Il dottor Benjamin Jewel Rozario, medico cattolico di 44 anni, ha dedicato gli ultimi 12 anni della sua vita a curare i malati di lebbra in Bangladesh, e lo ha fatto e lo fa in nome e per conto di Gesù. In qualità di responsabile nazionale dell’assistenza sanitaria presso il Leprosy Mission International Bangladesh (TLMI-Bangladesh), Rozario ha scelto un percorso professionale che molti avrebbero evitato, rinunciando a guadagni maggiori per servire i più emarginati.
“Avrei potuto scegliere una strada diversa, come molti altri medici, per guadagnare di più”, racconta Rozario. “Ma ho deciso di occuparmi delle persone affette da lebbra, mostrando loro l’amore di Dio attraverso il mio servizio. Anche Gesù ha guarito i malati di lebbra e io mi sento chiamato a seguire le sue orme” testimonia in una bella intervista di Asianews.
La lebbra, nonostante i progressi medici, è ancora circondata da stigma e superstizioni in Bangladesh. Molti la considerano una maledizione divina, alimentando discriminazione e isolamento. Rozario affronta queste sfide quotidianamente, offrendo non solo cure mediche, ma anche dignità e speranza a coloro che sono stati dimenticati dalla società.
Il suo lavoro presso il TLMI-Bangladesh non si limita alla diagnosi e al trattamento. Il dottor Rozario ammette che lavorare con i pazienti lebbrosi comporta dei sacrifici: “Posso prestare servizio solo in questa istituzione, perché i pazienti lebbrosi raramente hanno le risorse per curarsi altrove. Sono tra i più poveri dei poveri. Tuttavia, rimango perché trovo uno scopo e una felicità in questo lavoro. Servendoli, io servo Cristo”. In un mondo spesso dominato dall’indifferenza, dalla ricerca spasmodica della carriera e del protagonismo professionale, quest’uomo umilmente ricorda a tutti noi quanto la fede permette di fare scelte coraggiose, generose ed essere felici anche nel buio di una malattia devastante come la lebbra.
I telegiornali parlano di uomini come lui? No, i social nemmeno. E come fanno i giovani a seguire l’esempio questi uomini e queste donne così profondamente innamorati della vita e dell’amore se nessuno si occupa di loro? Se tutto al contrario grida al successo e all’arrivismo? Resta tutto il bene nascosto e sotterraneo di tanti fratelli e sorelle, un bene che costituisce una linfa di umanità da cui dovremmo tutti ripartire.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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