Se qualcuno mi chiedesse: qual è la tua identità di cristiano? Dovrei senza dubbio rispondere amare Dio e annunciare il Suo amore. Predicare il Vangelo per noi non è solo un dovere, ma un privilegio e una responsabilità che ci viene affidata. È un invito a portare la luce di Cristo in ogni angolo della nostra esistenza e a condividere questa luce con chi ci circonda. La nostra missione è quella di rendere visibile l’invisibile, di far conoscere l’infinito amore di Dio attraverso gesti concreti e quotidiani.
L’esigenza dell’annuncio è come un fuoco interiore sempre acceso. Vorremmo che tutti potessero riscaldarsi al calore di questa fiamma. Sentire palpitare dentro di sé la vita piena, essere attratti da quella seduzione di santità, da quella nostalgia di cose buone che la lettura e la meditazione del Vangelo suscita ogni volta nel cuore. Una lettera d’amore che non ci stanchiamo mai di ascoltare perché il cuore innamorato non è mai pago delle parole dell’amato, anche se sono sempre le stesse.
Guai a noi se dimentichiamo questo fuoco, guai a noi se presi dall’abitudine non sentiamo crescere la forza di questa fiamma, guai a noi se ci sentiamo degli arrivati, dei maestri ormai, persone che hanno già fatto troppo per il Signore.
La festa della Conversione di san Paolo che oggi celebriamo mi è molto cara. Nella mia giovinezza i ritiri sull’apostolo delle genti che il mio padre spirituale ci fece mi donarono una certezza che ancora oggi dopo più di 30 anni porto con me come una delle perle più preziose della vita interiore: riconoscersi peccatore, arrendersi all’amore di Dio, alzare la bandiera bianca delle proprie pretese, abbandonarsi con fiducia a Colui che fa nuove tutte le cose e annunciare questo amore con le armi che possiedi, con quello che sai fare.
È stato così per Paolo, Dio gli ha teso un agguato. Un agguato fatto di amore, misericordia, ostinazione nella ricerca, pazienza, perdono. A Dio noi manchiamo molto di più di quanto Dio manchi a noi. È un pensiero ricorrente nel mio cuore. Quando penso a Paolo, quando penso alla ferocia della sua persecuzione trasformata nel grande coraggio dell’annuncio fino al dono della vita, penso anche a me.
Penso agli agguati di Dio nella mia vita. Penso allo scoraggiamento che tante volte bussa senza tregua alla porta della mia speranza. Penso al lavoro che lo Spirito fa ogni volta che con umiltà mi riconosco debole. E allora mi viene in aiuto Paolo, il grande santo che un tempo era stato un grande peccatore. Mi viene in aiuto la sua parola: “Tutto posso in Colui che mi dà la forza”. E tutto ricomincia. Da una caduta. Dio ti fa sentire nostalgia di Lui. Con una delusione, un lutto, una sberla, uno spavento, un agguato. A Damasco Paolo ci andrà: ma non come voleva lui! Perché tra i sogni e la realtà c’è sempre uno strato di polvere. Ed è la sua misericordia che la sposta via. Ed è la sua misericordia che ti spinge ad annunciarlo ai fratelli. E capisci che non sono le idee, i progetti, gli studi ma l’incontro con Lui che ti cambia la vita.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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