TEMPO DI NATALE

Il Natale, dopo che hai perso un figlio. La storia di Adrianna

Angelo

“Questo è l’unico albero di Natale che forse avrò il coraggio di decorare quest’anno”, c’è scritto nel messaggio che mi ha appena mandato Adrianna. Insieme a questa frase, la foto di un piccolo alberello, accanto alla tomba del figlio, un bimbo, morto a soli sette anni. Lei è una donna di indicibile dolcezza, di una forza d’animo che solo le vere apostole di Cristo conoscono. Ecco la sua storia…

Di Cecilia Galatolo

Sono le 13.30 di pomeriggio, sto finendo di sparecchiare. So che mi aspetta un pomeriggio intenso: nulla di particolare, la solita routine… aiutare i figli con i compiti, lo sport della bimba, un compleanno per il bimbo, pulire casa (sapendo che comunque resterò perennemente indietro sulla tabella di marcia) e, se riesco, lavorare al mio dottorato, invece di ridurmi (come sempre!) a dopocena.

Mentre penso alla fatica della mia vita da mamma, mi arriva un messaggio. 

Questo è l’unico albero di Natale che forse avrò il coraggio di decorare quest’anno”, c’è scritto. E poi la foto di un piccolo alberello, accanto alla tomba di un bimbo, morto a soli sette anni.

So bene chi è questa mamma e la ritengo una donna di indicibile dolcezza, di una forza d’animo che solo le vere apostole di Cristo conoscono.

Quanto ho pianto, ascoltando la sua testimonianza, a maggio del 2024. Era grata per aver ricevuto quel figlio, per averlo accolto e cresciuto, anche se per pochi anni; tuttavia, spesso, prova nostalgia e dolore. 

Quel figlio le manca nella carne. Mancano i suoi sorrisi, gli abbracci, le sue battute simpatiche. Manca vederlo giocare, sentirlo parlare. Manca. Punto. E nessuno può riempire quel vuoto.

Mi sono fermata.

Ho pensato che quel messaggio meritasse tutta la mia attenzione e la mia silenziosa preghiera. Ho ripercorso con la memoria il giorno in cui ho conosciuto lei e suo marito.

Ricordo lo stupore, nel constatare che il Signore li aveva colmati di una grazia immensa: vedere la Resurrezione e testimoniarla. Qui, ora, non nell’ultimo giorno. Di vederla nella loro vita.

Il Signore si è incarnato e tutto è cambiato. È cambiato per loro… è cambiato per la storia di quel figlio andato in Cielo ad aspettarli. 

“Questo è l’unico albero di Natale che forse avrò il coraggio di decorare quest’anno”, dice la sua umanità ferita, impotente davanti a una fredda tomba, eppure la vita che conduce canta un amore incredibile e una speranza che va oltre il sepolcro

Questa mamma, infatti, oggi consola decine di genitori in ospedale, prega, organizza eventi per testimoniare che la vita non finisce ma rifiorisce. 

Sapendo che il figlio è

Non meno di prima.

Semplicemente in altro modo.

Di questi genitori speciali abbiamo parlato nel libro “Raccontami di Carlo” (Editrice Punto Famiglia, 2023).

Sono Davide e Adrianna, li ho conosciuti perché anche loro, come me, sono legati al giovane Carlo Acutis, presto santo.

Michele, il loro figlioletto, nato il 4 dicembre 2015, era un bambino tranquillo, anche se vivace e molto ironico. Da sempre gli sono stati insegnati il valore del volontariato, il rispetto per il Creato e da bambino si prodigava sempre, a suo modo, per gli altri.

A gennaio 2022, Adrianna, che ha origini polacche, vive un’sperienza forte, di cui non sa dare una spiegazione. Si trova, con il figlio e il marito, in vacanza nel Principato di Monaco. In una chiesa, la donna si perde davanti all’immagine di un giovane che, di fatto, non conosce. È Carlo Acutis, appunto. Quel luogo custodiva alcune reliquie del ragazzo morto di leucemia nel 2006. 

Inizia a pregare, senza un particolare motivo, senza una particolare richiesta, quando sente dentro di sé queste parole, nella sua lingua madre: “Andrà tutto bene”.

Che senso aveva una simile rassicurazione, se non c’era nulla che andava male nella loro vita? La risposta arriva il 2 giugno 2022, quando, senza alcun presentimento, ricevono una notizia che nessun genitore vorrebbe mai ascoltare, neppure in un incubo: Michele è gravemente malato, ha un glioma celebrare, tumore di recente scoperta, molto aggressivo. Uno di quei mali che non lasciano scampo.

Viene detto loro che potrà vivere, ancora, per circa un anno. Vivrà un anno e un giorno.

È in quel momento terribile, però, che inizia ad avverarsi “la profezia” giunta nel cuore di Adrianna mesi prima: Michele affronta la malattia con una serenità che lascia tutti senza parole. A chi gli domanda “come stai?”, risponde “Io sempre bene”.

Leggi anche: Carlo Acutis: quale miracolo ci permetterà di chiamarlo “santo”?

Non è che non soffra. 

Non è che non capisca tutte le limitazioni che la malattia comporta. 

Ha perfino iniziato a realizzare che probabilmente morirà.

Eppure, in lui c’è una forza straordinaria.

“Michele non è guarito. Non ha ricevuto il miracolo… – ammette papà Davide – perché il miracolo era lui”.

Il miracolo era che quel bambino vedesse in ogni giorno un regalo per cui festeggiare. “Sfidava” la malattia, in tanti modi, alcuni anche semplici, come quando voleva spegnere candeline a caso, su dolci fatti in casa, solo perché era ancora vivo e sentiva di voler dire “grazie”.

Al tempo stesso, era pronto ad andare. “Non aveva paura”, ricordano i genitori. 

“Mamma, ma dal Cielo si può tornare indietro?”, ha domandato un giorno, poco prima di morire.

“No”, ha risposto lei, col cuore spezzato. 

Lui, però, l’ha voluta subito tranquillizzare: “Allora vi aspetto lì.”

Dopo un coma, dal quale si è risvegliato anche se i medici non erano certi che potesse riaprire gli occhi, ha raccontato di aver visto qualcuno che gli aveva mostrato un luogo bellissimo, promettendo di venirlo a riprendere poco tempo dopo, perché non era ‘ancora’ il momento. Si è svegliato col broncio, perché quel posto era magnifico e non voleva aspettare.

Quando il momento di partire è arrivato, i genitori hanno patito molto il distacco, ma non hanno mai smesso di vivere la relazione con quel figlio, mediante Gesù

E oggi donano la propria vita, in tanti modi.

Adrianna racconta che, dopo la morte di Michele, aiutata dal marito Davide, ha intrapreso molte opere di carità, in particolare proprio lì dove il figlio aveva ricevuto cure e amore, ovvero presso l’ospedale Gaslini di Genova

In quell’ospedale, c’è una statua della Madonna: sui due palmi aperti, da un lato c’è la foto di Michele, dall’altro quella di Carlo. Spesso i genitori di Michele si fermano lì davanti, a contemplare il mistero di queste due vite, ora nelle mani della stessa Madre. Amano pensare che sia stato proprio Carlo a venirlo a prendere e che adesso si trovino insieme. 

Non sono straziati dal dolore: provati sì, ma non spezzati. “Mi spiace quando le persone ci dicono poverini. La sofferenza è stata grande – dice Davide – ma non siamo poverini, perchè la consolazione di Dio è stata ancora grande!”

Beati gli afflitti, dice il Vangelo. 

Non perché sia bello soffrire, ma perché saranno consolati. 

E la consolazione dello Spirito Santo è l’unica perfetta
La storia completa di Davide e Adrianna si trova nel libro “Raccontami di Carlo. La bellezza della santità nelle parole e nei gesti di Carlo Acutis” (Editrice Punto Famiglia, 13 euro).




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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