La Francia in questi giorni celebra un macabro anniversario: 50 anni dalla “Loi Veil”, la legge che legalizzò l’aborto del 17 gennaio 1975, difesa anima e corpo dalla ministra della salute Simone Veil, sotto la presidenza di Valery Giscard d’Estaing. Il quotidiano Libération ha pubblicato una lettera aperta per riabilitare storicamente le “donne ingiustamente condannate e restaurare la loro dignità”. In calce le firme di molte donne: intellettuali, attrici, scrittrici, militanti femministe, tra cui la Nobel Annie Ernaux.
Nella lettera si fanno alcuni dati che citano fonti giudiziarie: 1092 donne sono state condannate per IVG tra il 1826 e il 1880 e 715 tra il 1881 e il 1909. Durante il regime di Vichy, si legge nel testo, “le condanne di donne che hanno abortito sono moltiplicate per sette nel periodo cruciale del 1940-1943. Nel 1946, 5.151 casi di aborti clandestini sono ancora giudicati dai tribunali”.
Rispetto assoluto per le donne giustiziate a morte ma la retorica che sposta tutta la questione su un solo aspetto è di un’ipocrisia spaventosa. Vorrei prestare la mia penna a tutti i bambini abortiti e alle loro mamme che hanno vissuto un profondo dolore in questi cinquant’anni. Anche noi vorremmo scrivere una lettera aperta ma non ci è concesso. Basti solo dire che l’emittente televisiva francese Cnews, l’anno scorso mostrando un grafico aveva definito l’aborto la prima causa di morte al mondo, è stata costretta a chiedere scusa pubblicamente. Non perché aveva dato numeri non attendibili ma proprio per averli diffusi. In pratica aveva detto che «nel 2022 in Francia sono state registrate 234.300 interruzioni volontarie di gravidanza» e che nel mondo i bambini abortiti sono il 52% di tutti i decessi planetari.
Parliamo di una nazione con più di 230mila aborti in un anno! Per comprendere il numero lo paragoniamo a quello dell’Italia con 64mila aborti circa. Senza considerare gli aborti farmacologici. La popolazione in Francia è di circa 69 milioni, in Italia è di circa 59 milioni. Il divario è significativo considerando anche la grande emergenza demografica. Insomma, c’è veramente poco da esultare. E il fatto che non è possibile diffondere i dati apertamente ci fa capire quanto diabolica e ideologica sia l’azione culturale che circonda questo che in modo aberrante i francesi definiscono “diritto irreversibile” tanto da inserirlo nella Costituzione.
Non c’è nulla dunque da festeggiare, dovremmo invece essere profondamente addolorati oggi più di ieri. Le nuove tecniche scientifiche mettono in evidenza che la vita comincia dal concepimento. E invece come al solito la scienza è utilizzata a piacimento solo e come pare a taluni, a seconda dei casi. Mentre si fa riferimento alla brutalità delle azioni sulle donne giustiziate perché non si dice anche la brutalità sui bambini abortiti? In entrambi i casi è legale, all’epoca per le donne, oggi per i figli. Basterebbe un po’ di buon senso e invece la solita zuppa riscaldata della libera scelta troneggia sulle testate francesi e nelle aule parlamentari a riprova che gli anni passano, i secoli si avvicendano ma gli uomini intorno alla verità di se stessi fanno ancora molta fatica a riconoscere la dignità, la libertà e il diritto di un altro essere umano. È un colossale inganno che ci lascia profondamente addolorati.
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