ADOZIONE

Da Mosè a Steve Jobs: i personaggi adottati più famosi, raccontati da Sonia e Sara

Intervista a Sonia Negri e Sara Petoletti, autrici di “Adottato anche tu? Allora siamo in due! … o forse di più!”, un libro per giovani e genitori sull’adozione. “È importante per chi vive un’esperienza così particolare come l’adozione” dicono le autrici “potersi confrontare con qualcuno che ha vissuto o vive storie simili”.

Come vi siete conosciute e come siete arrivate a scrivere un libro insieme?

Il nostro incontro è nato molto prima dell’idea di questo libro. Ci siamo conosciute parecchi anni fa, giovanissime. Sonia era una giovane mamma adottiva e volontaria di un’associazione di famiglie adottive, Petali dal Mondo, di cui oggi è Presidente. Sara era, fin da allora, una bravissima psicologa esperta di adozione. È stato fin da subito un bell’incontro, fatto di intesa reciproca, collaborazione, confronto, grande stima. 

Ci siamo ritrovate anni dopo a lavorare insieme. L’adozione continuava a essere il tema che appassionava entrambe, ma la vera svolta è stato proprio questo libro…

“Adottato anche tu” è un libro in cui si raccontano varie storie di personaggi “famosi” adottati, tra cui Mosè, Steve Jobs, Mario Balotelli… come è nata l’idea?

L’idea è partita quando ci siamo ritrovate tra le mani un libro inglese per bambini che raccoglieva le biografie di persone famose adottate. C’erano storie di persone molto note anche al pubblico italiano, come ad esempio Marilyn Monroe e Nelson Mandela, ma ce n’erano tante altre sconosciute… Abbiamo pensato che sarebbe stato bello avere un libro simile anche per i bambini e i ragazzi del nostro Paese. È importante per chi vive un’esperienza così particolare come l’adozione, potersi confrontare con qualcuno che ha vissuto o vive storie simili. Più ci pensavamo e più ci sembrava un’idea da sviluppare.

Ne abbiamo parlato con il direttore della casa editrice “Ancora” che ha trovato interessante la proposta e ci ha invitato a lavorarci. Così siamo partite con grande entusiasmo!

La prima cosa che abbiamo fatto è stata dare vita ai due personaggi principali del nostro libro: Lily e Gabriel, due adolescenti con due storie di adozione molto diverse, ma entrambi pieni di domande, di dubbi e di intraprendenza che, oltre a fare una ricerca sui personaggi famosi adottati, si raccontano (e ci raccontano) le loro storie e il loro complesso mondo interiore grazie ad uno scambio di mail iniziato un po’ per caso.

Perché, per chi è stato adottato, è importante conoscere storie di altre persone adottate?

Molte volte si tende a pensare che avere vissuto delle esperienze di vita dolorose e complesse, spesso traumatiche – come accade nelle storie di adozione – sia la premessa per un futuro privo di una visione in prospettiva, quasi come se l’avere fatto esperienza di una storia difficile, nostro malgrado, non possa permetterci di fare altro se non di tenerci ancorati a terra, come una zavorra.

Certo non possiamo immaginare che le nostre storie non abbiano un peso significativo, spesso determinante, nella nostra vita personale e di relazione, nel modo in cui costruiamo la nostra identità e individuiamo il nostro posto nel mondo; ma è altrettanto vero che proprio le risorse che mettiamo in campo per far fronte alle avversità, la conoscenza delle nostre fragilità e dei nostri punti di forza, le esperienze nuove e gratificanti che viviamo nella quotidianità, gli incontri di vita, possono avere un valore trasformativo, aiutandoci ad affrontare e a dare un senso a quel dolore, a quella rabbia, a quel vuoto che abbiamo dentro, permettendoci di guardare con atteggiamento positivo al futuro.

Per i ragazzi adottati, questo processo di crescita e di costruzione della propria identità di giovani adulti non può però prescindere dall’avvio di un processo elaborativo legato alla propria adozione, che integri passato e presente, che metta in ordine e dia un senso “ai puntini della propria storia”, quelli di cui parla Steve Jobs, a suo modo un eroe dei nostri tempi, un uomo che non solo pensava al futuro ma, possiamo ben dirlo, lo anticipava!

Le storie di vita raccolte nel libro, ed il percorso che stanno cercando di compiere – non senza fatiche – i due protagonisti Lily e Gabriel, rappresentano per i nostri ragazzi una occasione di stimolo e riflessione su questi temi, una opportunità per farsi domande, cogliere punti di vista diversi e differenti vissuti… perché ciascuno possa trovare pian piano le proprie risposte ed immaginare cosa saranno “da grandi”!

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Cosa ha rappresentato per voi scrivere questo libro?

Sonia: Innanzitutto, questo libro mi ha portato alla scoperta di tante storie che non conoscevo. E io amo le storie e adoro conoscere cosa c’è dietro ai personaggi che tutti credono di conoscere. Ogni storia di vita è interessantissima, se si scava oltre l’apparenza. Così ho potuto approfondire l’adozione da altri punti di vista, di uscire un po’ dai miei panni di mamma adottiva e di calarmi in quelli di un adolescente. Prendere contatto in questo modo con l’adolescenza mi ha avvicinato anche ai miei figli che all’epoca erano proprio due adolescenti. Ho avuto bisogno del loro aiuto per sapere sé stessi andando nella direzione giusta, se riuscivo a interpretare correttamente i pensieri dei giovanissimi, se il linguaggio che stavo usando per far parlare Lily era adatto. Non volevo che sembrasse uno scimmiottamento, volevo riuscire a interpretare davvero una ragazzina di sedici anni, con le sue emozioni, le sue fragilità e il suo modo di parlare. La scrittura di questo libro mi ha facilitato il dialogo con i miei figli. Ad esempio, ci ha aiutato ad affrontare tematiche un po’ difficili, a parlare di aspetti dell’adozione su cui non è semplice confrontarsi in famiglia…

Sara: È stata una esperienza emotivamente intensa, molto coinvolgente, sia da un punto di vista professionale che personale. 

Nella mia esperienza clinica sono solita incontrare e conoscere famiglie adottive che si trovano ad affrontare situazioni di profonda difficoltà, a volte di grave crisi. Mi trovo spesso di fronte alla necessità di supportare e sostenere genitori e figli in snodi familiari molto complessi, che riguardano la gestione dell’emergenza nel qui ed ora, e che attengono ad un ambito prettamente clinico. Ecco, posso dire che questo libro mi ha riconciliato con una visione dell’adozione più fisiologica, che non vuol dire senza momenti di impasse o difficoltà – come peraltro accade in tutte le famiglie – ma dove il focus è rivolto alla possibilità di pensare ad una visione in prospettiva, di ampio respiro. Perchè se è vero che è indispensabile in prima battuta intervenire sui nodi critici, sui “cortocircuiti” delle relazioni, parallelamente è necessario lavorare affinché le risorse, i punti di forza – che a volte può essere faticoso cogliere ma che ci sono sempre! – vengano alla luce e si consolidino.

Dal punto di vista personale il fatto che ancora oggi, ormai dopo quasi dieci anni dalla pubblicazione, io e Sonia ci troviamo con grande piacere a rispondere alle domande di questa intervista, rappresenta l’altro grande valore che per me ha avuto questa esperienza. “Adottato anche tu?” è stato – ed è – una significativa, quanto inaspettata, opportunità di incontro, di scambio e conoscenza di persone e storie di vita.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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