Siamo abituati a pensare che il cammino di un cristiano si dispiega dal Natale alla Pasqua. Ed è teologicamente corretto, almeno credo, non essendo una studiosa della materia in quanto tale. Ma in questi giorni che ci preparano al mistero dell’Incarnazione ormai vicino, dentro di me c’è un gracile pensiero. E come sempre sono i bambini a risvegliare la mia interiorità. In questo caso il mio nipotino Vincenzo che da quattro mesi è venuto a sconvolgere le nostre esistenze con la sua gioia di vivere, il suo sguardo innamorato sulla mamma, i suoi sorrisi teneri su quanti buffamente cercano di attirare la sua attenzione.
I bambini non cercano prima di capire, di pensare, di valutare prima di amare. I bambini non hanno bisogno nemmeno di parlare per amare, essi scorgono il mistero nascosto, sembra che conoscano da dove arriva l’amore e si aggrappano ad esso con tutta la forza che hanno. Noi adulti, i colti, pensiamo che bisogna prima capire e poi amare, i bambini prima amano e poi capiscono. “Ero così sorpresa quando sono nata che non ho parlato per un anno e mezzo” dice G. Allen, un’attrice comica americana ripensando alla gioia dei bambini di essere al mondo.
“Se non diventerete come i bambini non entrerete nel Regno dei Cieli” dice il Maestro. Più gli anni passano e più mi convinco che dobbiamo fare allora un cammino all’inverso. Dalla Pasqua al Natale o, meglio, per presentarci davanti alla soglia dell’eternità dovremmo avere lo stesso stupore e la stessa purezza dei bambini di fronte alla vita. Qualche anno fa, un sacerdote polacco, don Darek Kowalewski, amante della fotografia, mi regalato un suo scatto fatto durante la rappresentazione di un Presepe vivente. Al centro un neonato adagiato in una mangiatoia, illuminato da una luce fioca. Don Darek si era imposto il compito piuttosto arduo di non usare la luce dei flash o altre lampade di supporto per la macchina fotografica, ma di cercare di catturare solamente la verità di ciò che i suoi occhi coglievano nei diversi luoghi, spesso illuminati semplicemente da qualche candela o fioca lampadina. La verità di questa foto, a me molto cara, è l’assoluta centralità del bambino tra le tenebre che lo circondano e che non lo distraggono. Lui non ha paura. È cullato, vegliato, amato e ama.
A questo punto sento gli adulti ribattere che la vita non è certo solo questo: ci sono difficoltà, incomprensioni e poi brutalmente ci sono orrori, violenze, guerre. Bisogna rimboccarsi le maniche, darsi da fare, operare. È così. Siamo chiamati a fare tutto il percorso con il Maestro: annunciare, guarire, soccorrere, donare speranza, nutrire, coprire, salire sulla croce, soffrire, portare l’altro sulle nostre spalle. Senza mai dimenticare che all’alba della vita saremo chiamati a correre tra le braccia del Padre come bambini tra le braccia della mamma o del papà. Spogli di ogni certezza, di ogni bene accumulato, di ogni pretesa di affetto e rivestiti solo dell’abito dello stupore e della meraviglia. E quel giorno ci sarà di nuovo il coro degli angeli, il suono delle cornamuse, le stelle brillanti e sarà di nuovo Natale.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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