GIUBILEO DELLA SPERANZA

Perché la speranza cristiana non delude? Tre spunti per entrare nell’anno giubilare

Il 2024 volge al termine. Stiamo entrando nell’anno del Giubileo, dedicato alla speranza. Perché la speranza cristiana è diversa da quella puramente umana? Risponderemo offrendo tre spunti, tra cui una storia vissuta, quella di David. La speranza cristiana va oltre le aspettative terrene e non delude perché è Gesù stesso ad alimentarla: Lui sì che mantiene sempre le promesse.

Gesù, nell’arco della sua vita terrena, ha sempre realizzato ciò che ha detto: “Alzati e cammina” e i paralitici riprendevano l’uso delle gambe. “Vieni fuori”, e Lazzaro è tornato in vita. “Ti sono perdonati i tuoi peccati” e il cuore dei suoi interlocutori guariva. Per tre anni (il tempo del suo ministero pubblico) Gesù ha dimostrato di essere affidabile. Ciò che diceva era sempre accompagnato da fatti. Concreti e visibili. Questo ha portato i discepoli a scommettere in Lui l‘intera vita. 

Forse, però, non sappiamo che Gesù è credibile anche oggi. Continua a mantenere le promesse nella vita di chi spera in Lui

Seguiranno tre spunti per nutrire la nostra speranza, o, meglio, per centrarla davvero in Gesù-

La speranza cristiana è concreta: la storia David

“A che serve pregare se capita tutto il contrario di quello che chiedo?”: è la domanda che si fa David Buggi quando la sua speranza umana, più che lecita (anzi, sacrosanta) di vivere in salute – come tutti gli adolescenti che conosce – viene infranta da un terribile tumore maligno a soli sedici anni. 

Ragazzo molto bello, vivace, sportivo e un po’ irrequieto, frequenta la chiesa, anche se ha molti dubbi su Dio e sulla morale cristiana. Non sa se convegna effettivamente, nel mondo di oggi, essere cristiani: quanti limiti, quanti divieti, che i suoi coetanei più “distanti” non hanno. 

Poi arriva la malattia, che fa vacillare ancora di più la sua fede, già fragile. In tanti, saputolo affetto dal cancro, iniziano a pregare per lui. Eppure, le cose sembrano solo peggiorare. Che Dio non ci sia? O, se c’è, non ha cura di lui

Una notte, in ospedale, angosciato dalla paura di morire, prende in mano un rosario che si trova sul suo comodino, inizia a pregarlo, pur non ricordando bene tutti i passaggi. “In quel momento ho iniziato a sentire un’emozione bellissima, – racconterà – che si irradiava dentro di me. Più pregavo più quella gioia diventava forte, viva”; “era una gioia nuova, mai provata prima, era come sentirsi innamorati, al settimo cielo, ma di un amore vivo, concreto!”

Da quel momento inizia a pregare ogni giorno, ad accostarsi con fiducia all’Eucaristia e alla confessione. È allora che capisce: Dio non solo c’è, ma si cura di lui, per renderlo “concretamente felice”. Alla fine, purtroppo, il tumore avrà la meglio sul suo corpo, ma non sulla sua anima. È morto, infatti, dopo aver definito l’anno della malattia il “più bello della sua vita” e non perché fosse stato piacevole soffrire, bensì perché in quell’anno aveva incontrato davvero Gesù e ogni cosa era diventata più leggera da portare, l’anima aveva sperimentato una pace vera, nuova, profonda, il suo cuore era perfettamente guarito

Leggi anche: Giubileo 2025: mettiamoci in cammino, a difesa della vita 

Ai suoi amici, soprattutto a quelli schiavi di alcune dipendenze, ha voluto annunciare, negli ultimi giorni, che potevano essere riscattati. Diceva loro di non buttarsi via, di cercare di più, perchè “Gesù è risorto davvero”. Ha chiesto al suo padre spirituale di consolare tutti, quando se ne fosse andato, perché lui aveva capito che la vita eterna esiste e non è solo un’illusione. 

Ecco cos’è la speranza cristiana.

La differenza tra “speranza umana” e “speranza cristiana”

Se parliamo di “speranze umane”, ci vengono sicuramente in mente: la salute, il denaro, gli affetti. Tutti speriamo in un anno pieno di salute, per noi e per i nostri cari. Tutti speriamo di non avere problemi economici e di avere accanto persone che ci vogliano bene e a cui volerne.

“Speriamo che sia un anno buono”: questa è la speranza umana. Non c’è nulla di male ad augurarsi il bene; anzi, è nostro compito impegnarci ogni giorno perché i nostri desideri sani, per noi e per gli altri, diventino realtà. 

Ci sono però situazioni critiche, in cui le nostre attese umane vengono deluse. E questo perché il mondo non è un paradiso. La vita terrena è segnata dal male, che può manifestarsi in tante forme e noi tutti le conosciamo. Non sempre la vita ci riserva solo le belle sorprese che speriamo di ricevere.

La speranza cristiana, però, è qualcosa che va oltre il contingente, va oltre la salute, il denaro, va oltre le nostre sicurezze terrene. La speranza cristiana, come ha testimoniato David, riguarda la vita eterna, che, però, al contrario di quanto potremmo pensare, inizia già qui! Possiamo sognarla, riceverla, gustarla. Basta fidarsi e attingere dal pozzo giusto. Quel pozzo è Gesù.

Come vivere l’anno giubilare? La parola al papa

La Vigilia di Natale, nella sera del 24 dicembre, papa Francesco ha aperto ufficialmente la Porta Santa, che ci introduce nel prossimo Giubileo del 2025. Poco prima, ha pronunciato queste parole: “Pellegrini nel mondo e testimoni di pace”, “entriamo nel tempo della misericordia e del perdono, perché a ogni uomo e a ogni donna sia dischiusa la via della speranza che non delude”. 

Il Papa, che si è avvicinato alla soglia della Porta Santa su una sedia a rotelle, ha voluto consegnare al mondo queste parole: “la speranza non tollera l’indolenza del sedentario e la pigrizia di chi si è sistemato nelle proprie comodità”, “non ammette la falsa prudenza di chi non si sbilancia per paura di compromettersi e il calcolo di chi pensa solo a sé stesso; è incompatibile col quieto vivere di chi non alza la voce contro il male e contro le ingiustizie consumate sulla pelle dei più poveri”. Al contrario, la speranza cristiana “esige da noi l’audacia di anticipare oggi questa promessa, attraverso la nostra responsabilità e la nostra compassione”.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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