30 Gennaio 2025

La bellezza di educare i figli nella diversità

Nessuno può essere genitore da solo”. Vi sono atteggiamenti che appartengono all’uno piuttosto che all’altro e scelte comuni che devono essere portate avanti con identica passione. È questa la strada da perseguire nell’educazione. Per questo è importante dapprima segnalare le differenze e individuare quello che appartiene a ciascuno, inserendo poi ogni soggettività in una comunione che non è data dal superamento di esse ma dal loro armonico intrecciarsi. Parola dei coniugi Gillini, psicoterapeuti della famiglia.

La comunione richiede più di un semplice desiderio; necessita di pazienza, tenacia e la convinzione che l’altro abbia davvero qualcosa da dire e da dare. I coniugi Gillini suggeriscono che una madre dovrebbe poter dire: «Desidero avere un figlio da te», indicando il desiderio che il padre contribuisca attivamente ed equamente nella crescita del figlio. Questa collaborazione è possibile solo con impegno.

Nella prefazione a Storia di una Famiglia del padre Piat, studioso dei santi Luigi e Martin, genitori di santa Teresa di Gesù Bambino, si legge: “Temperamenti assai diversi, certo, erano Luigi e Zelia, ma uniti profondamente da sentimenti di rispetto reciproco e da una viva generosità. E ciò spiega anche i diversi temperamenti delle figlie, Paolina, Maria, Leonia, Celina, Teresa. Di fatto, nutriti dall’amore e dal dono, i figli crescono e diventano, gradualmente, se stessi. È l’esperienza del dono di sé a condurre nel centro del mistero e della meraviglia della vita”.

Teresa ci ha regalato una pagina stupenda in Storia di un’Anima dove ripensa all’opera educativa respirata tra le mura domestiche prima ad Alençon con la mamma e il papà, poi dopo la sua prematura scomparsa a Lisieux dove il papà aveva coinvolto le figlie maggiori, Maria, Paolina, nell’educazione delle figlie più piccole, Leonia, Celina e Teresa: “Lo so, il Buon Dio non ha bisogno di nessuno per compiere la sua opera, ma come permette ad un abile giardiniere di coltivare piante rare e delicate e gli dà per questo la scienza necessaria, riservando a Se stesso la cura di fecondare, così Gesù vuole essere aiutato nella sua Divina cultura delle anime. Cosa accadrebbe se un giardiniere maldestro non innestasse bene i suoi arbusti? Se non sapesse riconoscere la natura di ognuno e volesse far sbocciare delle rose su un pesco?…

Farebbe morire l’albero che tuttavia era buono e capace di produrre frutti. È così che bisogna saper riconoscere fin dall’infanzia ciò che il Buon Dio chiede alle anime e assecondare l’azione della grazia, senza mai precederla o rallentarla”.

Tutti in casa hanno ricevuto un’impronta specifica, particolare. L’educazione è proprio l’arte del particolare. Zelia era attentissima e fine cultrice nel guidare e sviluppare le qualità umane spirituali delle proprie figlie. Eccelleva in questo compito come e più di quello da merlettaia. Il suo “più bel merletto” infatti sono stati i figli. Le sue figlie, al processo di beatificazione di Teresa, hanno affermato con sincerità e cognizione di causa: «Non eravamo per nulla viziate. La nostra mamma vigilava con grande attenzione sull’anima delle sue bambine e la più piccola mancanza non era lasciata senza rimprovero. Era un’educazione buona e affettuosa, ma oculata ed accurata».

Le Lettere di Zelia fanno intravedere lo stile educativo di casa Martin, caratterizzato dalla fermezza e dalla dolcezza. Zelia era fermissima, non cedeva ai capricci delle figlie ma era dolcissima nello stesso tempo. Papà Luigi invece educava le figlie alla generosità come ricorda Teresa, che durante le passeggiate pomeridiane, al papà piaceva farle portare l’elemosina ai poveri che incontravano. Un giorno una mendicante le dice: “Dio vi benedica, cara signorina!” e un altro, ospitato e soccorso dal signor Martin, traccia meglio che può un gran segno di croce su lei e Celina in ginocchio: entrambe ritengono quel gesto come fatto da Gesù stesso.

Abbiamo bisogno di recuperare queste testimonianze e sentire che anche noi siamo chiamati a trasmettere ai nostri figli fin dalla più tenera età queste virtù e questo amore per Dio che travalica ogni altro insegnamento.



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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