
20 Gennaio 2025
La Riconciliazione ai bambini, i sussulti di una cultura illiberale e diabolica
Nell’ottobre 2024 in Polonia è stata lanciata una petizione per vietare il sacramento della riconciliazione ai minori di 18 anni. I parlamentari hanno ora tre mesi per decidere sulla proposta. La petizione ritiene che la confessione “metta prematuramente a confronto i minori con le nozioni di bene e male”. Ora a parte che l’iniziativa sembra come tante altre mirare a dare colpi alla cultura cristiana cattolica e ai suoi fondamenti, potrebbe essere utile ricordare invece quanto i sacramenti fin da bambini abbiano avuto un ruolo importante nella vita di alcuni santi giovani.
San Domenico Savio era il secondo di ben dieci fratelli. L’8 aprile 1849 fece la sua Prima Comunione. Proprio in tale occasione, all’età di appena sette anni, tracciò il suo progetto di vita che sintetizzò in quattro propositi ben precisi: “Mi confesserò spesso e farò la Comunione tutte le volte che il confessore me ne darà il permesso. Voglio santificare i giorni festivi. I miei amici saranno Gesù e Maria. La morte ma non i peccati”. Domenico comprende che per non peccare doveva confessarsi spesso perché non vuole perdere l’amicizia con Gesù che considera davvero un amico speciale.
Nel suo Diario, santa Teresa di Gesù Bambino, che aveva perso la mamma a quattro anni e mezzo, scrive alla sorella diventata la madre del monastero dove ha vissuto da monaca: “Mia cara Madre, con che cura lei mi aveva preparata, dicendo che avrei detto non ad un uomo, ma al Buon Dio i miei peccati. Ne ero veramente convinta, così che feci la mia confessione con un grande spirito di fede e le domandai perfino se non dovevo dire a don Ducellier che l’amavo con tutto il cuore, visto che avrei parlato al Buon Dio tramite la sua persona… Uscendo dal confessionale ero tanto contenta e leggera, che mai avevo provato una gioia così grande nell’anima mia. Dopo tornai a confessarmi per tutte le feste grandi, ed era una vera festa per me ogni volta che ci andavo”.
Il beato Carlo Acutis, morto a 15 anni, si accostava settimanalmente al sacramento della Riconciliazione: per lui la confessione era un colloquio con Dio per poter progettare il futuro, cercava di farsi migliore, sempre più Santo perché la santità è la vera riuscita dell’uomo. Diceva: “La mongolfiera per salire in alto ha bisogno di scaricare pesi, così come l’anima per elevarsi al Cielo ha bisogno di togliere dei piccoli pesi che sono i nostri peccati veniali. Se per caso c’è un peccato mortale, l’anima ricade a terra e la Confessione è come il fuoco che fa risalire in cielo la mongolfiera. Bisogna confessarsi spesso perché l’anima è molto complessa”.
La venerabile Nennolina, morta a sette anni, esprimeva in alcune “letterine” scritte all’età di sei anni le sue prime esperienze di piccola penitente: “Caro Gesù fammi trovare un buon confessore e fammelo trovare presto perché io mi voglio confessare…”. E poi: “Oggi sono stata tanto cattiva ma Tu perdonami e Ti prometto che cattiva come oggi non lo sarò più; caro Gesù domani forse andrò dal mio padre spirituale e Tu aiutami a confessarmi bene bene. Caro Gesù, aiutami ad essere buona perché senza il Tuo aiuto non posso fare niente”.
C’è un tenerissimo dialogo che accadde tra i pastorelli di Fatima, attorno al letto di Francesco, uno di loro: «Quando Francesco ottenne la grazia di poter ricevere sul letto di morte Gesù Eucaristia, per prepararsi degnamente, chiamò Lucia per domandarle se gli avesse visto commettere qualche peccato. Poi la mandò ad interrogare Giacinta. La sorellina gli mandò a dire che sì: un giorno l’aveva visto disobbedire, e una volta aveva rubato dieci centesimi al papà per comprarsi l’armonica, e un’altra volta aveva preso parte a una sassaiola… Erano episodi di molti anni prima: «Questi li ho già confessati – disse Francesco – ma li confesserò di nuovo. Può darsi che sia a causa di questi peccati che ho fatto che Nostro Signore è così triste…».
E ci sarebbero ancora tanti altri piccoli santi da poter citare per dire che la logica di Dio spesso scardina quella degli uomini e capovolge le mire di chi invece di vigilare sulle cose serie (accesso illimitato al web, ai contenuti a sfondo pornografico e violento, videogiochi inadatti…) attaccano ciò che è buono e santo.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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