CHIESA IN USCITA

Diario di un viaggio missionario: vi racconto il mio Natale speciale

di Giannina Orejel, dal Messico

Lasciamo spazio alla testimonianza di una giovane donna che ha deciso di trascorrere il Natale e i giorni precedenti in una Casa di accoglienza in Messico, insieme ad una comunità di suore. Per non perdere nulla di ciò che avrebbe vissuto e provato, ha iniziato un diario giornaliero. Condivideremo parte della sua esperienza, arricchente e formativa, nonché spiritualmente forte. La parola a Giannina.   

Oggi vi riportiamo il giorno 1 (16 dicembre 2024). Il luogo è Tlalnepantla, Stato del Messico, e ci troviamo presso la casa “Dono di Dio”, dalle Suore Missionarie della Carità (ordine fondato da Madre Teresa di Calcutta).

Arrivo senza contrattempi nella casa di Tlalnepantla. Mi aprono la porta. Mi avevano chiesto di essere qui alle 3.30 del pomeriggio, però alla fine sono arrivata 50 minuti prima del previsto. Mi dicono che stanno pregando, e quindi che sono arrivata proprio al momento giusto.

Mi è venuta incontro per accogliermi la suora Vitae Christi, la prima suora della carità che abbia mai visto nella mia vita.

Tutta per Gesù, tutta di Gesù. Mi commuove interiormente solo guardarla.

Poi, si presenta la suora con cui avevo preso accordi in questo tempo. Mi dice di darle il cappotto e che andiamo subito a pregare: prima di tutto Gesù.

E già con questo stanno indicando come deve essere il mio cammino qui: Gesù va messo sempre per primo.

Nella cappella noto un Crocifisso con le parole: “Ho sete”. Sono le parole che parlarono fortemente al cuore di Santa Teresa.

Prego con loro.

E intanto so che è un privilegio trovarmi qui.

Ad un certo punto, non senza sorpresa, le sento parlare in una lingua diversa dallo spagnolo. Ah, sì, è inglese!

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Alle 3.30, terminato il momento della preghiera, mi mostrano la casa: la zona delle bambine, dei bambini, degli adolescenti.

Provo a immaginarmi ragazzini che piangono e che chiedono in tutte le direzioni possibili. Mi chiedo se ce la farò.

Poi, mi mostrano la mia camera. È perfetta.

Mi spiegano che la loro giornata comincia alle 4.40 della mattina. Decido di uniformarmi, di entrare nei loro ritmi. Voglio vivere proprio come loro. 

Mi chiedono se seguo qualche dieta e io rispondo: nessuna o, meglio, sì, quella di chi mangia molto. Ridono. 

Ora vado a dare da mangiare ai bambini. Le collaboratrici sociali mi diranno che cosa fare. Però, soprattutto, spero mi assista lo Spirito Santo.

Do da mangiare ad Erick, un ragazzo di 14 anni, in sedia a rotelle. Non mastica, però può bere. Perciò gli do della zuppa, della gelatina e del thè. Come ogni bambino, non termina la zuppa, passiamo alla gelatina e quella sì che la consuma completamente!

E poi, il gioco. E lì viene subito fuori il mio spirito competitivo. E la cosa più divertente è che anche qui ridono di me. Mi “prendono in giro” come fanno tutti. 

Come mi fa felice questo: sono me stessa.

Più tardi mi chiamano in cucina. Mi chiedono di spellare il pollo. Qui non importa se hai esperienza o meno. Quello che si deve fare lo fai e si impara facendolo.

Comunque, sto morendo di fame e glielo dico. Mi danno del prosciutto e della frutta.

Mi spiegano come funzionerà per la colazione, che mi porteranno loro caffè, cereali e latte.

Ora attendo le 4.40 della mattina: Signore, dammi la grazia di una missionaria!




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