14 Gennaio 2025

Alex Cotoia, Oliviero Toscani e la mia sconosciuta esistenza…

Ci sono storie che apparentemente sono davvero distanti tra loro ed equipararle sembra assurdo. Eppure se non facciamo la fatica di entrare in quegli angoli oscuri della nostra libertà di pensare perdiamo molte opportunità di crescere nella fede. L’altra sera alla fine della celebrazione eucaristica domenicale, una donna mi ha detto guardandomi negli occhi: “Io ho molti dubbi sulla fede”. Senza pensarci molto le ho risposto che i suoi dubbi le offrivano una grande opportunità: quella di conoscere Gesù in persona nella sua vita proprio a partire da quelle domande che si portava dentro.

In una meravigliosa risposta che Joseph Ratzinger diede a Peter Seewald, giornalista e scrittore tedesco nel libro Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio, Edizioni San Paolo, papa Benedetto disse: “La natura della fede non è tale per cui a partire da un certo momento si possa dire: io la possiedo, altri no. […] La fede rimane un cammino. Durante tutto il corso della nostra vita siamo in cammino, e perciò la fede è sempre minacciata e in pericolo. Ed è anche salutare che si sottragga in questo modo al rischio di trasformarsi in ideologia manipolabile. Di indurirsi e di renderci incapaci di condividere riflessione e sofferenza con il fratello che dubita e che s’interroga. La fede può maturare solo nella misura in cui sopporti e si faccia carico, in ogni fase dell’esistenza, dell’angoscia e della forza dell’incredulità e l’attraversi infine fino a farsi di nuovo percorribile in una nuova epoca”.

Alex Cotoia aveva solo 18 anni quando con 34 coltellate mise fine alla vita del padre a Collegno in provincia di Torino, al culmine dell’ennesima lite familiare per difendere la madre, nell’aprile del 2020. È stato assolto in appello bis dalla Corte d’assise d’appello di Torino. Oggi ha 22 anni e ieri alla fine della sentenza che lo ha dichiarato libero per legittima difesa ha detto: “Ora voglio trovare il mio posto nel mondo”. Ha ucciso il padre per salvare la vita del fratello e della madre, ora deve salvare se stesso.

Oliviero Toscani, noto e discusso fotografo di fama internazionale, è morto all’età di 80 anni per una malattia del sangue che lo ha consumato. Anticlericale, violento e sregolato soprattutto nel lessico. Irriverente nelle sue campagne per Benetton. Un genio nella fotografia, nato praticamente con la macchina al collo. All’età di 14 anni aveva firmato la sua prima foto a Predappio per la tumulazione di Benito Mussolini. Era rimasto da giovane impressionato da don Milani, dalla sua cultura e intelligenza: “Don Lorenzo aveva un unico difetto” aveva detto Toscani “era un prete”. Al figlio ha detto che alla sua morte preferiva che le sue ceneri fossero sparse sulle feci dei cavalli. Insomma, uno che contro i cristiani ne ha dette molte.

Ora queste storie, quella di Alex, quella di Oliviero, della signora incontrata in parrocchia, la mia, la tua, cosa hanno in comune? Perché c’è una storia comune sempre, siamo su questa terra proprio per capire il senso di questa storia. Per porci le domande giuste, per scegliere a chi vogliamo davvero consegnare la nostra vita, se la salvezza dell’anima è ancora una priorità per noi cristiani. Senza Dio non abbiamo altro che il vuoto e il nulla da offrire. Mi fanno sempre tremare le ginocchia quelle parole che Gesù ci ha detto: “E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna”.

Chi condurrà queste anime alla Luce? Chi mostrerà loro il cammino di Verità, il solo vero cammino di libertà che è quello della Croce? Le consegneremo all’errore, al nichilismo disperato senza fare niente? Agire secondo la verità, è innanzitutto mettere Dio al centro delle nostre vite. Oggi c’è qualcuno che applaude la sentenza di Alex senza pensare che la libertà dentro di lui è un processo ancora molto lungo o si compiace che un anticlericale sia ora davanti al giudizio di Dio credendo di essere dalla parte di chi può giudicare al posto di Dio. Noi piuttosto dovremmo dire: “Io speriamo che me la cavo…”. E pregare e sperare di passare per la porta stretta della salvezza. 



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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