Milan Kundera, poeta e saggista, è da molti conosciuto per il suo celebre libro “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, un romanzo che sapientemente intreccia storia e trama interiore dei protagonisti. Ma c’è un altro testo, meno conosciuto ma altrettanto interessante di Kundera che ho letto in questi giorni e che si intitola “La lentezza”. Lo scrittore scrive: “C’è un legame segreto fra lentezza e memoria, tra velocità e oblio…la nostra epoca è ossessionata dal desiderio di dimenticare ed è per realizzare questo desiderio che si abbandona al demone della velocità”.
A pensarci bene è proprio così. Acceleriamo il passo per mettere distanza, dagli altri, dai nostri pensieri, dalle difficoltà e dalle incomprensioni, passeggiare invece ci aiuta a pensare, a meditare, a riflettere sulle cose che sono accadute e a farne memoria. La fretta divora sentimenti, rosica le relazioni importanti, ci impone di andare oltre ciò che stiamo vivendo. La lentezza ci aiuta a dare valore alle parole, importanza ai particolari, approfondire quell’argomento, meditare su quel versetto biblico.
Dobbiamo recuperare l’arte della lentezza, prenderci il tempo necessario per poter dare un nome alle cose e ai sentimenti e poi “ricordare”. Il verbo viene da cor-cordis e significa conservare nel proprio cuore e per depositare qualcosa o qualcuno nel cuore ci vuole tempo, ci vuole lentezza.
Il cervello umano è progettato per funzionare con ritmi lenti, necessitando di tempo e sequenze nelle sue azioni. Oggi invece la lentezza è associata alla perdita di tempo. Se per esempio siamo in fila al supermercato o in banca, o in coda alle altre auto aspettando che scatti il verde, guai se chi ci precede impiega un attimo in più per sbrigarsi! Chi è lento è spesso considerato inefficiente e difettoso.
Tutto questo è stato portato all’estremo dalla tecnologia: e-mail, sms e tweet a discapito di una comunicazione meno pressante che favorisce il dialogo e una reale conoscenza reciproca. Milan Kundera afferma che il grado di lentezza è direttamente proporzionale all’intensità della memoria, mentre il grado di velocità è direttamente proporzionale all’intensità dell’oblio. Una buona scuola per imparare l’arte della lentezza è la partecipazione eucaristica quotidiana. Gli atteggiamenti che suggerisce la liturgia, gli spazi di silenzio, i gesti dell’amore. Tutto è fatto e pensato per entrare in relazione con un Altro che ti ascolta e ti parla, si comunica e ti trasforma dal di dentro. Un tempo per fare memoria (ricordare) ciò che siamo e dove andiamo.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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