PALESTINA-ISRAELE
Tregua a Gaza. Parroco del luogo la descrive in tre parole: silenzio, frutta e verdura

Cosa significa oggi la tregua a Gaza? Il missionario Gabriel Romanelli, parroco dell’unica chiesa cattolica del territorio, parla di “un silenzio assordante”, poiché “non c’era alcun rumore di spari, armi e non c’erano nemmeno droni”. E afferma: “Abbiamo cominciato a ringraziare Dio, perché questa tregua è un dono di Dio, e a pregare anche per tutti i responsabili delle diverse parti, della Palestina e di Israele, e del gruppo degli altri Paesi che si è impegnato per questa tregua”.
Quanto vale un giorno di silenzio? A Gaza, dove “silenzio”, oggi, significa “assenza di bombe” vale più dell’oro. Per troppo tempo i rumori della guerra hanno sovrastato le voci, le risate dei bambini, i canti tradizionali. Hanno seminato morte, spento i cuori e condotto alla disperazione.
Oggi, quel silenzio, riapre una speranza.
L’ANSA riporta la testimonianza del missionario Gabriel Romanelli, il parroco della Sacra Famiglia, unica chiesa cattolica presente sulla Striscia.
Egli parla della “novità” di non avere più nessun bombardamento e del fatto che la frutta e la verdura iniziano ad arrivare sulle tavole: cose per molti di noi scontate, da questa parte del mondo, mentre lì sono le prove più concrete, tangibili, dell’inizio della tregua e di una nuova vita.
Il sacerdote racconta come la popolazione sta vivendo questo momento e riferisce anche di aver ricevuto una telefonata di Papa Francesco. “Ci ha detto: sono contento che la pace a Gaza sta arrivando”.
Certamente, seppur la gioia sia grande, è evidente che bisogna essere cauti: “La gente è contenta, anche se sa che la tregua non è ancora la pace”, continua, infatti, il sacerdote, missionario argentino.
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Per poi affermare: “Speriamo che sia l’inizio di un cammino di pace e di una fase nuova in Terra Santa e di riconciliazione e giustizia tra palestinesi e israeliani”.
Il costo della vita è ancora alto, “i prezzi sono ancora alle stelle – dice il parroco – ma ieri, come ogni domenica, abbiamo voluto fare un pranzo speciale”.
Come arriva il cibo in quella terra, per troppo tempo martoriata? Il don fa sapere che “la frutta e la verdura sono arrivate grazie alle donazioni del Patriarcato latino di Gerusalemme” ma “ci sono molti carichi di aiuti al confine e del cibo è già andato a male. Quindi alcuni giovani stanno facendo la selezione per distribuirlo alle famiglie della parrocchia e nei quartieri più poveri di Gaza City”.
Il papa, intanto, ha espresso gratitudine a tutti i mediatori, utilizzando queste parole: “È un bel lavoro questo di mediare perché si faccia la pace. Grazie ai mediatori. E anche ringrazio a tutte le parti coinvolte per questo importante risultato. Auspicio che quanto è stato concordato venga subito rispettato dalle parti e tutti gli ostaggi possano tornare finalmente a casa e riabbracciare i loro cari. Prego tanto per loro e per le loro famiglie”.
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