non per tutti, almeno per sé. Sulla sessualità, questo, poi, vale ancora di più. Tale libertà di pensiero, tuttavia, deve essere limitata in alcuni casi. Puoi pensare tutto, ma non puoi seguire la teologia del corpo, altrimenti devi essere censurato ed emarginato, in quanto automaticamente omofobo.

Qualche tempo fa, un uomo che lavora in banca mi ha confidato che, in quanto dipendente, era tenuto – per la precisione obbligato – a partecipare ad un corso sull’inclusività (i temi erano il linguaggio inclusivo e il rispetto di ogni scelta in campo affettivo). Lo scopo, esplicitato da chi lo organizzava, era favorire l’accoglienza della diversità e la non discriminazione di persone che vivono in linea con i principi della comunità Lgbt+.

Ho avuto poi occasione di vedere le slides utilizzate durante il corso. Oggi vorrei soffermarmi sulla prima slide, nella quale già si rivelava il “frame” (ovvero il modo di inquadrare la realtà) che si trovava poi alla base di tutto il corso. 

Mi ha colpito che il corso si apriva con la definizione di “eteronormatività”. Si poteva dedurre, sostanzialmente, che considerare la complementarità dei sessi fondamentale per vivere in pienezza l’atto sessuale è offensivo e discriminatorio. Si affermava, poi, che chi la pensa in questo modo (chi sostiene che il matrimonio sia strutturalmente possibile solo tra un uomo e una donna) è tendenzialmente omofobo e fa fatica a tollerare la diversità. 

Sì al relativismo, ma solo se siamo “allineati” 

La nostra società relativista invoca il diritto di sostenere qualunque tesi come “veritiera”, se non per tutti, almeno per sé.

Sulla sessualità, questo, poi, vale ancora di più: “Vietato vietare” è il motto che, dalla rivoluzione sessuale in poi, raggiunge i nostri giovani appena si affacciano alla stagione della pubertà.

Ricordo ancora un incontro di “educazione sessuale”, al quale partecipavano anche bambini di undici anni, in cui fu dato a tutti i partecipanti un preservativo (si doveva infilare a delle banane per prenderci dimestichezza) e ci fu detto che non c’era un “modo giusto” e uno “sbagliato” di vivere la sessualità, ognuno era libero di gestirla come voleva, a patto che ci fosse consensualità

Libertà: è in pratica, l’unico criterio, l’unico paradigma secondo il quale si debbono fare le scelte in questo campo. 

Tale libertà, però, deve essere limitata in alcuni casi. Puoi pensare tutto, ma non puoi affermare che, nella tua visione della sessualità, la masturbazione reciproca (a prescindere dall’orientamento sessuale) non rappresenti un dono di sé vissuto nella pienezza. 

Leggi anche: Identità e ferite nell’identità: la parola allo scrittore Giorgio Ponte

Tutte le teorie e le scelte sono ben accette, tranne quella della “teologia del corpo”, che considera il corpo dono e ritiene che l’unità sponsale si realizzi in un atto sessuale che permette a due di diventare “una sola carne”.

Poco importa se questa tesi non è sostenuta solo da persone che hanno un orientamento eterosessuale. Ci sono persone, infatti, che riferiscono di pensarla in questo modo pur facendo esperienza di attrazione per persone dello stesso sesso. Sul nostro Magazine abbiamo riportato le storie dell’americano Peter, che ha abbracciato la scelta della castità liberamente, o di Giorgio Ponte, scrittore che rivela di aver compiuto la stessa scelta e di trovare pace in essa.

No all’omofobia, sì alla libertà di avere una visione “diversa” sulla sessualità

L’omofobia è una piaga sociale devastante. Non si contano i suicidi, ma ancor prima le sofferenze, le depressioni sorte per insulti, mancanza di rispetto, derisioni ai danni di persone che sperimentano attrazione per il proprio sesso.

Sono stati intercettati personaggi di un certo rilievo mentre affermavano di preferire un figlio morto a un figlio gay. In passato questi atteggiamenti aspri erano forse più diffusi di oggi, ma il problema è ancora presente: le persone che vivono questa condizione spesso devono combattere con un certo stigma sociale (soprattutto da parte di persone più “adulte”). E, a dire il vero, l’omofobia si nasconde, spesso, dove non ci si aspetterebbe di trovarla (basti pensare che il rapper Fedez, teoricamente vicino alle comunità Lgbt+, offende palesemente Tiziano Ferro in una sua canzone. Lo stesso Ferro ha definito il collega un bullo).

Accettare ogni persona, rispettarla a prescindere dalle sue scelte e da ciò che sperimenta dovrebbe essere un imperativo in ogni società realmente civile. 

Amare l’altro esattamente come è, ascoltare ogni posizione e comprendere le ragioni, però, non significa concordare su tutto e condividere sempre le scelte di vita altrui.

Ci sono persone con tendenze omosessuali che scelgono di accompagnarsi a persone del proprio sesso; altre, però, decidono di coltivare delle amicizie vissute nella gratuità, in quanto ritengono il gesto sessuale peculiare del matrimonio tra un uomo e una donna.

Decidono di non praticare la sessualità in quanto non potrebbero viverla nel modo che ritengono più autentico. Lo fanno liberamente, per scelta personale, senza la costrizione di nessuno. Vietato vietare… no? Perché dunque “vietare” di pensarla anche in questo modo?Si può non essere d’accordo, si può avere un’altra idea, ma perché non rispettare pure questa differenza?




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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