Educazione
“La partita educativa si gioca con l’autenticità”: intervista a una counselor familiare

Lucrezia Scotellaro è moglie, madre, nonna. È filosofa di formazione e appassionata di comunicazione; giornalista free lance, educatrice, al fianco di giovani e famiglie. Le abbiamo chiesto qualcosa sulla sua esperienza di counselor familiare e di offrire alcuni spunti per migliorare l’educazione in famiglia o a scuola.
Chi sei e di cosa ti occupi? Da dove parte la tua sensibilità per l’educazione?
Mi chiamo Lucrezia Scotellaro, ho 52 anni, sono nata e vivo a Napoli, mi occupo di formazione per adulti e ragazzi, sono sposata da 29 anni con Giuliano, abbiamo tre figli e da poco sono diventata nonna. Sono un consulente filosofico e giornalista free lance. Il mio interesse per l’educazione nasce ai tempi dell’università. Ho studiato filosofia, ho approfondito gli studi di comunicazione e quelli relativi all’ambito pedagogico, l’ho considerato fin da subito il contesto nel quale il discorso filosofico potesse avere una reale applicazione pratica e mi ha sempre affascinato il fatto che ogni relazione educativa non possa prescindere dall’utilizzo di una adeguata comunicazione. Da circa 15 anni mi occupo di orientamento familiare, faccio parte di IFFD Italia, una federazione internazionale che si occupa di sviluppo familiare, organizziamo corsi di empowerment personale e familiare e questo mi ha dato la possibilità di capire e approfondire molti aspetti legati all’educazione, sia come genitore, sia come counselor familiare.
Educare: in che cosa consiste per te? Alcuni elementi che non possono mancare in una sana educazione.
Educare consiste essenzialmente nel prendersi cura: di un figlio, di un alunno, di un ragazzo dell’oratorio… L’educazione è scoperta di senso, di significato, è un percorso, un cammino che si fa insieme, educatore e educando. Educazione è relazione. Non può esserci educazione se non dentro una relazione fatta di rispetto e fiducia. Jacques Maritain diceva che educare significa aiutare la persona umana a diventare più umana. L’educazione è un cammino che porta pian piano a scoprire la verità di sé stessi, è una meravigliosa avventura. Tra gli elementi che non possono mancare in una sana educazione direi, principalmente, l’asimmetricità. La relazione educativa è una relazione asimmetrica, dove l’educatore si assume la responsabilità della guida, precede per indicare la rotta. L’educazione non passa per l’accondiscendenza, e qualche volta, è necessario anche saper dire dei “no”, porre dei limiti, che non siano però solo divieti e prescrizioni, ma segnali che indicano la strada, definiscono il percorso, degli argini che servono a contenere – pensiamo ai capricci dei due anni, o alle intemperanze di un adolescente – e quindi a proteggere, senza costringere, ma anzi, sollecitando l’esercizio di un pensiero critico che porti a scelte consapevoli e responsabili. E poi, secondo me, quella che non può mancare in una relazione educativa è la semplicità, nel senso di autenticità. L’educatore è testimone di quello che dice con quello che fa e questo i bambini e i ragazzi lo capiscono immediatamente. La partita educativa ce la giochiamo essenzialmente sul campo della autenticità. I nostri figli, i giovani che ci vengono affidati, guardano a quello che facciamo, a come siamo, più che a quello che diciamo e sono come spugne, sanno essere ‘spietati’ nella relazione educativa, tirano fuori tutto quello che hanno assorbito. È una regola dura da accettare, con la quale però spesso facciamo i conti come educatori.
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Educare dei bambini e degli adolescenti: come cambia il ruolo del genitore?
Credo che il ruolo del genitore non cambi nella sostanza, non si modifica il paradigma, i punti di riferimento, i valori, gli obiettivi… cambia però il modo di trasmetterli. Anzi, dobbiamo avere una certa disponibilità a modificare il nostro modo di educare a seconda delle età dei figli, a cambiare e adattare il linguaggio. E credo che per fare questo al meglio sia molto utile conoscere le caratteristiche delle varie fasi dell’età, comprenderne i cambiamenti, le specificità, per poter affrontare nella maniera migliore le sfide educative legate a ciascuna fase della vita dei nostri figli. Le quali sfide, però, sono sempre anche delle grandi opportunità di crescita, spesso soprattutto per noi adulti. A un bambino piccolo non serve che si diano tante spiegazioni per ‘giustificare’ un no, rispetto, per esempio, a un capriccio, sarà più utile comunicarlo con fermezza e determinazione. Con un adolescente il discorso è diverso, un “no” comunicato senza argomentazioni potrebbe essere più facilmente percepito come un’imposizione eccessiva alla quale ribellarsi e potrebbe essere più utile allora comunicare la regola, il criterio, con convinzione, sì, ma mostrando apertura al confronto ed eventualmente essendo disposti a piccole e ragionevoli negoziazioni.
Progetti, esperienze, che ti hanno segnato e arricchito?
L’esperienza che mi ha arricchito e che mi dà sempre nuovi stimoli è quella di orientatrice familiare IFFD. IFFD (International Federation For Family Development) è una federazione internazionale che si occupa di trasmettere la bellezza della famiglia, seppure nella sua complessità, attraverso corsi e incontri per genitori, per coppie, per giovani che stanno costruendo il proprio progetto personale. In Italia ci sono numerosi centri, associazioni, che si occupano di orientamento familiare, siamo un network a supporto della famiglia, una community di genitori che mettono la propria formazione ed esperienza al servizio di altri genitori per crescere insieme e per testimoniare la bellezza della vita familiare. E poi c’è il mio lavoro di counselor familiare: ascoltare le persone, accompagnarle nel percorso educativo per affrontare le piccole e grandi sfide quotidiane è uno sprone soprattutto per me, una grande occasione di crescita personale.
(Fine prima parte)
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