4 Gennaio 2025
Neonato morto nella culla per la vita: la grande ipocrisia che lo circonda
“Il neonato senza nome, ritrovato esanime nella culla, è una speranza di vita negata” dice l’arcivescovo di Bari-Bitonto, monsignor Giuseppe Satriano, all’indomani del tragico ritrovamento avvenuto a Poggiofranco il 2 gennaio nella culla termica della parrocchia di san Giovanni Battista. “Rappresenta il culmine di una serie di fragilità e difficoltà sociali, che spesso non emergono alla luce dei riflettori” – continua Satriano.
“È un richiamo urgente per tutti noi: nessuna vita, dal concepimento fino all’ultimo respiro, sia abbandonata nell’indifferenza. È un invito a un impegno più forte, collettivo, per dare supporto a chi si trova in condizioni di vulnerabilità, per costruire una società che non lasci indietro nessuno, anche nelle situazioni più difficili. Con amarezza profonda prendiamo coscienza che dietro la vetrina luccicante del Natale, esistono storie di solitudine, di fragilità e di disperazione, che non possiamo ignorare”.
La Procura con l’autopsia sul piccolo corpicino del bambino chiarirà meglio le dinamiche dell’accaduto, intanto la tragica vicenda dovrebbe farci riflettere su quanto concretamente si fa per aiutare le donne e i loro figli quando si trovano in situazioni di degrado o di difficoltà ad accogliere la vita. Le culle per la vita sono una grandissima opportunità.
L’iniziativa fu lanciata nel lontano 1995 dal Movimento per la Vita. Carlo Casini, all’epoca il presidente del MpV disse che: “Le Culle sono utili per situazioni estreme in cui una donna ha persino paura di recarsi in ospedale perché non vuole essere riconosciuta anche se la legge garantisce l’anonimato. Fino ad oggi sono state poco utilizzate ma servono a ricordarci che i bambini non si buttano via e che la società è pronta ad accoglierli se i genitori non si sentono capaci di educarli e mantenerli”.
Oggi in Italia ci sono 64 culle ma l’attenzione mediatica per loro è limitata. La vita non fa scalpore se non quando accadono simili situazioni. Ora si piange il neonato morto probabilmente di freddo nella culla ma poi si storce il naso, e si organizzano manifestazioni contro i volontari per la vita presso gli ospedali o i consultori che non fanno altro che proporre un’alternativa e un’opportunità sia per il bambino che per la loro mamma. Insomma, siamo immersi in una grande ipocrisia. La società civile dovrebbe farsi carico di queste situazioni e invece c’è solo un piccolo popolo per la vita a prendersene cura con dedizione e amore ogni giorno. Sono un segno di speranza che dovrebbe farci riflettere tutti.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia
Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
Lascia un commento