Il nuovo Anno inizia e già vogliamo parlare di finale? Sì, perché, se non partiamo dalla meta è difficile comprendere il viaggio e cosa significhi possedere la speranza. Se si leggono i giornali o si ascoltano le trasmissioni in radio e in televisione, la cronaca ci riporta una narrazione disperante più che sperante. Come la tragica vicenda accaduta nel torinese qualche settimana fa. Una coppia di coniugi si è tolta la vita due anni dopo il suicidio della figlia. La ragazza si è impiccata nel 2022 a 28 anni, dopo aver rivelato ai genitori di non sopportare più il peso degli abusi sessuali che aveva subito da parte di un parente (poi deceduto) quando era bambina.
I suoi genitori, Alessandro e Cristina, hanno all’inizio di dicembre raccontato ciò che era successo alla figlia a un giornale locale, L’Eco del Chisone. Pochi giorni dopo sono stati trovati nella loro auto chiusa nel garage di casa, in condizioni disperate. La donna è morta nove giorni dopo, l’uomo il 23 dicembre. Alessandro e Cristina erano rispettivamente un medico e una farmacista, dunque, erano persone che con la sofferenza e il dolore erano soliti confrontarsi. Eppure, da quel giorno in cui la loro figlia aveva posto fine alla sua esistenza, la loro vita era diventata una fatica immane. Quel dolore lacerante li ha annientati e la disperazione ha avuto la meglio. Non sono riusciti a trovare un senso. Se la fede può in questi casi fare qualcosa è dare un senso alla sofferenza. Ecco perché trasmettere la fede è una necessità per ogni cristiano.
Il Giubileo chiede innanzitutto questo impegno. Senza la fede in Colui che ci chiama dall’eternità e all’eternità come declinare la speranza? Quando non abbiamo ragionamenti a cui aggrapparci, quando siamo nudi di fronte al dolore e ci resta solo la nostra libertà, possiamo fare due cose o arrenderci alla disperazione, come hanno fatto Alessandro e Cristina o possiamo scegliere di fidarci contro tutto e contro tutti e scegliere di lasciare ad un Altro di scrivere il finale della nostra storia.
Eva e Luca hanno 34 e 31 anni, vivono a Livorno e sono membri del Movimento Famiglia del Cuore Immacolato di Maria. Da giovani hanno pensato che la loro vocazione fosse quella di consacrarsi a Dio. Ognuno ha fatto delle esperienze significative a tal proposito. Con l’aiuto delle guide spirituali comprendono che la loro vocazione era quella invece alla vita coniugale. Si conoscono, si innamorano e nel giro di poco meno di anno si sposano l’11 febbraio del 2023.
Pochi mesi dopo si accorgono di aspettare un figlio. La gioia è grande. “Fin da subito abbiamo avuto questa certezza” racconta Eva “questo figlio non era nostro. Era un dono di Dio. A noi il compito di custodire un’anima che ci era stata affidata”. La consapevolezza diventa ancora più chiara quando al quinto mese di gestazione i controlli evidenziano delle malformazioni e gravi problemi nel bambino. Luca, il papà, è un medico e si rende subito conto della situazione. Si recano presso vari ospedali, cercano di capire in che modo possono aiutare il loro bambino. Alla ventiduesima settimana di gestazione i medici consigliano di abortire. “In quel momento abbiamo capito che dovevamo dare la nostra testimonianza sull’inviolabilità della vita” dice Luca. “Questo figlio vivrà fino a quando Dio vorrà”.
Il bambino dovrà nascere al Meyer di Firenze per poterlo operare alla nascita. Giovanni è nato lo scorso 4 marzo 2024 alle 17,47. “Sapevamo già che appena nato avrebbe dovuto affrontare un’operazione chirurgica che avrebbe risolto il suo problema. Invece i medici ci hanno detto che il bambino presentava altri grossi problemi alle vie respiratorie non visibili precedentemente alle ecografie e che era già in pericolo di vita. Subito senza esitare, con il permesso di don Luca, abate del santuario di Montenero, il quale sempre ci ha sostenuto, abbiamo dato al bambino il sacramento del battesimo. In quel momento abbiamo percepito un soffio di vita nuova che scorreva in mezzo a noi. Nostro figlio è figlio di Dio. Dio ce lo ha dato e a Lui lo ridoniamo. In quelle ore i medici hanno fatto di tutto per sostenere nostro figlio, capire quale fosse problema e come risolverlo. Sono state ore di dolore, di preghiera, di offerta, di riparazione costante e di abbandono fiducioso alla Volontà di Dio. “Purtroppo non c’è più niente da fare”: ci viene detto dai medici, i quali ci hanno permesso di poter stare con lui gli ultimi momenti della sua vita.
Per venti minuti tu, Giovanni, sei stato nelle braccia di mamma e papà. Non riuscivamo a smettere di guardarti… Tu così piccolo e fragile, i tuoi occhi che tanto somigliavano a quelli della mamma, il tuo profumo così bello di rosa, quelle manine e quei piedini così piccoli. È stato un momento bellissimo, sì di dolore, ma di Paradiso. Respiravamo l’aria del cielo dove tu piccolo Giovanni stavi per salire. Ogni piccolo tuo respiro era un’offerta di riparazione costante ai dolori dei cuori di Gesù e di Maria. Mamma e papà sono orgogliosi di te perché sei nato pronto per il cielo e per l’eternità dove sei salito alle 23,15 dando l’ultimo respiro tra le nostre braccia.
Nel giorno in cui sei nato una grande nazione (ndr la Francia) approvava l’aborto come diritto costituzionale. Tu, piccolo Giovanni, senza neanche saperlo, con la tua vita donata davi testimonianza alla vita, che la vita inizia con il concepimento, che ogni bambino nel grembo ha il diritto inviolabile di vivere che nessuno può togliere, e hai riparato anche per questo. Mamma e papà sono fieri di te, ti amano tanto e sarai sempre con noi. Ora che sei vicino a Gesù e nelle braccia di Maria prega per noi”. Questa è la speranza.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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