Dal Vangelo secondo Luca
(Lc 4,14-22a)
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo o solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca.
Il commento
“Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere” (4,16). Nei vangeli di Matteo e Marco l’identità messianica si rivela poco alla volta attraverso parole e gesti. Luca invece pone quest’annuncio all’inizio del ministero, prima ancora di formare la comunità dei discepoli che diventeranno i suoi primi collaboratori. Gesù annuncia che è venuto a “proclamare l’anno di grazia del Signore”, quello in cui Israele sperimenterà la mano potente di Dio che viene a liberare il suo popolo (4, 17-19). Tutto questo avviene nella sinagoga di Nazaret nel contesto della liturgia sabbatica. L’ambientazione non è casuale: la sinagoga e la liturgia sono il segno pregnante di una storia secolare. Gesù si inserisce in quella storia, non spunta all’improvviso come un fungo ma realizza le antiche profezie: “Oggi questa Scrittura si è compiuta” (4,21). Il commento di Gesù sorprende tutti. È chiaro che sta parlando della sua persona. Il riferimento all’oggi mette in allarme i suoi ascoltatori, essi infatti vedevano che quella storia non si era affatto compiuta, la liberazione annunciata non era ancora realizzata, anzi, in quel periodo Israele soffriva una sottomissione ancora più umiliante. E invece Gesù afferma che tutto è compiuto. Quello che a noi appare solo come un germoglio, agli occhi di Dio rappresenta già la pienezza di ogni cosa.
Oggi: quest’avverbio ritorna molte volte nel Vangelo di Luca, dall’annuncio angelico nella notte di Betlemme (2,11) alla promessa che Gesù consegna al malfattore crocifisso con lui (23,43). “O mio Dio, Tu sai che per amarti sulla terra non ho che l’oggi”, scrive Teresa di Lisieux in una luminosa poesia (Il mio canto per oggi). Possiamo e dobbiamo progettare ma a condizione di vivere ogni giorno come lo spazio in cui Dio realizza la sua opera. Vi sono quelli che vivono nella prigione di un passato che non c’è più; e quelli che passano il tempo a immaginare un futuro che ancora non c’è. Il Vangelo invita a fare dell’oggi il nostro unico tesoro. È questa la grazia che chiediamo.
Briciole di Vangelo
di don Silvio Longobardi
s.longobardi@puntofamiglia.net
“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.
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