Il cromosoma Y sta scomparendo. Uomo, dove sei?

di Paola Ciniglio
La professoressa e genetista dell’Istituto La Trobe, Jenny Graves, è una degli scienziati che sostengono la lenta scomparsa del cromosoma Y tra i 4,6 milioni di anni e i 10 milioni di anni. Questa ipotesi, sostenuta da diverse ricerche scientifiche ma ancora senza certezze a riguardo, apre squarci di riflessioni più ampie che sintetizzerei in una domanda: Uomo, dove ti sei nascosto?
La scoperta della probabile scomparsa del cromosoma Y, avanzata dalla genetista Jenny Graves, getta una luce inedita sull’evoluzione dell’essere umano e solleva interrogativi profondi sulla definizione stessa di mascolinità. Se da un lato la scienza ci offre nuovi strumenti per comprendere i meccanismi biologici alla base del genere, dall’altro ci costringe a riflettere sul complesso intreccio tra natura e cultura che ha plasmato l’identità maschile nel corso dei secoli.
La domanda che sorge spontanea è: cosa significa essere uomo oggi? In un mondo in rapida evoluzione, dove i ruoli di genere sono in costante ridefinizione, l’immagine tradizionale della mascolinità sembra vacillare. Facendo un giro rapido sul web, è facile trovare articoli che promuovono chi deve essere la donna, qual è il suo ruolo, l’intraprendenza e le caratteristiche che le contraddistinguono. Sulla mascolinità… diciamo che il quadro è piuttosto desolante.
La risposta a cosa significhi essere maschio appare schierarsi in due fazioni. Da un lato la distruzione di ogni forma di stereotipo che, pur partendo da un presupposto lodevole, scade piuttosto frequentemente in uno scimmiottare la donna. Uomini che vanno dall’estetista più frequentemente delle donne, che parlano modificando anche l’intonazione della voce per renderla più femminea, con un grembiulino addosso e un’aspirapolvere in mano, compiaciuti del titolo di mammo dell’anno. Dall’altro la cruda violenza di chi in quegli stereotipi si è radicato e che ci fa rabbrividire. Di chi non accetta gli spazi dell’altro, che crede di dover sapere tutto, che trova la sua forma di realizzazione nel sentire di avere il controllo e il possesso. L’esempio più lampante e più triste è racchiuso nella famosa lista dei 15 motivi per lasciare Filippo scritta nel diario di Giulia Cecchettin. Una sintesi di cosa certamente non è essere uomo.
Nella Bibbia, troviamo un’immagine toccante: Adamo, dopo aver disobbedito a Dio, si nasconde. Dio si affaccia e gli chiede: “dove sei?” La risposta è disarmante: “ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”. Mi sono nascosto dietro l’ipotesi di voler diventare altro da me, di voler assomigliare a quello che di bello mi hai posto accanto. Di voler diventare lei. Mi sono nascosto dietro il voler rivendicare il mio posto, la mia posizione, quella che secoli di cultura mi fanno sentire mia di diritto, uomo padrone di ogni cosa. Mi sono nascosto dietro la tossicità del voler primeggiare, di voler mettere sgambetti per arrivare al primo posto, costi quel che costi.
Me lo immagino Dio che oggi, ugualmente, fa capolino su questo mondo e con le lacrime agli occhi di chi vede l’altro sciuparsi dietro scelte che non lo fanno fiorire, chiede: dove sei? Dove ti sei nascosto? Che cosa ti ha fatto perdere il contatto con chi sei veramente?
Alcuni studiosi attribuiscono questo smarrimento alla scoperta della fragilità maschile rispetto alla potenza riproduttrice della donna e la conseguente maggiore difficoltà e tortuosità del percorso del diventare maschio (cfr. G. Rossetti). I miei cari amici psicologi tirerebbero fuori la reattività al materno, come mai superato desiderio di fusione con il corpo della madre. C’è poi tutto il fattore sociale da considerare, abbiamo ereditato dalla cultura degli stereotipi sulla maschilità e sulla femminilità, convinzioni distorte che hanno dato origine a questo oscillare senza capire veramente chi siamo o, meglio, chi siamo chiamati ad essere.
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Papa Giovanni Paolo II parlava di unidualità per spiegare come uomini e donne siano diversi ma complementari, riflesso dell’amore di Dio Trinità. Nessuno di noi ha un libretto di istruzioni su come essere uomini o donne, tantomeno io! È Dio che ci ha creati così, e solo Lui conosce fino in fondo la nostra identità. A me, che sono solo una cattolica che si trova ad osservare e in alcuni casi ad accompagnare alcuni ragazzi, viene solo una riflessione: nascondersi significa non venire alla luce. Non lasciarsi generare dalla Luce. La chiave di svolta della realizzazione di ciascuno arriva quando ti metti davanti a Dio, alla sua Parola, e ti fai suggerire da Lui chi sei.
La Bibbia, infatti, ci permette di scrutare nel cuore dell’uomo: troviamo l’assertiveness di Davide che, con la sua fionda, affronta il gigante Golia, dimostrando una fiducia che va ben oltre le apparenze fisiche. La volontà di combattere e superare gli ostacoli è evidente in Giosuè, che guida il popolo d’Israele nella conquista della Terra Promessa, senza tirarsi indietro quando le cose sembrano diventare troppo più grandi. Il dinamismo e la sete di avventura sono incarnati da Abramo, pronto a lasciare la sua terra per seguire la chiamata di Dio. Ma la mascolinità biblica non è solo forza e azione. È senso del servizio e della protezione, come dimostra Giuseppe che ascolta l’angelo che gli chiede di andare in Egitto per proteggere Maria e Gesù. È capacità di affrontare il dolore e il rischio, come Giobbe, che, pur colpito da una serie di disgrazie, mantiene la sua fede in Dio.
Ognuno di noi è chiamato a rispondere alla domanda: chi sono io? E a costruire una mascolinità che sia autentica, che nasce dall’ascoltare la voce di Dio. È un percorso che richiede coraggio, umiltà e disponibilità a lasciarsi mettere anche in crisi da Colui che ci chiama da sempre e che desidera vederci felici e realizzati.
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