“Quella del giornalista è più che una professione. È una vocazione e una missione. Voi comunicatori avete un ruolo fondamentale per la società oggi, nel raccontare i fatti e nel modo in cui li raccontate. Lo sappiamo: il linguaggio, l’atteggiamento, i toni, possono essere determinanti e fare la differenza tra una comunicazione che riaccende la speranza, crea ponti, apre porte, e una comunicazione che invece accresce le divisioni, le polarizzazioni, le semplificazioni della realtà”. Il Papa apre il grande Giubileo 2025 e il primo incontro è dedicato ai comunicatori, a coloro che hanno scelto di offrire la propria penna al servizio dell’informazione e della verità.
“La vostra è una responsabilità peculiare. Il vostro è un compito prezioso. I vostri strumenti di lavoro sono le parole e le immagini. Ma prima di esse lo studio e la riflessione, la capacità di vedere e di ascoltare; di mettervi dalla parte di chi è emarginato, di chi non è visto né ascoltato e anche di far rinascere – nel cuore di chi vi legge, vi ascolta, vi guarda – il senso del bene e del male e una nostalgia per il bene che raccontate e che, raccontando, testimoniate”. Il Santo Padre ha usato una definizione meravigliosa: risvegliare la nostalgia per il bene. Ho sempre creduto che questa sia la nostra primaria missione.
Credo nell’uomo, credo fortemente nel suo legame con il Creatore. So che tutti noi ci portiamo dentro il suo timbro di fabbrica. L’esistenza terrena spesso ci porta a navigare lontano da questa nostalgia, ci allontaniamo, lo rifiutiamo, pensiamo di poter fare da soli con le nostre forze e le nostre capacità. I sermoni, le più appassionate arringhe spirituali spesso non hanno la capacità di riaccendere questa nostalgia. Hanno un’incidenza maggiore le storie. Le storie travalicano i confini, frantumano i pregiudizi, arrivano diritto al cuore. Scrive il Papa: “Le storie rivelano il nostro essere parte di un tessuto vivo; l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri. Non tutte le storie sono buone e tuttavia anche queste vanno raccontate. Il male va visto per essere redento; ma occorre raccontarlo bene per non logorare i fili fragili della convivenza”.
Per noi cristiani il bene o il male va raccontato con gli occhi della fede. Per aiutare chi legge a scorgere quella speranza nascosta in ogni dolore o difficoltà. È sempre stato questo il mio desiderio. E quando il Papa ha pronunciato queste parole: “Il vostro storytelling sia anche hopetelling. Quando raccontate il male, lasciate spazio alla possibilità di ricucire ciò che è strappato, al dinamismo di bene che può riparare ciò che è rotto. Seminate interrogativi. Raccontare la speranza significa vedere le briciole di bene nascoste anche quando tutto sembra perduto, significa permettere di sperare anche contro ogni speranza”, il mio cuore ha avuto un sobbalzo di riconoscenza.
È stato difficile ed è difficile lavorare al servizio della speranza, vedere i germogli quando ciò che stai raccontando è solo cenere, avere uno sguardo che va oltre il momento contingente e immaginare già il frutto quando ancora non c’è nemmeno la pianticella. E ancora più difficile raccontare l’ordinario, l’amore che non trovi sulle pagine dei grandi giornaloni, quello che puzza di quotidiano, quello che sfida le ideologie del tempo, quello che sembra desueto e fuori tempo: l’amore fedele, l’amore che perdona, l’amore che fa un passo indietro, l’amore che accoglie un figlio gravemente disabile, l’amore che si fa dono senza chiedere nulla in cambio. Ma questa è la nostra “buona battaglia”. Grazie Francesco per averlo ricordato al nostro cuore spesso stanco e sfiduciato.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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